mercoledì, novembre 28, 2007

VERO CIOCCOLATO SVIZZERO...

a lot of thanks to Stepniak



Campagna contro l'immigrazione

Guardatevi questo spot prodotto dal governo svizzero e diffuso da molte tv africane. Un immigrato di colore telefona al padre da una cabina telefonica e gli racconta di com'è bella e civile la Confederazione elvetica: in realtà vive sulla strada, s'arrangia con l'elemosina, ed è perseguitato dalla polizia. Una campagna anti-stranieri, per scoraggiare l'arrivo di altri cittadini africani, con un messaggio che non potrebbe essere più esplicito: non venite da noi, non c'è lavoro per tutti, finireste nel girone degli ultimi.
Se ne potrebbe anche discutere ... ma non viene anche a voi un dubbio?
Si ... è lo stesso che mi viene quando sento usare il termine "extracomunitario" per "nero" o "arabo" ...

mercoledì, novembre 21, 2007

I JEANS DELL'ASSASSINO

TAM TAM PIPOL Posted: 21 Nov 2007 01:07 AM CST

Appignano/ Rom ubriaco uccise 4 ragazzi, ora fa il modello

Dalla galera alle passerelle, passando per una notte in cui, ubriaco, alla guida di un furgone ha ucciso 4 ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni. E' una storia sorprendente la vita di Marco Ahmetovic, il rom di 22 anni che il 23 aprile di quest'anno, alla guida di un furgoncino e completamente ubriaco, uccise 4 giovani su una strada statale nei pressi di Appignano, in provincia di Ascoli Piceno. Condannato in primo grado a sei anni e mezzo per omicidio colposo plurimo, sta scontando la pena ai domiciliari e a breve sarà il testimonial di una collezione di jeans disegnata apposta per lui: la 'romjeans'.


Il fatto che il volto del giovane romeno possa trovarsi su dei cartelloni pubblicitari, e che qualcuno sia disposto a pagare un cachet di 30.000 euro, stando alle indiscrezioni, perchè lui faccia da testimonial, sta suscitando indignazione nel mondo politico. "E' vergognoso - dichiara in una nota il capogruppo di An alla Provincia di Roma, Piergiorgio Benvenuti - che per incrementare le vendite di un qualsiasi prodotto si debba utilizzare il volto di chi ha commesso un reato ed è diventato noto al pubblico per questo atto. Mi chiedo quale oltraggio debbano ancora subire le famiglie delle vittime di quel terribile incidente che è costato la vita di quattro giovani, oltre a vedere il colpevole non dentro una cella bensì addirittura diventare sempre più famoso utilizzando quella tragedia e quelle vittime per pubblicizzare una marca di jeans".
Critica anche la deputata di Forza Italia Gabriella Carlucci, secondo la quale "siamo di fronte alla schizofrenia di una società in cui si spettacolarizza ciò che in realtà si dovrebbe condannare. Sulla questa vicenda, dopo i clamori televisivi, si cerca ancora di speculare utilizzando l'immagine di un assassino per vendere libercoli e capi di abbigliamento - aggiunge - Un'operazione di un cinismo spaventoso, in cui per commercializzare dei prodotti si è disposti a svendere non solo la propria coscienza, ma anche il senso civico che dovrebbe suggerire rispetto per i parenti delle vittime e per la decisione della giustizia".

No comment...


lunedì, novembre 19, 2007

Tv: non è mai troppo tardi...spegnerla!

Sono anni che a scuola propongo ai colleghi di abbandonare l'abitudine di far guardare il tg ai ragazzi e trascrivere sul quaderno almeno tre notizie rilevanti. Sostengo che il tg è una trasmissione per adulti e trasferisce ai telespettatori un'immagine falsata della società oltre a diffondere ansia e timori continui legati alla prevalenza di notizie negative e di cronaca nera. (arma di distrAzione di massa, come dice la Guzzanti...).

Consiglio ai miei alunni il giornale, perchè approfondisce le notizie e dà l'opportunità di cogliere anche la veridicità delle notizie, sulla base dei modi dei tempi dei verbi usati.

Vi propongo un articolo di Repubblica che serve a riflettere sulla vera utilità della nostra tv...

