sabato, dicembre 26, 2009

PER CHI NONOSTANTE TUTTO CONTINUA A BRINDARE...


PRONTUARIO PER IL
BRINDISI DI CAPODANNO


Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.


(Erri De Luca, L’ospite incallito, Einaudi, Torino, 2008, pp. 13-14).

giovedì, settembre 17, 2009

MAPPE: IL DITO E LA LUNA


PARTE AL TEATRO DELLE ROSE UNA STAGIONE TUTTA DEDICATA ALLA SCUOLA, AI RAGAZZI, ALLE FAMIGLIE

Dieci anni di lavoro dedicato alle nuove generazioni e un rapporto che si rinnova anche quest’anno con idee nuove e stimolanti.
Parte dal 2 ottobre al Teatro delle Rose di Piano di Sorrento, con la conferenza stampa di presentazione alle ore 11,00, la sesta rassegna teatrale e cinematografica “Mappe: il dito e la luna”, un’idea nata per i bambini e i ragazzi, ma che coinvolge anche insegnanti e famiglie. Un progetto che ha come obbiettivo quello di “educare” tramite il teatro e al teatro e creare sempre più occasioni di incontro tra adulti e ragazzi.
Con l’aiuto di compagnie professionali, Carmen Mascolo e Antonio Mirone, gestori del Cinema Teatro delle Rose, cercano di viaggiare alla scoperta di mondi vicini e lontani, alla conoscenza di personaggi stravaganti, di storie inventate e mai vissute e di altre commoventi e dolorosamente reali, cercando di affrontare in modo scherzoso e con l’aiuto delle diverse forme espressive dell’arte, argomenti come i diritti del bambino, le paure, la legalità, la raccolta differenziata, il bullismo, la camorra e il razzismo.
Al termine di ogni spettacolo è consuetudine della Compagnia ospite, rimanere a disposizione degli studenti e dare loro la possibilità di incontrare registi, attori, esperti e tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione della messa in scena per riflettere insieme sul significato di ciò che hanno visto sul palcoscenico. Il risultato di questo incontro si è sempre rivelato un utile momento di scambio e riflessione sia per gli artisti che per i giovani studenti ai quali, in questo modo, viene data la possibilità di conoscere da vicino un mondo affascinante e magico come quello del teatro.
Sempre presenti gli spettacoli di grande successo tra i ragazzi, in lingua straniera, inglese e francese, con l’intento, attraverso il teatro, di rendere “vive” le lingue anche con l’aiuto di un dibattito in lingua con gli alunni a fine spettacolo.
Quanto al cinema, i film scelti sono quelli presentati nei migliori festival di cinema per ragazzi e non, con l’aiuto dell’Agiscuola che li seleziona per contenuto e fascia d’età.
I bambini ed i giovani come principali interlocutori del nostro essere teatranti, rappresentano la conseguenza naturale del progetto artistico, considerando anche l’impegno che Compagnia del Teatro delle Rose dedica all’Animazione Teatrale con progetti di laboratori, animazioni, spettacoli negli ambiti più disparati.
Il successo si vede e la risposta c’è se è vero come è vero che il lavoro viene premiato di anno in anno da una partecipazione sempre maggiore e dal grande interesse con il quale le scuole seguono le rassegne di cinema e teatro, movimentando una platea non solo della Penisola Sorrentina, ma di tutta la Campania.
“Noi continuiamo con grande passione convinti che il teatro, il cinema e l’educazione sono realtà che vanno di pari passo perché possiedono finalità comuni” dicono Carmen Mascolo e Antonio Mirone, “da un lato la pedagogia pone al centro dell’azione educativa la persona con tutte le sue potenzialità da sviluppare; dall’altro il teatro persegue lo stesso obbiettivo attraverso attività che stimolano lo sviluppo della creatività e della comunicazione; dall’altro ancora il cinema educa all’uso dei linguaggi multimediali e alla grammatica delle immagini, codice oggi più usato dalle nuove generazioni”.
Insomma, sul territorio della penisola Sorrentina, la città di Piano di Sorrento si distingue ancora una volta per la presenza sul territorio di un’agenzia culturale come il Cinema Teatro delle Rose che conferma anche quest’anno l’importante opera di promozione socio-culturale trasversale a tutte le generazioni.

mercoledì, agosto 19, 2009

NUOVO EVENTO ETA BETA: DA NON PERDERE!!!


I MONDI DI FABRIZIO DE ANDRE’: A 10 ANNI DALLA SCOMPARSA
DUE SERATE-CONCERTO DEDICATE ALL’ARTISTA GENOVESE

A Piano di Sorrento sarà il Senatore Franco Malvano, Assessore Provinciale alla Legalità e Sicurezza e la dott.ssa Lucia Rea Componente della Commissione Nazionale Antimafia a inaugurare la due giorni dedicata al cantautore genovese Fabrizio De Andrè scomparso dieci anni fa. L’evento “I mondi di Fabrizio De Andrè”, organizzato dall’Associazione Culturale-Musicale Eta Beta, con il patrocinio della Provincia di Napoli e con il contributo dell’Assessorato alla Cultura e Spettacolo della Città di Piano di Sorrento è articolato in due serate-concerto curate in collaborazione con il Marianiello Jazz Caffè e si terrà nei giorni 21 e 22 agosto presso il Chiostro dell’Immacolata alle ore 20,30.
L’iniziativa dei concerti-tributo, prima di una nuova serie che l’Associazione Eta Beta intende intraprendere col nome di “Progetti d’Autore”, è un omaggio alla figura dell’artista e dell’uomo De Andrè. “Non si tratta solo di uno spettacolo musicale, ma di uno sguardo all’intera vicenda artistica del massimo esponente della canzone d’autore italiana”, dice Franco Maresca, direttore artistico della manifestazione, cultore musicale e profondo conoscitore di De Andrè, “infatti tutte le canzoni previste nelle due serate sono state scelte in base alla loro appartenenza ad una delle quattro aree tematiche tra le più significative dell’autore genovese: l’amore tra sacro e profano; La guerra e i conflitti umani; La giustizia e le ingiustizie; Il destino e le minoranze.”
“Altro criterio di scelta” aggiunge Franco Maresca “è l’esecuzione e rappresentazione dei brani di tutta la discografia ufficiale, in forma non cronologica. L’apertura di entrambe le serate sarà affidata ai due pezzi più celebri e popolari: La guerra di Piero e La Canzone di Marinella. Le chiusure saranno invece affidate a quei pezzi più coinvolgenti e trascinanti come Zirichiltaggia, A’ dumenega , Il Pescatore, Volta la carta. Anche la scelta dei vari gruppi invitati per le esibizioni è stata dettata da un preciso intento: affidare a ognuno i brani che maggiormente si addicevano alle loro caratteristiche artistiche, chiedendo a tutti di re-interpretarli alla loro maniera. Questo allo scopo di mostrare quanto sia forte l’influenza musicale e più in generale culturale, di De Andrè a 10 anni dalla sua scomparsa.”
E a dimostrarlo è stata l’immediata disponibiltà degli artisti della Penisola Sorrentina, ognuno proveniente da aree musicali e artistiche anche molto diverse tra loro (lirica, jazz, etno, rock, blues, musica leggera, cantautori, teatro-canzone, scuole di danza, attori), i quali hanno aderito con grande entusiasmo alla manifestazione per celebrare un artista che è patrimonio culturale di tutti.
Giancarlo d’Esposito, Assessore alla Cultura e Spettacolo della Città di Piano di Sorrento e appassionato dell’artista genovese, dice “Cantastorie, cantautore, menestrello, poeta: in tanti forse troppi durante gli anni del suo percorso artistico hanno cercato di definire il talento di De Andrè cercando di ‘appiccicargli’ un'etichetta: tempo perso, Fabrizio De Andrè è (mi piace ricordarlo al presente) l'indefinibile per eccellenza, troppo grande la sua bravura per ingabbiarlo con una parolina. Sarà interessante esplorarne i tanti mondi che ci ha lasciato, in un'immensa eredità artistica fatta di provocazioni, passione civile e tanta ironia.”.

