giovedì, febbraio 21, 2008

Se però è come quella di Ferrara...

20 anni e le macchine penseranno come noi

Restringi post Espandi postLe previsioni di Kurzweil stanno rispettando la loro 'tabella di marcia': le macchine raggiungeranno livelli di Intelligenza Artificiale pari a quella umana entro il 2029.

"L'umanità è sul punto di avanzare ad uno stadio in cui ci saranno minuscoli robots impiantati nel cervello umano per renderlo più intelligente".

Come sempre di frontiera: Signore e Signori, questo è Ray Kurzweil.

Il brillante ingegnere crede che macchine e umani comunicheranno attraverso dispositivi impiantati nel corpo per aumentare intelligenza e salute: "saranno parte integrante della nostra civiltà", spiega, "non realizzeranno certo un'invasione aliena di macchine intelligenti che ci sostituiranno".

Uomo contro macchina

"Avremo entro il 2029 hardware e software in grado di sviluppare un'intelligenza artificiale completamente paragonabile a quella umana, compresi gli aspetti emozionali: siamo già adesso la civiltà dell'integrazione uomo-macchina, e usiamo la nostra tecnologia per espandere i nostri orizzonti fisici e mentali. Faremo solo una ulteriore estensione".

"Avremo nanorobot intelligenti che andranno al cervello attraverso i nostri capillari e interagiranno con i nostri neuroni: ci aiuteranno a ricordare meglio le cose e a interfacciarci con sistemi di realtà virtuale piu' avanzati".

Il Signor Kurzweil è uno dei 18 pensatori più influenti, scelti dall'Accademia di Ingegneria Americana per identificare le grandi sfide tecnologiche del 21° Secolo: la lista comprende Larry Page di Google e il Dottor Craig Venter .

Le sfide? Eccole elencate nell'immagine: e la rivoluzione prospettata da Kurzweil aiuterebbe a risolverne parecchie.

posted by futuroprossimo.blosfere
Pubblicato da Gianluca Riccio: thanks!



domenica, febbraio 17, 2008

ERRI, MIA IMPRONTA...

"Tutto è fermo intorno, io solo potrei muovermi.
Perlustro con gli occhi i visi dei passanti, tra essi vedo il tuo, mamma.
Sei giovane, un'età tua che non ricordo più. Si dice che le mamme non abbiano età. Da bambino te le vedevo tutte, la vita era lunga un giorno, moriva col sonno e risorgeva al risveglio. Nel corso del giorno tutte le età ti venivano al viso, nessuna si fermava un'ora. Tu eri il sempre, nascevi la mattina, morivi la sera, comparendo e disparendo dalla stessa porta, conducendo la luce del mattino e riportandola via dietro di te la sera, lasciando una piccola striscia di lume sotto la porta che chiudeva male.
Tutte le età in un giorno: dev'essere difficile essere guardati con tanto errore da un figlio e mai saperlo.
Dev'essere stato impossibile da indovinare il cruccio del bambino che non vuole dormire: non io morivo nel buio ogni sera, ma tu. Allora sul bilico del sonno ti tenevo per nome stretta nei denti e nelle mani chiuse e tuffavo gli occhi all'indietro. Stavamo sott'acqua un attimo e poi rispuntavamo insieme nel sogno. Così ti salvavo ogni sera. E quando provavi pace a vederlo finalmente dormire non potevi sapere lo sgomento di entrare nella corrente dei suoi sogni. Forse addestrano al mondo. Certo il tuo era un bambino poco adatto a farsi intendere e forse poco disposto. Una fioritura di reticenze preparava la sua identità."

Non ora, non qui.
Erri De Luca

DELLA SERIE: CI FAI O CI SEI?

La sindrome dell’impostore: la paura di non essere quello che pensano gli altriRestringi postmagritte.jpg