Uno studio promosso da Meta Comunicazione con un pool di 60 psicoterapeuti
analizza gli eccessi dei vari tipi di trasmissione, causa di stress nei telespettatori

"La televisione fa venire l'ansia"
Psicologi accusano Talk show e Tg

Ma hanno toni esagerati e allarmistici anche i programmi sportivi, di servizio e i reality


"La televisione fa venire l'ansia"
Psicologi accusano Talk show e Tg"
MILANO - Guardare la televisione provoca ansia: lo sostiene uno studio promosso da Meta Comunicazione e realizzato in collaborazione con un pool di 60 psicologi e psicoterapeuti. Sotto accusa toni concitati, annunciatori che sembrano lanciare allarmi bomba, termini super allarmistici. Lo studio ha analizzato, per un periodo di 4 settimane, i contenuti, i toni e il lessico utilizzato in diverse tipologie di trasmissioni.

Il primo degli elementi sotto accusa è costituito dai temi trattati, che rappresentano la causa più evidente dell'ansia e dello stress che sempre di più si associano al piccolo schermo, come sottolinea il 63% degli intervistati. Scandali, efferati delitti, accuse e litigi che minano ogni fiducia nei confronti della politica e dell'economia del paese: sono solo alcune delle tematiche che quotidianamente vengono evidenziate in Tv.

Ma per l'84% degli esperti non sono solo gli argomenti di cui si parla a generare questo clima: a contribuire a far sentire il telespettatore letteralmente accerchiato è il modo in cui si parla di qualsiasi argomento, da quello più scottante a quello più tranquillo e leggero. Sotto accusa, infatti l'allarmismo (58%), ormai utilizzati in ogni tipo di trasmissione, dalle news ai contenitori di costume.

A questo si aggiungono poi i toni dei diversi servizi: a qualsiasi ora del giorno, infatti, anche quelli più normali vengono annunciati come se si stesse dando la notizia di una meteora che sta per colpire la terra. Insomma per il 51% i toni isterici che ormai dominano nel piccolo schermo rappresentano una delle maggiori cause dell'ansia che sempre più spesso prende chi resta troppo tempo davanti alla Tv.

Di conseguenza, il piccolo schermo sta perdendo la funzione di intrattenere, come dice il 34%, ma anche, sotto certi aspetti quella di informare (27%): il continuare ad utilizzare certi toni rischia di far mettere sullo stesso piano notizie e temi di importanza diversa, causando alla lunga una sorta di atarassia dell'informazione, dove il modo in cui viene data una notizia diventa più pregnante della notizia stessa.

Di fatto per il 63% degli intervistati la Tv sta sempre più diventando una fonte di stress (anche dal punto di vista acustico), genera ansia (55%) e aggressività (49%), ma fa venire anche l'idea di essere continuamente fregati(43%), tanto che si sta sviluppando una sorta di sindrome da accerchiamento, che rischia di avere conseguenze anche sulla vita quotidiana (43%).

Sicuramente in una sorta di classifica del grado di ansia catodica i Talk show sono al primo posto, come sottolinea il 58% degli esperti e conferma l'analisi dei programmi andati in onda nelle ultime 4 settimane. In media, infatti, ogni 6 minuti di messa in onda vengono utilizzati toni e termini che alzano il livello di ansia e aggressività, oltre al fatto che gli stessi temi trattati bombardano lo spettatore con tutto ciò che di più stressante avviene quotidianamente, che si tratti di politica, di scandali o di fatti di cronaca nera.

Subito dietro ai Talk show ci sono naturalmente i telegiornali (52%): sicuramente gli argomenti ansiogeni sono più concentrati, ma i toni e il lessico utilizzato sono più controllati e meno allarmistici (in media si raggiungono alti livelli di stress ogni 12 minuti).

Lo stesso vale per le trasmissioni sportive, dove l'ansia catodica sembra la costante per cercare di fidelizzare gli spettatori (45%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 15 minuti).
Seguono le trasmissioni di servizio, dove si vogliono tutelare i consumatori o dirimere controversie (41%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 20 minuti).