Questo il ricco programma delle due serate:
I° SERATA - VENERDI’ 21 AGOSTO



L’AMORE TRA SACRO E PROFANO

LA CANZONE DI MARINELLA
PASQUALE DE ROSA
Giuliana Umbri- voce
Lia Galano – piano
Giuseppe Miele – sax tenore
Raffaele Carrino - basso
Pasquale De Rosa – batteria

VIA DEL CAMPO – AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI – LA CANZONE DELL’AMORE PERDUTO
LAURO ATTARDI
Lauro Attardi – chitarra, voce
Lauro Castellano – piano
Antonino Apreda – mandolino
Giulia di Francia - tammorra

AVE MARIA
ANNA MARIA GARGIULO - soprano
Antonino De Rosa - piano

RIMINI – LA CANZONE DEL MAGGIO
LIUTERIA 13 & CO
Rosario Esposito - chitarra, voce

LA GUERRA E I CONFLITTI UMANI

UNA STORIA SBAGLIATA – LA CATTIVA STRADA
NEL DELIRIO DI ELIA
Peppe de Angelis - basso
Salvatore di Palma - chitarra
Cesare di Nola - armonica
Fabio Russo – batteria

SIDUN
SCUOLA DI DANZA PATTY SCHISA – coreografia

LA GIUSTIZIA E LE INGIUSTIZIE

RECITATIVO – LA COLLINA – IL SUONATORE JONES – SOGNO NUMERO 2
MANGIAVETRO
Mario delli Franci - chitarra, voce
Valentina Porzio - voce
Massimiliano delli Franci - basso
Iacopo Panarese - chitarra
Simona Simone - fisarmonica, ocarina, voce
batteria

GEORDIE
CON UNA CORDA D’ORO
Serena Miniero- voce
Franco Maresca- chitarra
Marcello Casa – basso
Jacopo Maresca – programmazioni, percussioni, piano

IL DESTINO E LE MINORANZE

CREUZA DE MA’ – ‘A DUMENEGA – ZIRICHILTAGGIA - BOOGIE WOOGIE MOON
Gerardo Attanasio – voce, chitarra
Giuseppe D'Amora – basso
Antonio Ruocco - violino e mandolino
Rosario Fiorelli – batteria


II° SERATA – SABATO 22 agosto ’09


LA GUERRA E I CONFLITTI UMANI

LA GUERRA DI PIERO - ANDREA
HIDDEN BACKWAY
Francesco Lardaro - voce
Daniele Aiello - chitarra
Pietro Celentano - chitarra
Luigi Savino - basso
Alberto Oliva – batteria

AMICO FRAGILE - GIUGNO ‘73
HARDOGS
Alfonso (Fofò) Bruno - voce, chitarra
Laura Celentano - voce
Rudy Esposito- basso
Floro Pappalardo – batteria

LA GIUSTIZIA E LE INGIUSTIZIE

IL TESTAMENTO DI TITO – UN GIUDICE - VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE
MANGIAVETRO
Mario delli Franci - chitarra, voce
Valentina Porzio - voce
Massimiliano delli Franci - basso
Iacopo Panarese - chitarra
Simona Simone - fisarmonica, ocarina, voce
batteria

L’AMORE TRA SACRO E PROFANO

BOCCA DI ROSA
Virginia Aversa – voce recitante

ALL’ACQUA DELLA CHIARA FONTANA - LE PASSANTI - LA CANZONE DELL’AMORE PERDUTO
Fofò Delli Franci –chitarra, voce
Marco Calice – chitarra, tromba

TRE MADRI
Emma Innacoli – soprano
Maurizio Aiello – violino
Lauro Castellano – piano

SPIRITUAL
Carmelo d’Esposito – tenore
Daniela Coppola – coro
Argia d’Esposito – coro
Claudia Gargiulo – coro
Ivana Ruggiero - coro

SIDUN
SCUOLA DI DANZA PATTY SCHISA – coreografia

IL DESTINO E LE MINORANZE

KHORAKHANE (A FORZA DI ESSERE VENTO)
ACUSTIC DUO
Alfonso (Fofò) Bruno - chitarra
Laura Celentano – voce

LE NUVOLE
Luigi de Maio - violino
Mariella Nica – voce recitante

DON RAFFAE’ – VOLTA LA CARTA – IL PESCATORE
Gianni Iaccarino – voce
Felice Cacace – tastiere
Jacopo Maresca – batteria

Lina Aversa – voce recitante
Antonino Maresca – voce recitante

martedì, agosto 04, 2009

700 MILIONI DI EURO PER LA MONNEZZA CAMPANA CHE FINE HANNO FATTO?

SANDRO RUOTOLO A VILLA FONDI PER IL LIBRO
LA CASTA DELLA MONNEZZA
di VINCENZO IURILLO E BRUNO DE STEFANO

Sarà il noto giornalista di Rai due e di Annozero, Sandro Ruotolo, a introdurre il libro di Vincenzo Iurillo “La Casta della Monnezza” nell’incontro con l’autore che si terrà a Piano di Sorrento sabato 8 agosto alle ore 20,30 sulla splendida terrazza di Villa Fondi.
All’evento organizzato dall’
Associazione Culturale Eta Beta con il patrocinio dell’Assessorato alla cultura e spettacolo della Città di Piano di Sorrento, la presenza di Ruotolo sottolinea l’indubbia attualità dei temi affrontati nel volume dove è fin troppo facile l’assimilazione della monnezza dei cassonetti con la monnezza politica.
La Casta della Monnezza, scritto a due mani da Bruno De Stefano e Vincenzo Iurillo è una raccolta di biografie con tanto di curricula dei politici tra più “famosi” della Campania, quelli che si ricordano per la loro immorale gestione quotidiana della cosa pubblica.
La letteratura del passato studiata sui banchi di scuola, da Cornelio Nepote a Petrarca, passando per Svetonio, Girolamo e Boccaccio, ci aveva abituati ai De Viris Illustribus, alle opere cioè sui grandi uomini, quelli distintisi per meriti culturali, sociali e soprattutto politici.
Ma tant’è. Oggi è tale la deriva culturale e morale in cui viviamo che argomento di successo è il malcostume, la corruzione, il crimine. E così il De Viris Illustribus di Iurillo è La Casta della Monnezza, una bella raccolta di ritratti di loschi figuri che hanno attraversato e attraversano la politica campana e nazionale e che diventano “illustri” per aver amministrato il denaro pubblico rapacemente, all’insegna dello spreco, sprezzanti del rischio e incuranti delle conseguenze per i cittadini.
Sono
40 ritratti di uomini politici spregiudicati che, da destra e da sinistra, sfilano davanti ai giudici per nulla intimiditi dai processi e dalle inchieste e pronti a vestire nuove casacche nel loro impunito volteggiare trasformista. Nel libro i nomi sono tanti: Antonio Bassolino, Vincenzo De Luca, Alfonso Pecoraro Scanio, Clemente Mastella, Nicola Casentino, Italo Bocchino, Enrico Cardillo, Nicola Ferraro, per citarne solo alcuni, e i reati di cui sono accusati sono i più disparati.
Insomma, in 380 pagine Iurillo e De Stefano affrontano lucidamente un disastro tutto campano, mettendo a nudo il sistema politico clientelare foraggiato dal bisogno disperato del posto di lavoro e al contempo denunciando l’incompetenza politica che paralizza la macchina amministrativa e immiserisce ancora di più il nostro territorio. E dunque, ancora una volta politici “
Mediocri” e “Impuniti”, per citare i titoli di due libri di Antonello Caporale.
Sarà interessante ascoltare l’analisi lucida di Vincenzo Iurillo, giornalista professionista di chiara onestà intellettuale e poco simpatico a chi è avvezzo al compromesso, e la testimonianza di un grande giornalista di frontiera come Sandro Ruotolo che con Annozero ha condotto quest’inverno, e proprio sul campo minato del territorio campano, le battaglie più dure.
Appuntamento, dunque, a sabato 8 agosto ore 20,30 sulla terrazza di Villa Fondi a Piano di Sorrento. Moderatrice dell’incontro sarà Mariella Nica, gli
interventi musicali saranno curati da Alberto Nica. Seguirà una degustazione a cura della Gastronomia Happy Days e della Casa Vinicola De Rosa di Sorrento.





martedì, luglio 21, 2009

CensureRai...

Ne discutevo a pranzo con i miei: annullare o meno l'abbonamento rai, tanto basta leggere le notizie in internet per capire che la rai è censurata dalle 00 alle 24.
Era un'ipotesi e se n'è parlato, punto.
Poi sul blog di Oscar leggo le sue riflessioni sulla vicenda papa e altro ancora.
Che schifo, salvavo almeno rai tre, ma ora... FANCULO LA RAI!

Domenico Balducci rimosso dal suo incarico dopo le polemiche per un servizio sul Papa.