Il New York Times ha un articolo molto interessante sugli studi svolti negli ultimi 30 anni a proposito della cosiddetta “sindrome dell’impostore”. Con questa definizione si indica sia l’ intima convinzione che l’espressione esplicita di non essere abili, competenti, adeguati come pensano gli altri. Una specie di paura di aver “fregato il prossimo” e di averlo indotto a sopravvalutarci.
I questionari che misurano una convinzione di questo tipo contengono la richiesta di esprimere quanto si è d’accordo con affermazioni quali: “certe volte sento che il mio successo è dovuto soltanto alla fortuna” o “Do l’impressione di essere più competente di quello che sono in realtà”, “Se devo ricevere una promozione di qualche tipo, aspetto a dirlo agli altri fino a che il fatto è compiuto”.
Le persone che nutrono queste convinzioni tendono ad avere meno fiducia in sé stesse, sono più volubili e vengono colpite più frequentemente da ansie da prestazione. In certi casi il terrore di essere “scoperti” può diventare paralizzante.
Ma questa “sindrome” è un tratto caratteriale, riflesso di una personalità ansiosa, o una strategia sociale più o meno consapevole?
Nel 2000 alcuni ricercatori della Wake Forest University, rilevarono che le persone con alti punteggi nella scala che misura la sindrome dell’impostore si comportavano in maniera diversa nel predire il loro successo a un successivo test di competenze intellettive e sociali. Queste persone facevano in pubblico previsioni nefaste sui loro risultati, mentre in privato, cioè su dichiarazione anonima, giudicavano molto più alte le loro possibilità di far bene. In sostanza i ricercatori conclusero che molti di questi “presunti impostori” erano ipocriti. Adottavano l’autosvalutazione come strategia sociale, quand’anche inconsapevolmente, ed erano segretamente più sicuri di sè di quanto rivelassero.
Mi vengono in mente tanti studenti secchioni che prima di un esame dicono a tutti “Non ho studiato nulla! Non so niente!” e poi tornano con un bel 30 tondo tondo. :)
E’ infati proprio in circostanze come queste che le persone tendono ad affermare che non sono brave come gli altri pensano. In questo modo abbassano le aspettative degli altri e si accreditano come “umili”. La sindrome dell’impostore sembra quindi più una strategia di autopresentazione che un tratto di personalità.
Prospettarsi come impostore è inoltre più funzionale che svalutarsi e basta. E’ la differenza che passa fra dire di aver bevuto prima dell’esame di ammissione al college e farlo veramente. La prima fornisce una bella scusa pronta, l’altra è autodistruttiva.
In maniera moderata sentirsi una specie di frode ambulante stempera il naturale istinto a definire la propria competenza in maniera autoreferenziale. I ricercatori hanno mostrato a più riprese che le persone tendono a esprimere giudizi meno accurati sulle proprie prestazioni e a sovrastimare le loro abilità. Questa fiducia primordiale in sé stessi è essenziale e profondamente adattiva: in un mondo di profonda incertezza un’ illusione autoreferenziale aiuta le persone ad alzarsi dal letto e a inseguire i propri progetti.
Da un lato abbiamo dunque una distorsione cognitiva all’autoincensamento, dall’altra una propensione, più spiccata per alcuni, a “mettere le mani avanti”.
Probabilmente un equilibrio fra le due cose in ciascuno di noi può restituirci il senso adeguato e realistico di quello che siamo davvero.

Fonte | New York Times

Pubblicato da Giulietta Capacchione alle 18:47 in Psicologia sociale

martedì, febbraio 12, 2008

MAGNUM AL CAFFE'


Era quasi un mese fa, mi svegliavo con Corradino Mineo e il suo Caffè, praticamente lo sorseggiavo con lui mentre tra una rassegna stampa e l'altra mi informava di tutto ciò che di politico e non, era successo. Non perdevo una prima pagina, italiana o straniera, non un'intervista al politico opinionista del momento. Insomma, della serie: Mineo, mon amour!
Poi il vuoto, il crollo, le delusioni, lo schifo, la nausea e da allora è tutta un'altra vita!
La mattina mi sveglio con media-shopping su retequattro, il mercatino televisivo e migliore banco di prova della creatività (e dell'inutilità) più fervida: ieri ero tentata da un body snellente che, se non muori prima soffocata, può esserti utile per le cerimonie dove non si mangia nè beve. Da morire dal ridere, vi assicuro!
Yogurth e corn flakes vanno poi a braccetto su raidue con Heidy che corre per i prati mentre le caprette le fanno ciao e io mi gusto il miovitasnella al melone (lo adoro!).
Ma quando poi nel mio zapping mattutino mi fermo su italia1, allora il caffè acquista tutto un altro sapore: le avventure di Magnum PI con i baffoni di Tom Selleck migliorano i livelli della mia adrenalina e il buon umore regna sovrano in tutta la mattinata.
Ma come ho potuto per anni seguire tg, rassegne stampa, dibattiti, forum, documentari, portaaporta, ballarò, annozero, chetempochefa, elisir, ecc... accumulando stress, rabbia, senso di impotenza, depressione, delusione.
Fanculo la politica, i politici e i tg!
Evviva la mia tv del mattino! (quella trash e d'annata, naturalmente...)

martedì, febbraio 05, 2008

DENUNCIATELI!