Ma ad essere messe sotto accusa sono anche le trasmissioni di costume e di puro intrattenimento come i contenitori pomeridiani (38%, dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 21 minuti).
Seguono i reality (36%), che seguono lo stesso principio delle trasmissioni sportive e dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 24 minuti.

domenica, novembre 18, 2007

BY TAM TAM PIPOL

LA RETE CHE UCCIDE

È una miscela pericolosa quella che porta ai massacri nelle scuole. Gli ingredienti base sono la solitudine e il malessere di chi li compie, ma da soli non basterebbero.
Serve altro. Innanzitutto la falce della morte. La facilità con la quale è possibile acquistare una pistola o fucile accresce la capacità distruttiva del killer. Non è un caso che le stragi più efferate siano avvenute in due Paesi — Usa e Finlandia — dove c'è una forte cultura delle armi. Il secondo additivo è Internet, grazie al quale, il gesto isolato diventa globale. Davanti a questa sfida la comunità può tentare di reagire. Cogliendo i segnali di inquietudine di un giovane: ogni strage è stata preceduta da allarmi.

Trovando un sistema — ammesso che esista — per contrastare l'apologia della violenza propugnata su certi siti. Introducendo dove mancano leggi che ostacolino l'accesso alle armi. Servono risposte urgenti se non vogliamo assistere alla nascita di una nuova forma di terrorismo animato dal ragazzo della porta accanto.

UN GRUPPO TRANSNAZIONALE DI «LUPI SOLITARI» SOGNA LA «SELEZIONE NATURALE»
Sono lupi solitari. Considerano la società una giungla cattiva. Vagano sui sentieri di Internet portandosi dentro ferite vere o immaginarie. E quando ci riescono si riuniscono in branco in una grotta virtuale. Un sito, una pagina web. È in questo anfratto che si scambiano i loro messaggi di rabbia e follia. Scrivono la lista dei nemici, indicano i film preferiti, segnalano i videogiochi da non perdere. E celebrano i loro eroi: Eric e Dylan, gli autori della strage al liceo di Columbine (Colorado). È il ricordo di quel massacro ad unirli, a farli sentire branco.

Basta leggere quello che raccontano. «Le vere vittime erano Eric e Dylan», «Lunga vita a voi, ragazzi». «Vi amo». «Avete fatto la cosa giusta». «Mi sarei comportato allo stesso modo ». In tanti lanciano un messaggio che dice tutto: «Riposate in pace». E imitando i siti qaedisti elencano i loro «martiri», altri lupi responsabili di sparatorie nelle scuole. Jeff Wise, Kimveer Gill, Asa Coon, Robert Steinhäuser, Cho Seung-hui. Ma anche due banditi protagonisti di una battaglia con la polizia. L'ultimo ad entrare in questo Pantheon angosciante è il finlandese Pekka-Eric.

L'aspetto inedito è che non vivono solo negli Usa. Sono transnazionali, come lo sono i terroristi jihadisti. Ci sentiamo di fare una previsione. Uno dei prossimi attacchi avverrà in branco: colpiranno un liceo negli Stati Uniti ed uno in Europa o in Giappone. Attacco coordinato. Qualche indizio è già emerso. La polizia finlandese ha scoperto che Pekka-Eric era in contatto con Dillon Cosey, un quattordicenne di Philadelphia arrestato alla metà di ottobre. Il teen-ager è stato trovato in possesso di un arsenale che doveva servire per attaccare la ex scuola. Aveva anche uno spazio su YouTube. Una pagina di foto di kalashnikov, in primo piano l'omaggio a Eric e Dylan. Nella scheda Dillon indica i suoi interessi: sparare, andare su Internet, videogiochi, la sparatoria a North Hollywood, rapine in banca, Columbine. Non meno allarmante il riferimento ai «gruppi»: «In memoria di Eric e Dylan», «Natural Selection's Army», «Ica» (Imperial Cobra Army).


Farneticazioni di un ragazzino disturbato? Vero. Ma scavando un poco e superando la storia del quattordicenne si scopre dell'altro. In particolare sulla «Natural Selection». Non è solo una sigla, ma un modo di pensare. La selezione naturale avviene sulla punta del fucile, elimina «chi fa soffrire il prossimo». Qualcuno ha scorto analogie con le teorie estreme di un «pensatore» finlandese che giustifica l'uccisione degli uomini in quanto distruggono la Natura. Su MySpace, del gruppo «Natural Selection's Army» («Esercito della selezione naturale») facevano parte sia Pekka-Eric che Dillon.