Domenico Balducci era fino a domenica scorsa il vaticanista del tg3. Dopo il servizio andato in onda nel telegiornale delle 19,00 e in seguito alla polemica che ne è scaturita il direttore, Antonio Di Bella ha rimosso dal suo incarico il giornalista. Ma cosa ha detto Balducci per scatenare questa polemica?
Il giornalista aveva parlato dei «proverbiali quattro gatti che ancora hanno il coraggio e la pazienza di ascoltare le sue parole» riferendosi al Papa. C’è stata un’alzata di scudi. «Deriva anticlericale del tg3», ha tuonato tal Giorgio Merlo, vicepresidente della Vigilanza Rai in quota partito democratico. Non ha aspettato, Merlo intendo, neanche che il centro destra aprisse bocca, lo ha fatto direttamente lui scavalcando a destra lo stesso centro destra.
Non voglio prendere le parti di Balducci che saprà sicuramente difendersi da solo ma mi preme dire due cose. La prima è che nell’affermazione del giornalista non ci trovo niente di anticlericale. È un’affermazione che può essere contestata ma non è anticlericale. Che siano quattro gatti che hanno il coraggio e la pazienza di ascoltare il Papa e più in generale i preti nelle chiese è una banale verità. Chiunque può andare in chiesa, dal lunedi alla domenica e constatare che ci sono poche, pochissime persone a seguire le funzioni religiose. Se non consideriamo le cerimonie come battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e funerali, le chiese sono quasi sempre vuote.
Quindi dov’è il problema? E in ogni caso se il giornalista ha espresso un punto di vista con un giudizio che può essere considerato sgradevole è questa una motivazione valida per allontanarlo dalla sua funzione?
Povero quel paese che ha bisogno di eroi.

Non vendete o affittate agli extracomunitari.
Non è un remake degli anni cinquanta/sessanta quando gli extracomunitari eravamo noi, uomini e donne del sud, che andavamo a lavorare al nord per far grande la Fiat e le altre grandi fabbriche del nord, ma è un appello contenuto nel bollettino ufficiale del comune di Gerenzano, in provincia di Varese, a firma di Cristiano Borghi, assessore alla sicurezza dello stesso comune. Dopo i cori di Salvini, contro i napoletani, ecco un’altra perla dei dirigenti della Lega Nord. Sono talmente ignoranti e rozzi e provo una nausea così forte al solo pensarli che non voglio spendere neanche una parola in più della semplice notizia.
Povero quel paese che ha bisogno di eroi.

domenica, luglio 12, 2009

LIBERI, LIBERI SIAMO NOI...

Ecco perché quest'uomo è un grande...


Il nemico della stampa

Umberto Eco, L' espresso, 09-07-2009

Sarà il pessimismo della tarda età, sarà la lucidità che l'età porta con sé, ma provo una certa esitazione, frammista a scetticismo, a intervenire, su invito della redazione, in difesa della libertà di stampa. Voglio dire: quando qualcuno deve intervenire a difesa della libertà di stampa vuole dire che la società, e con essa gran parte della stampa, è già malata. Nelle democrazie che definiremo 'robuste' non c'è bisogno di difendere la libertà di stampa, perché a nessuno viene in mente di limitarla.

Questa la prima ragione del mio scetticismo, da cui discende un corollario. Il problema italiano non è Silvio Berlusconi. La storia (vorrei dire da Catilina in avanti) è stata ricca di uomini avventurosi, non privi di carisma, con scarso senso dello Stato ma senso altissimo dei propri interessi, che hanno desiderato instaurare un potere personale, scavalcando parlamenti, magistrature e costituzioni, distribuendo favori ai propri cortigiani e (talora) alle proprie cortigiane, identificando il proprio piacere con l'interesse della comunità. È che non sempre questi uomini hanno conquistato il potere a cui aspiravano, perché la società non glielo ha permesso. Quando la società glielo ha permesso, perché prendersela con questi uomini e non con la società che li ha lasciati fare?

Ricorderò sempre una storia che raccontava mia mamma che, ventenne, aveva trovato un bell'impiego come segretaria e dattilografa di un onorevole liberale - e dico liberale. Il giorno dopo la salita di Mussolini al potere quest'uomo aveva detto: "Ma in fondo, con la situazione in cui si trovava l'Italia, forse quest'Uomo troverà il modo di rimettere un po' d'ordine". Ecco, a instaurare il fascismo non è stata l'energia di Mussolini (occasione e pretesto) ma l'indulgenza e la rilassatezza di quell'onorevole liberale (rappresentante esemplare di un Paese in crisi).

E quindi è inutile prendersela con Berlusconi che fa, per così dire, il proprio mestiere. È la maggioranza degli italiani che ha accettato il conflitto di interessi, che accetta le ronde, che accetta il lodo Alfano, e che ora avrebbe accettato abbastanza tranquillamente - se il presidente della Repubblica non avesse alzato un sopracciglio - la mordacchia messa (per ora sperimentalmente) alla stampa. La stessa nazione accetterebbe senza esitazione, e anzi con una certa maliziosa complicità, che Berlusconi andasse a veline, se ora non intervenisse a turbare la pubblica coscienza una cauta censura della Chiesa - che sarà però ben presto superata perché è da quel dì che gli italiani, e i buoni cristiani in genere, vanno a mignotte anche se il parroco dice che non si dovrebbe.

Allora perché dedicare a questi allarmi un numero de 'L'espresso' se sappiamo che esso arriverà a chi di questi rischi della democrazia è già convinto, ma non sarà letto da chi è disposto ad accettarli purché non gli manchi la sua quota di Grande Fratello - e di molte vicende politico-sessuali sa in fondo pochissimo, perché una informazione in gran parte sotto controllo non gliene parla neppure?

Già, perché farlo? Il perché è molto semplice. Nel 1931 il fascismo aveva imposto ai professori universitari, che erano allora 1.200, un giuramento di fedeltà al regime. Solo 12 (1 per cento) rifiutarono e persero il posto. Alcuni dicono 14, ma questo ci conferma quanto il fenomeno sia all'epoca passato inosservato lasciando memorie vaghe. Tanti altri, che poi sarebbero stati personaggi eminenti dell'antifascismo postbellico, consigliati persino da Palmiro Togliatti o da Benedetto Croce, giurarono, per poter continuare a diffondere il loro insegnamento. Forse i 1.188 che sono rimasti avevano ragione loro, per ragioni diverse e tutte onorevoli. Però quei 12 che hanno detto di no hanno salvato l'onore dell'Università e in definitiva l'onore del Paese.

Ecco perché bisogna talora dire di no anche se, pessimisticamente, si sa che non servirà a niente.

Almeno che un giorno si possa dire che lo si è detto

DAL BLOG DI STEPNIAK

sabato, luglio 04, 2009

LEGA! LEGA! LEGA! ALALà

ricevo da Stepniak

Ora l'italia è più cattiva

di ADRIANO SOFRI


Variando Pietro Nenni ("Da oggi siamo tutti più liberi") il governo ieri ci ha dichiarati tutti più sicuri. Da ieri, siamo tutti più insicuri, più ipocriti e più cattivi. Più insicuri e ipocriti, perché viviamo di rendita sulla fatica umile e spesso umiliata degli altri.
Infermieri e domestiche e badanti di vecchi e bambini, quello che abbiamo di più prezioso (e di prostitute, addette ad altre cure corporali), e lavoratori primatisti di morti bianche, e li chiamiamo delinquenti e li additiamo alla paura.

Ci sono centinaia di migliaia di persone che aspettano la regolarizzazione secondo il capriccio dei decreti flussi, e intanto sul loro lavoro si regge la nostra vita quotidiana, e basta consultare le loro pratiche di questura per saperne tutto, nome cognome luogo di impiego e residenza, nome e indirizzo di chi li impiega.

La legge, vi obietterà qualcuno, vuole colpire gli ingressi, non chi c'è già: non è vero. La legge vuole e può colpire nel mucchio. È una legge incostituzionale, non solo contro la Costituzione italiana, ma contro ogni concezione dei diritti umani, e punisce una condizione di nascita - l'essere straniero - invece che la commissione di un reato. Dichiara reato quella condizione anagrafica. Ci si può sentire più sicuri quando si condanna a spaventarsi e nascondersi una parte così ingente e innocente di nostri coabitanti? Quando persone di nascita straniera temano a presentarsi a un ospedale, a far registrare una nascita, a frequentare un servizio sociale, o anche a rivolgersi, le vittime della tratta, ad associazioni volontarie e istituzionali (forze di polizia comprese) impegnate a offrir loro un sostegno. Quando gli stranieri temano, come avviene già, mi racconta una benemerita visitatrice di carceri, Rita Bernardini, di andare al colloquio con un famigliare detenuto, per paura di essere denunciato? Lo strappo che gli obblighi della legge e i suoi compiaciuti effetti psicologici e propagandistici provoca nella trama della vita quotidiana non farà che accrescere la clandestinità, questa sì lucrosa e criminale, di tutti i rapporti sociali delle persone straniere. È anche una legge razzista?