Mi associo al post di Metilparaben: è proprio una vergogna! Siamo ormai un paese dove legge di stato è solo la volontà del papa; altro che 60° compleanno della Costituzione Italiana! Ahimè, prepariamoci a festeggiarne il funerale...

La Stampa di oggi racconta l'odissea notturna di una donna che cerca inutilmente di farsi prescrivere la pillola del giorno dopo, compiendo una vera e propria via crucis negli ospedali romani e ottenendo in risposta una interminabile serie di dinieghi, motivati dall'obiezione di coscienza dei vari medici di turno.
Stante il fatto che questa stucchevole tiritera, a quanto risulta, si ripete continuamente in numerosi ospedali italiani, mi corre l'obbligo di ricordare che la pillola del giorno dopo non è un presidio abortivo, e che la legge 194/78 prevede la possibilità dell'obiezione di coscienza esclusivamente nel caso di interruzione di gravidanza.
Tanto premesso, invito le donne che dovessero vedersi rifiutata la prescrizione della pillola del giorno dopo a seguire i suggerimenti che seguono:

  1. farsi sempre registrare all’entrata del Pronto Soccorso;
  2. chiedere al personale medico e infermieristico con cui vengono in contatto di qualificarsi;
  3. se viene detto loro che il ginecologo di turno non può riceverle, chiedere cosa glielo impedisce e farsi dare le sue generalità complete;
  4. farsi rilasciare una cartella di Pronto Soccorso contenente i motivi della mancata prescrizione;
  5. in caso di non adesione del personale ospedaliero alle legittime richieste di cui ai punti precedenti, chiamare immediatamente le forze dell’ordine e denunciare l'accaduto sul posto e in loro presenza.
Una volta ottenuti questi dati sarà possibile denunciare il medico che non ha voluto prescrivere la pillola del giorno dopo dichiarandosi obiettore (già che ci sono, aggiungo che identica misura può essere adottata nei confronti dei farmacisti che si rifiutano di venderla).
Qua tutte le informazioni; qua e qua i modelli da utilizzare per le denunce.

venerdì, febbraio 01, 2008

I GRACCHI DI CEPPALONI

Una famiglia molto unita.........

Storia di un giornale di partito e di una "bella famiglia come le altre", raccontata dal Direttore del Corriere d'Italia, Mauro Montanari.

Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo
hanno due figli, Elio e Pellegrino.

Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia
come le altre, ma con qualcosa in più. Per sapere cosa, partiamo dal partito
di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur. L'Udeur, in
quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico. Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa cinquemila copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano al collega Marco Lillo dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un'altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: "Da
anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte
nella spazzatura!". A che serve allora -direte voi- un giorna-le come quello?
Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa. Ogni anno Il
Campanile incassa un milione e 331mila euro. E che farà di tutti quei soldi,
che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro? insisterete
ancora voi. Che farà?
Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un
giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di
dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha
fatto. Un contratto da 40mila euro all'anno. Sapete con chi? Con Mastella
Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti,
opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete.
Che c'entra? Se è bravo. non vogliamo mica fare discriminazioniantidemocratiche. Ma andiamo avanti.
Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti
dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98mila
euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra
Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine.
Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu
beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di Formula
Uno di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di
amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci
faceva sull'aereo di Stato? L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli,
quello ci faceva! Quindi, tornando al giornale.
Le destinazioni.
Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi
biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per
Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a
raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur. Siamo
nell'aprile del 2006. Da allora - assicura l'editore- non ci sono più stati viaggi a
carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del
magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a
Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai
conti de Il Campanile.
Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a
cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei
controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta? Ve lo
ricordate? Bene, proprio lui!
Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine.
Infatti Il Campanile ha speso 141mila euro per rappresentanza e 22mila euro
per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati
tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di
Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo
(sorella di Alessandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale
Giuditta.
Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne
(4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per
duemila euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un
metalmeccanico.
Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a
Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella
con il parco intorno e con la piscina a
forma di cozza. E sapete a chi va il conto? Al giornale
Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità.
La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata
affittata all'editore, Clemente Mastella. Chi l'ha comprata, chiedete?
Due giovani immobiliaristi d'assalto:
Pellegrino ed Elio Mastella.

THANKS TO TAM TAM PIPOL!