Ecco cosa scrivono alcuni «soldati »: «Dopo il 20 aprile (data della strage di Columbine, ndr) ogni cosa è cambiata per noi... Vediamo il mondo così come è, un posto dominato da stupidi e deboli... È venuto il momento di ribellarsi e alzare il pugno... I nuovi membri devono provare la loro lealtà a Reb e Vodka (soprannomi di Eric e Dylan)». In un messaggio su YouTube, Pekka-Eric ribadiva: «Questa è la mia guerra... È giunta l'ora della selezione naturale». E se Dillon è stato fermato appena in tempo, il finlandese ha messo in atto le sue minacce diventando un nuovo modello da imitare.

Ciò che più allarma sono le risposte di chi partecipa ai blog legati a Columbine. Scrivono da ogni parte del mondo, compresa l'Italia. I loro commenti vanno dalla solidarietà totale («Siamo con voi») alla comprensione («Non sono d'accordo con ciò che avete fatto ma capisco»). Altro elemento chiave è il bullismo. Un buon numero degli «sparatori» sono stati perseguitati dai loro compagni di scuola. Una condizione che ha enfatizzato il loro malessere ed ha accentuato il loro isolamento nella loro realtà sociale. Ma nel contempo ha suscitato su Internet una simpatia post-mortem tra quanti hanno subito situazioni simili. Creando una sorta di giustificazione per il massacro. Un rapporto causa-effetto accettato da molti giovani e respinto per fortuna da altri. «Ho avuto una vita più difficile della loro. Sono cresciuto in un orfanotrofio, ho patito molestie — ha scritto un partecipante al blog —. Ma non ho ammazzato nessuno».

Guido Olimpio per il “Corriere della Sera

giovedì, novembre 15, 2007

Il pieno di energia...

La chiave nel futuro dell'auto ecologica: le 'elettrostazioni'

Restringi post Espandi postPubblicato da Gianluca Riccio - futuroprossimo

Quando Shai Agassi ha abbandonato la SAP all'inizio di quest'anno, ha annunciato di essere ispirato dall'idea di realizzare qualcosa nell'ambito delle energie alternative.

Oggi ha raccolto 200 milioni di dollari per tirare fuori un coniglio dal cilindro che forse qualcuno si aspettava, ma che pareva piu' difficile a dirsi che a farsi:costruire una catena di stazioni di rifornimento per auto elettriche in tutto il mondo.

Sembra che la teoria del lavoro la dica lunga anche su un fenomeno come quello in esame: uno dei motivi per cui l'auto elettrica non è ancora del tutto decollata è dato dalla mancanza di infrastrutture che la supportino. Ci sono stazioni di rifornimento tradizionali ovunque: non così per le 'elettrostazioni', che sono davvero rare (nei posti in cui sono presenti, per inciso).

Qualcuno potrà obiettare che ci sono già stazioni elettriche di rifornimento ovunque: si chiamano prese elettriche.

Uh. E' qui che entra in gioco la seconda parte del piano: sembra che la nuova compagnia di Agassi voglia fornire le batterie come si forniva una volta il latte, col 'vuoto a perdere'. In pratica, io vado con la mia auto elettrica in una 'elettrostazione', prendono la mia batteria scarica e ne mettono un'altra carica. Riparto all'istante. Così via, chiunque vorrà fare rifornimento andrà in posti come quello, nei quali centinaia di batterie già cariche aspetteranno solo di essere inserite nelle auto elettriche degli automobilisti.

Mi sembra un'operazione davvero di grosso calibro, che introduce una mentalità nuova nell'ambiente: e a occhio direi che 200 milioni di dollari per partire siano davvero pochi. Probabilmente occorrerà trovarne molti di piu' prima di partire come si deve.

A regime, immagino che si potrebbe creare uno standard comune di batteria per auto elettrica, simile a quello esistente per le pile stilo..Ora come ora, tutto appare come il problema dell'uovo e della gallina: non ci sono auto perchè mancano le stazioni, o non ci sono le stazioni perchè mancano le auto?