Si gioca troppo con le parole, mentre i fatti corrono. Le razze non esistono, i razzisti sì. Questa legge prende a pretesto i matrimoni di convenienza per ostacolare fino alla persecuzione i matrimoni misti, ostacola maniacalmente l'unità delle famiglie, fissa per gli stranieri senza permesso di soggiorno una pena pecuniaria grottesca per la sua irrealtà - da 5 a 10 mila euro, e giù risate - e in capo al paradosso si affaccia, come sempre, il carcere. Carcere fino a tre anni per chi affitti una stanza a un irregolare: be', dovremo vedere grandiose retate. Galera ripristinata - bazzecole, tre anni - a chi oltraggi un pubblico ufficiale: la più tipicamente fascista e arbitraria delle imputazioni. Quanto alle galere per chi non abbia commesso alcun reato, salvo metter piede sul suolo italiano, ora che si chiamano deliziosamente Centri di identificazione e di espulsione, ci si può restare sei mesi! Sei mesi, per aver messo piede.

Delle ronde, si è detto fin troppo: e dopo aver detto tanto, sono tornate tali e quali come nella primitiva ambizione, squadre aperte a ogni futuro, salvo il provvisorio pudore di negar loro non la gagliarda partecipazione di ammiratori del nazismo, ma la divisa e i distintivi.

Tutto questo è successo. Ogni dettaglio di questo furore repressivo è stato sconfessato e accantonato nei mesi scorsi, spesso per impulso di gruppi e personalità della stessa maggioranza, e gli articoli di legge sono stati ripetutamente battuti nello stesso attuale Parlamento introvabile. È bastato aspettare, rimettere insieme tutto, e nelle versioni più oltranziste, imporre il voto di fiducia - una sequela frenetica di voti di fiducia - e trionfare. Un tripudio di cravatte verdi, ministeriali e no, con l'aggiunta di qualche ex fascista berlusconizzato. (Perché non è vero che il berlusconismo si sia andato fascistizzando: è vero che il fascismo si è andato berlusconizzando). La morale politica è chiara. Il governo Berlusconi era già messo sotto dalla Lega ("doganato": si può dire così? Doganato dalla Lega). Ora un presidente del Consiglio provato da notti bianche e cene domestiche è un mero ratificatore del programma leghista. Ma la Chiesa cattolica, si obietterà, ha ripetuto ancora ieri il suo ripudio scandalizzato del reato di clandestinità e la sua diffidenza per le ronde e in genere lo spirito brutale che anima una tal idea della sicurezza. Appunto. Berlusconi è politicamente ricattabile, ma non da tutti allo stesso modo. Dalla Lega sì, dalle commissioni pontificie no, perlomeno non da quelle che si ricordano che il cristiano è uno straniero.

Un ultimo dettaglio: le carceri. Mai nella storia del nostro Stato si era sfiorato il numero attuale di detenuti: 64 mila. Dormono per terra, da svegli stanno ammucchiati. La legge riempirà a dismisura i loro cubicoli. Gli esperti hanno levato invano la loro voce: "Le carceri scoppiano, c'è da temere il ritorno della violenza, un'estate di rivolte". Può darsi. Ma non dovrebbe essere lo spauracchio delle rivolte, che non vengono, perché nemmeno di rivolte l'umanità schiacciata delle galere è oggi capace, a far allarmare e vergognare: bensì la domanda su quel loro giacere gli uni sugli altri, stranieri gli uni agli altri. La domanda se questi siano uomini.
"L'unica razza che conosco è quella umana.
Il razzismo è una brutta malattia."
(Albert Einstein)

"Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non
abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli."
(Martin Luther King)

"Le parole sono pericolose. Certe vengono usate per ferire e umiliare, per
alimentare la diffidenza e persino l'odio. Di altre viene distorto
profondamente il significato per sostenere intenzioni di gerarchia e di
discriminazione. Altre ancora sono belle e allegre. Bisogna rinunciare alle
idee preconcette, a certi modi di dire e proverbi che vanno nel senso della
generalizzazione e per conseguenza del razzismo."
(T.B. Jelloun)


"Il razzismo è l'espressione del cervello umano ridotta ai minimi termini."
(Rigoberta Menchù)

mercoledì, giugno 17, 2009

L'ITALIA DELLE LIBERTA'...

Da: coordinamento.pace [mailto: coordinamento.pace@alice.it ]
Inviato: mercoledì 17 giugno 2009 5.40
Oggetto: Ylenia la prima vittima

di Silvia Balestra, scrittrice

Russa, ucraina, o bielorussa, detta Ylenia ma di nome Vira, 40 anni da compiere, oppure 45.

Le poche notizie che si sanno di lei arrivano dalla Puglia confuse, frammentarie,il suo passaporto era addirittura custodito altrove, in unacasa dove alloggiano altre donne come lei, immigrate dell’est. Forse aveva un figlio, forse era arrivata in Italia da due anni, forse aveva trovato quel lavoro da poco: chissà, gli unici effetti personali presenti nella sua camera erano giornali russi, medicinali con caratteri in cirillico e trenta euro nel portafogli. Quel che è certo è che era una badante e che è morta di aborto, forse spontaneo. Non è un caso che all'inizio si sappia poco di lei, perché questa donna morta dissanguata era una clandestina in un paese che voleva tenerla in una clandestinità così conveniente: rende ricattabili, favorisce lo sfruttamento, abbassa i costi di un lavoro che più nero non si può, fatto nel chiuso delle case e in segreto. Tanto era fantasma, tanto era reclusa, spaventata, minacciata dalle nostre leggi sempre più feroci e spietate che, pur di non rischiare una denuncia facendosi curare, andando dal dottore, o in ospedale, Vira Orlova ha preferito non chiedere aiuto a nessuno, ed è morta in casa dell'anziana che accudiva. Il sangue raccolto in una bacinella, la notte passata chiusa in camera, la morte in bagno dopo un malore: i dettagli della sua fine raccontano di una vita di cui, normalmente, non si vuol sapere. Infatti
ne hanno scritto in pochi e solo City – il free magazine molto letto dagli stranieri – le ha dedicato la prima pagina. Eppure devono essere state un incubo le sue ultime ore, solitarie e dolorose, con lo spettro del reato di clandestinità davanti agli occhi e il rischio di perdere il lavoro. Vira è un’altra vittima delle nuove leggi in materia di immigrazione e sicurezza.
Era innocente.

lunedì, giugno 15, 2009

PRIGIONIA...

( pubblicato da arabafelice59)
TAM TAM PIPOL

CHE TRISTEZZA....

Ciò che non ritengono opportuno farci sapere....

Facciamo girare questa mail, non possiamo sempre far finta di niente.

Questa lettera è stata scritta da Andrea Gattinoni, un attore che si trovava a L 'Aquila
per presentare un film. Le parole sono dirette a sua moglie ma rappresentano un'efficace
testimonianza per tutti quelli che a L 'Aquila non ci sono ancora stati.

Oggetto: HO VISTO L 'AQUILA
Lettera a mia moglie scritta ieri notte. Ho visto l 'Aquila. Un silenzio spettrale, una pace irreale, le case distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro destino. Un militare a fare da guardia a ciascuno degli accessi alla zona rossa, quella off limits. Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho mangiato nell'unico posto aperto, dove va tutta la gente, dai militari alla protezione civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e i pomodori e gli affettati. Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando "Si Può Fare". Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, Anna Maria, Franco e la sua donna. Poi siamo tornati quando il film stava per finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto come si fa a non impazzire, cosa ho imparato da Robby e dalla follia di Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo. Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa. Francesca, stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della protezione civile non potessero piombargli nelle tende all'improvviso, anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo. Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c'era la parola "cazzeggio". A venti chilometri dall'Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Là ???? Per entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente. Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da ginnastica. Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L 'Aquila.
Poi c 'è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E ' come se avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a stordirsi di qualunque cosa, l'importante è che all'esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il ragazzo che me l 'ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore di pentole. Qua i media dicono che là va tutto benissimo. Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l 'intera popolazione di una città, senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più grande per tutti là è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c 'è più, tutto perduto. Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perchè i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C 'era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di zombie. E poi quest'umanità all'improvviso di cuori palpitanti e di persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato là. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai. Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c 'erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli "Assaggi, assaggi". Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finchè Michele non l'ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini". Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve
sapere. Anzi metto in rete questa mia lettera per te.
Andrea Gattinoni, 11 maggio notte.

martedì, maggio 12, 2009

PAPI ELIO...

Dal blog di MARCO TRAVAGLIO riporto:
Vignetta di theHandDunque. Elio Letizia da Secondigliano, messo comunale, 12 mila euro dichiarati all’anno, ha una figlia, Noemi, che veste firmato e va a scuola in Mercedes con autista. Lui conosce intimamente il premier, ma né lui né il premier spiegano come e quando si sono conosciuti. Anche Noemi conosce intimamente il premier: a 15 anni inviò un book di foto a Mediaset tramite un amico di Dell’Utri; poi, a 16-17 anni, iniziò a frequentare “papi” per tirargli su il morale col karaoke. Milano, Roma, Sardegna. Ma sempre, giura Ghedini, accompagnata dai genitori. Strano: i coniugi Letizia risultano separati da anni; e il Corriere ventila addirittura un’“amicizia particolare” tra Elio e un ex dirigente comunale. Quali armi di persuasione possieda Elio per convocare il premier da Milano alla circonvallazione di Casoria, posto da paura, non è dato sapere. Salvo credere al premier: “Elio voleva parlarmi delle candidature di Malvano e Martusciello”. Uno è l’ex questore di Napoli, deputato Pdl; l’altro un consigliere regionale Pdl, fratello del coordinatore forzista in Campania. I due non han mai visto né conosciuto Elio. Che però, generoso com’è, li raccomandava lo stesso.

Silvio rimane chiuso un’ora in aereo a Capodichino in attesa che Noemi entri alla festa. E, siccome ha deciso all’ultimo momento, le regala un collier che casualmente teneva in tasca, per ogni evenienza. Sempre casualmente, la scorta aveva "bonificato" il locale da eventuali pericoli già in mattinata, prima che lo stesso premier sapesse che ci sarebbe andato. E, ancora casualmente, da sotto un tavolo è poi spuntato in tempo reale un fotografo di “Chi” (Mondadori) per immortalare la scena. Tutto chiaro. Ecco perchè Veronica e Mike Bongiorno trovavano perennemente occupato: era sempre al telefono con Elio.
(Vignetta di theHand)

mercoledì, aprile 15, 2009

NATZINGER COLPISCE ANCORA...

da LA STAMPA.IT:
Stop del Vaticano alla figlia di JFK




Caroline Kennedy definita "troppo liberal", bocciata la sua candidatura ad ambasciatrice
GIACOMO GALEAZZI - CITTÀ DEL VATICANO
Avvocato, cresciuta nella più nota famiglia cattolica degli Stati Uniti, un’educazione nel Collegio del Sacro Cuore in Massachusetts, scrittrice. Un profilo sicuramente adatto a ricoprire un ruolo delicato come quello di ambasciatore americano presso la Santa Sede. Ma neppure il cognome altisonante le ha aperto un varco Oltretevere: Caroline Kennedy, figlia di JFK e grande supporter di Obama durante la campagna elettorale per le presidenziali, non è gradita in Vaticano. E’ troppo liberal, perché è favorevole alla libera scelta su staminali, aborto, eutanasia. Dunque «non è la persona adatta a dialogare con la Chiesa sulle questioni eticamente sensibili». Obama come Sarkò: la Santa Sede dice no a Caroline Kennedy e rigetta la proposta arrivata da Washington con la certezza del gradimento. Se per l’investitura dell’ambasciatore in Vaticano il presidente francese ha incassato dodici mesi di no a candidati gay, protestanti, divorziati o «inadatti per ragioni personali o situazioni matrimoniali irregolari» (poi, «nomen omen», è stato scelto Lefebvre, omonimo dell’arcivescovo scismatico), non va meglio al suo collega statunitense, non a caso ancora in attesa di udienza Oltretevere durante il G8 di luglio in Sardegna. Un intoppo diplomatico tanto più grave, in quanto è esploso mentre i vescovi Usa tuonano quotidianamente contro il nuovo corso di Washington.

La Curia, su sollecitazione dell’episcopato americano in rotta con i credenti «pro choice» su aborto, eutanasia e staminali embrionali, ha riservatamente negato il proprio «placet» all’indicazione di Caroline, figlia del primo e finora unico inquilino cattolico della Casa Bianca. Una decisione unilaterale che, in base ad una convenzione diplomatica di mezzo secolo fa, non richiede spiegazioni ufficiali. Non è l’erede del clan Kennedy la figura-ponte, la cattolica «pro life» (ammesso che tra i democratici ce ne siano) che la Santa Sede attende per riprendere il dialogo dopo anni di «filo diretto» nell’era Bush. Un grattacapo non da poco per l’uomo più potente del mondo. Come sostituta della «teocon» Mary Ann Glendon, introdotta nei Sacri Palazzi al punto da guidare delegazioni vaticane alle conferenze internazionali e da essere cooptata nelle accademie pontificie, la Segreteria di Stato retta dal cardinale Tarcisio Bertone non gradisce una super-attivista della campagna elettorale di Obama, giocata in antitesi alle gerarchie ecclesiastiche su scienza e morale. Si ripete così il copione di un anno fa, quando Parigi non trovava un ambasciatore eterosessuale e monogamo da inviare in Vaticano. E, non riuscendo l’Eliseo a insediare un nuovo rappresentante diplomatico presso la Santa Sede, si incappò in una «prima volta» che fece scalpore. Benedetto XVI, infatti, visitò la Francia accompagnato da un semplice segretario di ambasciata, Pierre Clochard.

Un’anomalia passata tutt’altro che inosservata nel protocollo diplomatico e che ora finisce in secondo piano per le «difficoltà» di Obama. Finora nessuno dei candidati scelti dalla Casa Bianca è apparso adatto al Vaticano. Un percorso in apparenza semplice (considerato il gran numero di personalità cattoliche in vista negli Usa) ma che si sta rivelando irto di ostacoli. Il problema della sede «vacante» è stato richiamato un mese fa dal portavoce papale padre Federico Lombardi di fronte all’ipotesi di un incontro tra il Pontefice e Obama. Quale ambasciatore degli Stati Uniti in Vaticano, la nuova amministrazione voleva qualcuno, anche al di fuori della diplomazia, che potesse dare lustro al Paese e la primogenita di Jfk sembrava corrispondere all’identikit. Nei Sacri Palazzi si sottolinea che «in un momento di tensione sui temi eticamente sensibili, è preoccupante che l’ambasciata Usa presso il Vaticano non abbia un titolare». Ma Sarkò e Obama non sono gli unici. Anche con l’Argentina, sotto il pontificato di Joseph Ratzinger, si è registrata la medesima impasse per il no vaticano all’ex ministro della Giustizia, Alberto Iribarne, divorziato e fautore delle iniziative legislative sull’aborto e la contraccezione. Un po’ come l’altro candidato Usa bocciato dalla Curia, cioè Douglas Kmiec, il boss cattolico del Partito democratico che spalleggia Obama nei finanziamenti alla ricerca sulle staminali embrionali e alle Ong abortiste. «Senza ambasciatore, nessuna udienza al presidente Usa per il G8», spiegano Oltretevere, dove accresce l’imbarazzo anche l’invito a metà maggio a Obama da parte della Notre Dame, università cattolica dell’Indiana, che ha già scatenato le proteste delle diocesi d’America.

/www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200904articoli/42818girata.asp

venerdì, aprile 10, 2009

SENZA VERGOGNA!

da PEACE REPORTER riprendo e pubblico:

Chi lo ha costruito, l'ospedale San Salvatore dell'Aquila?

Chi lo ha costruito, l'ospedale San Salvatore dell'Aquila?
Tutti gridano allo scandalo, e giustamente, perché quell'ospedale, finito di costruire e inaugurato alla fine degli anni '90, è venuto giù come un fuscello. Un'ala è completamente crollata, mentre il resto della struttura è stata dichiarata inagibile al 90 percento, mentre le autoambulanze continuavano a scaricare proprio lì decine di feriti.

Il crollo hanno causato la morte di due bambini ricoverati in pediatria.

I lavori di costruzione dell'ospedale sono iniziati nel 1972, trentasette anni fa. Per ultimarlo, dunque, ci sono voluti quasi trent'anni.

La spesa prevista era di 11 miliardi e 395 milioni di lire, la capienza di 1.100 posti.

Poi, mano a mano che il tempo passava, i posti letti previsti nel progetto originale, si sono ridotti a d essere 560. Un bel risparmio?
No di certo, perché quasi alla fine dei lavori l'ospedale sarà costato circa 164 miliardi di lire. Cioé circa 84.698.931 (leggasi più di ottantaquattro milioni di euro e mezzo).

L'Ospedale di cardiochirurgia che Emergency ha costruito a Khartoum (questo) è costato 12 milioni. Chiavi in mano. Attrezzature biomedicali comprese. Utile sapere però che sia le strutture che i biomedicali cardiochirurgici sono quanto di più caro esista in chirurgia.
Per costruire quell'ospedale (in Africa, nei pressi del deserto, non vicino ad un centro cittadino europeo) ci sono voluti meno di tre anni. I primi scavi erano partiti nell'ottobre 2004, l'ospedale si è inaugurato nel marzo del 2007. E, a detta di tutti i tecnici che lo hanno visto e toccato, e di tutti i chirurghi che ci han lavorato, quell'ospedale, con i suoi pannelli solari per l'energia, i suoi sistemi di filtraggio dell'aria e le altre tecnologie impegate, è uno dei più belli del mondo.