Non resta che attendere: se i tempi sono maturi per una cosa del genere, Agassi avrà centrato il business del secolo. Viceversa, ecco a voi un altro esempio di tecnologia prematura, come il sistema Iridium o il Videodisco, che nacquero sfortunati in periodi sbagliati.

lunedì, novembre 05, 2007

Santo subito! (lui sì...)

L'ultimo intervento di don Oreste Benzi prima di morire

«Chi non rimane sconvolto, addolorato, sdegnato venendo a conoscere ciò che il giovane romeno ha fatto alla povera Giovanna Reggiani?....I funzionari della polizia romena con i quali collaboriamo nel rimpatrio delle giovani romene da noi liberate (nel 2006 ne abbiamo riportate in patria 60) ci dicono: "i lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia sbranate più di 30.000 ragazze romene, metà sono bambine. Siete voi che foraggiate, mantenete i criminali romeni che le sfruttano e le tengono schiave con almeno duecento milioni di euro all'anno di guadagno. Sono i vostri maschi italiani che pagano i delinquenti romeni. Noi dobbiamo chiedere perdono alla signora barbaramente massacrata. Ma voi dovreste stare in ginocchio tutto l'anno perché massacrate le nostre bambine. Siete voi italiani delinquenti che chiamate i nostri delinquenti romeni, e i vostri delinquenti sono molto, ma molto di più dei nostri"».

grazie tam tam pipol.
diffondiamo la notizia sui nostri blog perchè sia vera occasione di riflessione per tutti.

giovedì, novembre 01, 2007

GLI IMMOBILI DELLA CHIESA

by tam tam pipol

Filippo Di Giacomo e Giacomo Galeazzi per “La Stampa”

Un tempo, erano case per poveri, per preti e per suore dedite ad opere di bene ed al servizio della Chiesa. Poi, complice il boom del mattone, il virus della speculazione è penetrato anche dentro corpi che ne dovrebbero essere immuni. Si tratta dei circa 2000 enti ecclesiastici che, nel centro di Roma, posseggono un quarto dell'intero patrimonio immobiliare cittadino. Un orizzonte entro il quale il Vaticano, con lo Ior e l'Apsa, non è certamente in primo piano.

La maggioranza degli enti ecclesiastici infatti è riconducibile a confraternite, nelle quali la presenza della Chiesa è quasi sempre limitata ad una generica «assistenza spirituale» da parte di un sacerdote, e ad istituti religiosi. Enti ecclesiastici ai quali, spesso, i beni sono stati donati con il vincolo dell'uso caritatevole: un fine che, con il trascorrere del tempo, la Chiesa non riesce più a verificare. Un ruolo di cui nell'attuale situazione sociale, farebbe bene invece a riappropriarsi per almeno due buoni motivi. Il qualificativo «ecclesiastico» comporta la riduzione del 50% dell'imposta sul reddito fondiario derivante dall'affitto di immobili, e la massimizzazione dei profitti a Roma, si tradurrà in una raffica di sfratti esecutivi, a partire dal prossimo 31 ottobre.

I più colpiti sono gli inquilini più poveri. A Monsignor Bagnasco, che «come presidente della Cei esercita un controllo diretto sugli enti ecclesiastici ed ha sicuro ascolto ai vertici del Vaticano», il comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico chiede un intervento o almeno una risposta a questa domanda: «Dietro questa frenesia speculativa ci sono persone più bisognose a cui dare le nostre case, oppure i mercanti sono di nuovo nel tempio?».

Una domanda impegnativa, meritevole di risposta, visto che nella sola Roma gli enti ecclesiastici nel loro insieme costituiscono un player determinante per qualsiasi politica abitativa, oltre che per l'evoluzione del mercato stesso. Una risposta dovuta e coerente con l'invito che il leader dei vescovi ha indirizzato ai cattolici del nostro Paese esortandoli ad uno «slancio collettivo per risolvere l'emergenza abitativa». Nel 2006 a Roma sono stati emessi 5.869 sfratti, di cui 3.528 per morosità. Vale a dire uno sfratto ogni 60 abitazioni in affitto, una crescita annua del 10%. Nel resto d'Italia le cose non sono diverse 3.072 a Napoli, 2.510 a Milano, 1.885 a Torino.