Dicevamo che l'ospedale San Salvatore, quasi alla fine dei lavori, era costato 84,7 milioni di euro. Quasi alla fine perché per finire i lavori ce ne sono voluti altri 16. Totale, quasi 101 milioni di euro. Nove volte di più di uno dei centri di cardiochirurgia migliori al mondo.

Una inchiesta parlamentare, che risale al 2000, che è anche l'anno in cui il San Salvatore fu inaugurato, aveva messo in rilievo «l'irrazionalità e l'obsolescenza dell'impianto costruttivo, la scarsa qualità dei materiali impiegati oltre all'enorme dispersione dei percorsi orizzontali».

Come dire, si sapeva tutto fin dal giorno dell'inaugurazione del San Salvatore.

Ma chi ha consegnato "chiavi in mano" quel catorcio assassino di ospedale alla Asl dell'Aquila? Una piccola ditta di costruzioni, poco nota al pubblico e alle cronache: l'Impregilo.

Cioé la più importante azienda di costruzioni italiane, quella stessa che apre il suo sito con la frase "il progresso, la più grande delle nostre opere", che nel 2007 ha chiuso con un fatturato di 2.627 miliardi di euro e con un risultato di 131.2 milioni.
Una azienda che ha tra i suoi consiglieri di amministrazione persone del calibro di Beniamino Gavio (Società iniziative Autostradali), Andrea Novarese (Gemina Spa), Giuseppe Piaggio e Claudio Cominelli, che sono anche consiglieri di amministrazione della Atlantia (la ex Autostrade Spa) del gruppo Benetton. In Atlantia Piaggio e Cominelli siedono di fianco a Alberto Clò, che a sua volta è consigliere della Italcementi, che vede nel consiglio di amministrazione anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Oltre a loro, nel consiglio di amministrazione siede anche Nicola Fallica, a sua volta consigliere di amministrazione della Immobiliare Lombarda della famiglia Ligresti.

Il gotha delle costruzioni, dunque, gestisce Impregilo, che è la stessa azienda che sta costruendo l'alta velocità tra Milano e Napoli e tra Torino e Venezia. Quella stessa che sta ammodernando (come ha ammodernato l'ospedale San Salvatore?) la Salerno-Reggio Calabria, per cui ha appena chiesto un prolungamento di tre anni per la consegna dei lavori.
Quella stessa a cui il governo vorrebbe affidare i lavori per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e delle nuove centrali nucleari.
Quella stessa che aveva in gestione, attraverso la Fibe, il processo di smaltimento dei rifiuti della regione Campania.
Per contratto, i lavori di costruzione dell'inceneritore di Acerra, sarebbero dovuti terminare nel 2003. Sono finiti nel 2009, con sei anni di ritardo. Sei anni che sono costati centinaia di milioni di Euro e la disperazione degli abitanti della Campania, sommersi dai rifiuti.

Fu l'Impregilo, dunque, a consegnare l'ospedale San Salvatore alla azienda sanitaria de L'Aquila. Quell'ospedale, l'altroieri, ha ucciso.

http://it.peacereporter.net/articolo/15084/Senza+vergogna

giovedì, marzo 26, 2009

JAPAN FESTIVAL A SORRENTO

JAPAN FESTIVAL A SORRENTO IL 28 e 29 MARZO
ARTE E CULTURA NIPPONICA IN TERRA DELLE SIRENE
PRODOTTI TIPICI E MENU’ GIAPPONESE TRA GLI APPUNTAMENTI IN COSTIERA

Nel prossimo fine settimana il Giappone sbarca a Sorrento con tutto il suo armamentario culturale. Teatro, musica, pittura e artigianato nipponico saranno i protagonisti del week end nella terra del Tasso che ospiterà, il prossimo 28-29 marzo, il Japan Festival. Ma non solo per il 2009, questo appuntamento, con cadenza annuale, terminerà nel 2011. Per questo primo anno, il Festival vedrà l’arrivo di 200 artisti accompagnati dalla Corporation Nippon Express , dall’Ambasciata Giapponese in Italia e dai responsabili della Fondazione Agnelli Italia-Giappone che da anni cura i rapporti tra le due nazioni. Con la delegazione artistica arriveranno anche i responsabili della Selene, tour operator di incoming dal Giappone.
La scelta su Sorrento è caduta in virtù dei rapporti, quasi decennali, che il comune intrattiene con alcuni comuni del Sol Levante, è noto a tutti, anche lo scambio natalizio con alcune famiglie sorrentine che ospitano di volta in volta giovani studenti giapponesi per le festività natalizie.
Sorrento è la quinta realtà italiana ad ospitare questo Festival di spettacoli cultura e folklore. Prima Firenze, Venezia, Roma. Gli ultimi tre anni la sede prescelta è stata Palermo e per il triennio 2009-2011 sarà Sorrento.
Tra Villa Fiorentino e Teatro Tasso, per due giorni, si potrà assistere alle esibizioni teatrali, canore, di ballo, o alle creazioni degli artisti giapponesi.
La città di Sorrento si è preparata ad accoglierli anche sul versante enogastronomico.
Sabato alle ore 13 nella sala del consiglio comunale un buffet, con esposizione di tutti i prodotti tipici della Costiera sorrentina e i vini dei Campi Flegrei, saranno offerti alla delegazione giapponese presente a Sorrento
Dalla mozzarella offerta dal caseificio Apreda, i vini di Grotta del Sole per passare ai due oli Dop, quelli prodotti dai due opifici della Costiera: Gargiulo e Ferrara. Non poteva mancare la pizza, la pasta di Gragnano e per finire il limoncello Villa Massa.

Durante il buffet in onore degli artisti nipponici il sindaco di Kumano (gemellata con Sorrento), Kauji Kawakom, ha proposto che al gemellaggio tra le rispettive città segua anche quello tra due bevande tradizionali: il Kafunokomani, l’antica bevanda preferita dagli Imperatori a base di un particolare agrume coltivato biologicamente e la cui ricetta è stata recuperata dal “Kumsnotokimhi Club” ed il tradizionale limoncello di Sorrento prodotto dall’azienda Villa Massa, distribuito da oltre dieci anni nei migliori locali giapponesi

In questi due giorni gli ospiti assaggeranno alcune specialità della zona, mentre i ristoranti si cimenteranno con la cucina della tradizione nipponica, come lo chef Vincenzo Galano del ristorante Vittoria, del Grand Hotel Excelsior Vittoria,che per domenica 29, ora di pranzo, ha preparato uno speciale menù dagli occhi a mandorla. Tipiche pietanze ispirate alla Cucina “Kaiseki”:
Insalata con germogli di soia; shiitake e tofù Zuppa di miso con vongole e alghe kombu; Sushi & sashimi; Tempura di gamberoni e verdura con salsa al miring; Dolce alle mandorle con fagioli azuki; Tè verde e saké (Per prenotazioni: 081 8777111)

da salvatore tuccillo

domenica, marzo 22, 2009

LO SPERMA (GRAZIE A DIO!) NON E' ACQUA

una riflessione di malvino su cui meditare attentamente

Sette quintali

La XV Giornata Mondiale della Gioventù fu un evento di dimensioni ciclopiche. Per darne una misura, basti pensare agli oltre 200.000 preservativi che i netturbini romani raccolsero nella piana di Tor Vergata, dove aveva pernottato in sacco a pelo buona parte dei 2.500.000 di fedeli che il 19 agosto 2000 avrebbero assistito alla messa con la quale Giovanni Paolo II chiudeva il meeting.
Sette quintali di lattice e sperma sono un argomento di discreto peso in favore dell’utilità del preservativo contro il rischio di gravidanze indesiderate e di malattie infettive a trasmissione sessuale, tanto più se così emblematicamente riconosciuta da un campione a buon titolo rappresentativo del mondo cattolico. Più di 200.000 preservativi usati in una sola notte, inoltre, sono un record che l’Africa difficilmente potrà insidiare.