Finora, le autorità politiche sono ricorse a decreti blocca sfratti, talmente reiterati da provocare un richiamo dall'Unione Europea. Il 15 ottobre è scaduta l'ultima sospensione delle esecuzioni e la situazione è diventata esplosiva. Solo nella capitale sono duemila le famiglie a rischio immediato, quattromila in tutta Italia. Per legge l'esecuzione degli sfratti è stata sospesa fino al 14 ottobre 2007 nei capoluoghi di provincia. A beneficiarne sono stati i nuclei familiari non morosi, con un reddito annuo non superiore a 27 mila euro ed in cui siano presenti figli a carico, o "over 65", o malati terminali, o disabili oltre il 66%. Il blocco degli sfratti ha una durata diversa secondo il proprietario dell'appartamento: per tutti vale la data del 14 ottobre 2007, ma se si vive in una casa pubblica o di proprietà di casse professionali e previdenziali, compagnie di assicurazione o istituti bancari, allora la sospensione dura sino ad agosto 2008.


In realtà, il decreto legge iniziale, il 261 del 2006, fa rientrare tra i grandi proprietari anche i «soggetti fisici o giuridici detentori di oltre 100 unità immobiliari ad uso abitativo». In pratica, a Roma, tutti i «palazzinari», il Vaticano e gli enti ecclesiastici. Arrivato in aula, il decreto non è stato convertito, con la maggioranza sconfitta con 147 voti contro 151, per una questione pregiudiziale di costituzionalità posta dall'opposizione. Nella legge poi approvata è scomparsa ogni limitazione riferibile agli enti ecclesiastici. L'ennesimo decreto blocca sfratti redatto dall'ultimo Consiglio dei ministri è solo un disegno di legge che non verrà approvato prima di marzo. Quindi adesso sono proprio gli inquilini di questi enti, i più esposti al rischio sfratto di questi giorni.

Tra i colpiti, spiega il consigliere comunale Mario Staderini, ci sono persino dipendenti in pensione, figli e vedove di cittadini vaticani: «Nello Stato del Papa, la cittadinanza non segue il diritto di famiglia, lo "jus coniugii" e lo "jus filii", ma è concessa a discrezione del pontefice». «Dal 1990 ad oggi, mentre scomparivano gli investimenti pubblici in edilizia popolare, lo Stato ha dato alla Cei, tramite l’8 per mille, 1272 milioni di euro da destinare alla costruzione di nuove chiese - aggiunge l'esponente radicale -. Serve un censimento immobiliare. Tutti i partiti, anche a sinistra, appaiono su questo distratti. Accade lo stesso quando si tratta di votare l’eliminazione di ingiuste agevolazioni fiscali, come quella sull’Ici o l’esclusione del Vaticano dal decreto blocca-sfratti».

Scrivono, nella loro lettera a monsignor Bagnasco, gli aderenti al comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico: «Le chiediamo una speranza nell'incubo di finire in mezzo alla strada, espulsi dai contesti sociali in cui abbiamo vissuto per decenni. Al di là delle questioni legali, ci chiediamo il perché di questo calvario. Siamo stati dei bravi inquilini: abbiamo sempre pagato l'affitto e avuto cura dell'appartamento, nessuno sfratto è per morosità bensì per finita locazione. Se, come spesso accadeva, non avevamo bagno né riscaldamento, i lavori erano a nostre spese. Eppure veniamo sbattuti fuori».

IL TAGLIO DELL’ICI: IL REGALO DI BERLUSCONI 25 MILIONI DI EURO
Da “La Stampa” -
Con l'entrata in vigore dell’esenzione totale varata dal governo Berlusconi nel dicembre 2005 (anche sui beni a uso commerciale), il gettito Ici annuo generato da terreni e fabbricati religiosi è crollato da 32 a circa 7 milioni. Con una perdita secca vicina all'80%, che all’epoca aveva spinto i sindaci di San Giovanni Rotondo e Assisi, le due principali mete di pellegrinaggio dopo Roma, a venire nella Capitale a manifestare. È un regime agevolato che doveva essere cancellato dal decreto Bersani dell’agosto scorso, ma la maggioranza ha preferito istituire una commissione per decidere