MARIE'

Come al cielo gli aeroplani
Gianmaria Testa - Solo. Dal vivo. - 2009

E se mai come per caso ti cercassero altre mani
e altre mani disegnassero altre impronte su di te
come al giorno gli aeroplani
come i giorni su di me
Maria, Maria, Mariù

E se dalle strade accese ti chiamassero altre voci
e altre voci confondessero la mia voce dentro te
come l'acqua dentro l'acqua
e i ricordi che non ho
Maria, Maria, Mariù

Questa notte non sarebbero canzoni
questa notte passerebbe di per sé
come al cielo gli aeroplani
come i sogni che non so
Maria, Maria, Mariù

Questa notte non sarebbero canzoni
questa notte passerebbe come se
solo il cielo agli aeroplani
solo i sogni che non ho
Maria, Maria, Mariù

Come il cielo agli aeroplani
come i sogni che non ho
Maria, Maria, Mariù

Come il cielo agli aeroplani
e tutti i sogni che non ho
Mariù

sabato, febbraio 28, 2009

DA NON PERDERE!!!



“Film&Food Festival - Il Gusto del Cinema da Stabia a Sorrento” 4/5/6/7 MARZO 2009
Evento di Cinema e Gastronomia organizzato dalla Condotta dello Slow Food con la collaborazione del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento e la rivista “Gusto Mediterraneo” che si terrà in penisola Sorrentina dal 4 al 7 marzo 2009
L' evento è citato sulla stampa della patria mondiale della gastronomia "Le Figaro".
Si rinnova in costiera il goloso appuntamento tra Cinema e Gastronomia. Un festival itinerante con proiezioni di film seguite da cene a tema in ristoranti della penisola che vanno da Castellammare fino a Sorrento. Un evento che vedrà le due arti intrecciarsi in un unico momento culturale e conviviale con la partecipazione di giornalisti cinematografici, di quelli che curano le pagine di enogastronomia ed esperti Slow Food.

Cinema e gastronomia: due espressioni artistiche, due modi di vedere il mondo che hanno in comune l’intensità dell’emozione che si prova gustandoli E’ questione di sensi. Quello del gusto e quello della vista. Sensi che comunque partono dal cuore. Ma è soprattutto questione di passione. Quella sfrenata per l’arte cinematografica che mette sullo schermo pezzi di storia umana o fantastiche illusioni e quella per la cucina che mette nei piatti il modo di essere di un popolo o le fantasiose rivisitazioni di tradizioni secolari.

Uno dei punti di incontro, ben visibile, tra le due arti sono le memorabili scene ambientate a tavola o che hanno per oggetto il cibo. La sintesi di questo incontro, tutt’altro che raro nella filmografia di tutti i tempi, è racchiusa nell’ultimo libro “Il gusto del Cinema- Almanacco 2008”, della giornalista Laura Delli Colli inviata del settimanale “Panorama”. Un libro di ricette rivisitate dall'autrice e tratte da scene di memorabili film del 2008.

Ed è proprio il libro di Delli Colli con la filmografia del 2008 ad essere il filo conduttore dell’evento. Dal libro sono stati scelti 3 film che hanno in comune il tema della tolleranza, l’integrazione e la solidarietà sociale per raccontare il gusto di un cinema che ha il sapore dolce, salato, piccante ed esotico della buona tavola.

I film saranno proiettati gratuitamente al Cinema Delle Rose di Piano di Sorrento con un unico spettacolo pomeridiano previsto per le ore 18.

- Mercoledì 4 marzo “Pranzo di Ferragosto” di Gianni Di Gregorio con Valeria De Franciscis e Alfonso Santagata. Film rivelazione, premiatissimo alla Mostra di Venezia 2008, con la pasta al forno che dirà la sua sulla solidarietà sociale

- Giovedì 5 marzo “Bianco e nero” di Cristina Comencini con Fabio Volo a Ambra Angiolini. Film sull’amore che superando le barriere razziali può tutto, anche trasformare il protagonista in un improvvisato cameriere che serve polpette vegetali.

- Venerdì 6 marzo “Lezioni di cioccolato” di Claudio Capellini con Luca Argentero, Violante Placido e Neri Marcorè. Un film al cioccolato in ogni senso, dove il prelibato dolce cambierà la vita al protagonista facendogli incontrare l’amore e capire l’importanza del rispetto per i lavoratori stranieri.

Dopo ogni proiezione ci sarà la cena ispirata al film con una libera interpretazione, dei piatti presi prestito dal libro della Delli Colli, da parte dello chef di casa che sarà affiancato da uno chef stella Michelin. E quindi la tolleranza a tavola prenderà il sapore della pasta vista in “Pranzo di ferragosto”, il sapore della cucina etnica vista in “Bianco e nero” e del cioccolato visto in “Lezioni di cioccolato”. Prima della cena un giornalista esperto in enogastronomia, affiancato da un esponente dello Slow food, illustrerà i piatti ed il loro collegamento al film

L'itinerario ed i protagonisti:

- Mercoledì 4 marzo apertura del Festival al Gran Hotel "Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast" di Castellammare ore 20.30 con una cena ispirata al film “Pranzo di ferragosto” che avrà per protagonista la pasta della vicina Gragnano ed in particolare quella del pastificio “Garofalo”. In una serata dedicata alla pasta non poteva mancare la presenza del “Club Maccheronico” e del suo presidente, il noto giornalista enogastronomico Antonio Fiore. Ospite d’eccezione la scrittrice Maria Natale Orsini che con il suo romanzo “Francesca e Nunziata”, da cui è stato tratto un celebre film con Sofia Loren, ha contribuito alla diffusione della cultura della pasta artigianale. Il menù a quattro mani sarà curato, dallo chef di casa Enrico Mori e da Renato Martino chef del ristorante stellato “Vairo al Volturno”. Info/081.3946700

- Giovedì 5 marzo alla "Grillerie del Casale" di Meta ore 20.30, la cena sarà dedicata alla cucina etnica, ispirata al film “Bianco e nero”. La serata condotta dai giornalisti Stefano De Stefano e Luigi D’Alise esperti in cinema ed enogastronomia vedrà la partecipazione dello chef stellato Peppe Stanzione del ristorante “Casa del nonno 13” di Mercato San Severino che affiancherà lo chef della Grillerie Nico Ercolano. Info/081.8787722

- Venerdì 6 marzo al ristorante "Le Tre Arcate" di Piano di Sorrento ore 20.30,sarà di scena il cioccolato che con una libera interpretazione dal film “lezioni di Cioccolato” sarà il protagonista dei piatti preparati dallo chef stellato Peppe Guida del ristorante “Nonna Rosa” che affiancherà lo chef delle Tre Arcate, Salvatore Accietto. La giornalista Santa Di Salvo esperta in enogastronomia guiderà gli ospiti durante la cena di degustazione. Info/081.532 1849

- Sabato 7 marzo gran finale all'Excelsior Vittoria di Sorrento dove la giornata conclusiva prevede due eventi.
In mattinata sarà presentato il libro “ Malafemmena” di Liliana De Curtis. Un libro che racconta la vera storia della canzone scritta da Totò e celebrata anche in un famoso film. La figlia del grande Totò sarà presente all’evento
In serata il gala conclusivo con Laura Delli Colli che, affiancata da Bruno Gambacorta, Antonio Fiore, Santa Di Salvo ,farà un bilancio dell'evento coinvolgendo i giornalisti e gli chef protagonisti delle serate precedenti, tracciando un analisi della filmografia del 2008 ed il suo legame con la gastronomia ed i piatti visti nei film e poi preparati dai vari chef. Mentre lo chef del Vittoria Vincenzo Galano preparerà una cena ispirandosi, per il menù, ai tre film proiettati nelle serate precedenti. Un piatto dedicato alla pasta, uno al cacao ed uno ala cucina etnica. Una serata conclusiva che riassumerà l'itinerario svolto e lo spirito della intera manifestazione. Saranno presenti i vertici nazionali dello Slow Food, personalità del mondo della cultura Info/081.8071044

I vini in abbinamento ai piatti, creati per le quattro cene, sono delle aziende vitivinicole: “Terre di Sylva Mala”, “ Cantina Podere del Tirone” “ Marisa Cuomo” e “Terre del Principe”. Mentre i rosoli di fine pasto saranno dell’Enoteca Di Leva di Gragnano e la pasta di “Garofalo”. Inoltre, saranno utilizzati prodotti dei “Presidi Slow Food”

TUTTE LE SERATE PREVEDONO LA PARTECIPAZIONE DI UN PUBBLICO PAGANTE A PREZZO SLOW FOOD
Crowne Plaza 40euro
Grillerie Meta 35euro
Tre arcate piano35 euro
Vittoria 60 euro

giovedì, febbraio 19, 2009

VAI E SOTTOSCRIVI

Appello per il diritto alla libertà di cura

Rispettiamo l'Articolo 32 della Costituzione

Il Parlamento, con molti anni di ritardo e sull'onda emotiva legata alla drammatica vicenda di Eluana Englaro, si prepara a discutere e votare una legge sul testamento biologico.

Dopo quasi 15 anni di discussioni, chiediamo che il Parlamento approvi questo importantissimo provvedimento che riguarda la vita di ciascun cittadino. Il Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo, deve infatti tenere conto dell'orientamento generale degli italiani.

Rivendichiamo l'indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione.

Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l'integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà.

Chiediamo che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere.

Chiediamo una legge che dia a chi lo vuole, e solo a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi.

Chiediamo una legge che anche nel nostro Paese dia le giuste regole in questa materia, ma rifiutiamo che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino.

Vogliamo una legge che confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie.

Vogliamo una legge di libertà, che confermi ciò che è indicato nella Costituzione.


Primi Firmatari

Ignazio Marino, chirurgo e senatore
Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio
Corrado Augias, scrittore
Bianca Berlinguer, giornalista
Alessandro Cecchi Paone, conduttore televisivo
Maurizio Costanzo, giornalista
Guglielmo Epifani, Segretario Generale CGIL
Paolo Franchi, giornalista
Silvio Garattini, scienziato, farmacologo
Massimo Giannini, giornalista
Franzo Grande Stevens, avvocato
Marcello Lippi, Commissario tecnico della Nazionale italiana
Luciana Littizzetto, attrice e cabarettista
Alessandra Kustermann, medico, ginecologa
Miriam Mafai, giornalista e scrittrice
Vito Mancuso, teologo
Erminia Manfredi, regista
Simona Marchini, attrice e autrice
Rita Levi Montalcini, premio Nobel
Giuseppe Remuzzi, scienziato, immunologo
Stefano Rodotà, giurista
Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La Repubblica
Umberto Veronesi, oncologo
Mina Welby, delegato municipale ai diritti civili
Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale

lunedì, febbraio 16, 2009

PERDETE OGNI SPERANZA...

riporto dal sito novamag.it

PERCHE' ALL'ITALIA NON BASTEREBBE UN OBAMA...

Il 27 gennaio lo Huffington Post, ormai celebre quotidiano online statunitense fondato nel 2005 da Arianna Huffington e premiato per due anni come migliore blog politico, ha pubblicato un intervento di due giovani ricercatori italiani con un’esperienza internazionale, Alessandro Fusacchia e Fabio Oliva intitolato “Italy: No Country For Young Men“. Ne riportiamo la traduzione in italiano.

L’Italia è alla ricerca di un Barack Obama italiano. All’indomani della vittoria del primo afro-americano in un’elezione presidenziale americana, politici italiani di ogni fede, la società civile, i media e l’opinione pubblica hanno reclamato con veemenza la necessità di un’ondata di speranza e cambiamento anche per la nostra penisola.Purtroppo il vento del cambiamento non soffia sull’Italia, un paese affetto da lentezze burocratiche, scandali e una scarsa propensione all’innovazione. Anche ammesso che si riuscisse a trovare un Obama italiano, un tale individuo da solo non riuscirebbe a ridare speranza e intraprendere le riforme e le trasformazioni necessarie a un paese immobile da decenni e resistente al cambiamento. In poche parole, l’Italia non è pronta per un leader come Obama.

Il Belpaese è assediato da problemi strutturali, che hanno bisogno di risposte e soluzioni strutturali. La ricerca di una leadership come quella rappresentata da Obama - giovane, competente e capace di unire una società frammentata e abbattuta - è possibile solo a condizione che si avvii una strategia innovativa per il reclutamento e l’empowerment delle nuove generazioni.

Il rinnovamento della leadership può essere realizzato soltanto attraverso un approccio inclusivo e inter-generazionale al potere. Purtroppo, il sistema italiano - per non parlare della sua attempata classe dirigente - è ostile a questi concetti. Esso rifiuta qualsiasi meccanismo di rigenerazione rendendo l’eventuale ascesa di una figura come quella del neo-presidente americano insufficiente a risanare il paese.
L’avvento di un nuovo leader sarebbe un inutile spreco nel momento in cui manca un’intera generazione di giovani consiglieri e riformatori aperti al cambiamento necessari a dare consistenza all’azione di governo e promuovere una nuova stagione di politiche pubbliche. Chi è predisposto alla creatività e aperto al cambiamento viene messo alla porta oppure è costretto a emigrare. Un rapporto promosso dalla Fondazione Migrantes ha dimostrato che oltre la metà dei 4 milioni di italiani che vivono regolarmente all’estero ha meno di 35 anni. I giovani professionisti e i ricercatori in particolare rappresentano la colonna portante della diaspora italiana.
I settori della ricerca, delle infrastrutture e dell’energia soffrono di problemi riconducibili alle stesse cause.
Le università continuano a chiedere maggiori fondi ma allo stesso tempo sono incapaci di farne un buon uso a causa delle incoerenze burocratiche, delle lacune strutturali di cui soffre un sistema dell’istruzione in affanno a causa dell’assenza di meccanismi di valutazione e ottimizzazione delle risorse.
Nel dicembre del 2008, a Torino durante una conferenza sulle potenzialità del cosiddetto “cloud computing” - l’uso di internet come piattaforma di sviluppo tecnologico - un partecipante ha sarcasticamente chiesto ‘come si pensasse di far funzionare una piattaforma internet 2.0 in un’Italia 0.0′ dove il tasso di penetrazione della banda larga è ancora sotto il 10%. Un giovane imprenditore di una start-up, anch’egli presente alla conferenza, ha raccontato che il nuovo software che era riuscito a produrre è stato rifiutato dai rivenditori poiché ritenuto ‘troppo innovativo per il mercato italiano’. Alla fine l’imprenditore, pur di riuscire a vendere il prodotto, si è visto costretto a ridurre il livello di innovazione tecnologica del software.

Proprio come non ha alcun senso far viaggiare dei treni ad alta velocità su binari lenti, ha altrettanto poco senso avere un leader del 21° secolo come Barack Obama in un sistema politico del 20° secolo come quello italiano.
Le riforme e le trasformazioni sistemiche non possono essere ritardate in attesa dell’arrivo di un profeta politico. Bisogna passare il testimone a quegli “agenti del cambiamento” capaci di innovare tanto i contenuti quanto i metodi. Le loro voci devono essere ascoltate, i rappresentati messi in collegamento tra di loro e con i problemi del paese in maniera tale che l’aggregato possa produrre una trasformazione generale e non degli sforzi isolati.
In realtà un metodo nuovo ha già preso piede. Esso fa perno su alcuni ideali come l’innovazione audace, la lungimiranza, il pragmatismo, e l’inclusione. Nozioni e modi di pensare che i giovani professionisti e ricercatori italiani con solide esperienze all’estero - in particolare in Europa e negli Stati Uniti - hanno messo in atto per decenni.

Il cambiamento non potrà mai venire dall’esterno. Ma il cambiamento può scaturire dalle esperienze degli italiani che hanno imparato molto fuori dall’Italia e da tempo hanno voglia di dare un contributo al paese. Essi sono stanchi di essere esclusi, sono risoluti dinanzi alle avversità, ma avversi all’antagonismo tra generazioni poiché sono accesi sostenitori della collaborazione intergenerazionale e della meritocrazia. Brandiscono la spada della non-appartenenza e dell’indipendenza dai warlords della politica italiana, dell’accademia, dell’economia, e dei media nazionali in attesa che arrivi il tanto atteso momento di tornare a casa.

C’è chi sostiene che la crisi economica globale senza precedenti che ci ha investito lascia pochi margini di manovra per attuare delle riforme e dei cambiamenti radicali. Tuttavia la storia ha dimostrato l’esatto contrario. Come suggerito dall’ultimo rapporto del CENSIS, l’attuale crisi economica globale avrà pur creato una “situazione di panico collettivo” ma essa ha anche seminato il seme della speranza in una “trasformazione epocale” simile a quella realizzata nel secondo dopoguerra che appare l’unica via d’uscita percorribile. Ammesso che si faccia spazio a una nuova leadership collettiva

giovedì, gennaio 22, 2009

UN NUOVO UOMO, UN UOMO NUOVO

APTOPIX Obama InaugurationFoto © Associated Press. Dal sito www.ainostriposti.wordpress.com riporto la traduzione del discorso del presidente americano Obama, con mille ringraziamenti al traduttore per lo sforzo fatto di rendere fruibile a tanti lo spirito delle parole del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America.

grazie!

DISCORSO INAUGURALE DI BARACK OBAMA,

WASHINGTON, 20 GENNAIO 2009

Miei cari concittadini:

Mi trovo qui oggi, umile davanti al compito che ci attende, grato per la fiducia che mi avete dato, conscio dei sacrifici sopportati dai nostri antenati.
Ringrazio il presidente Bush per il suo servizio a questa nazione, e per la generosità e spirito di cooperazione che ha dimostrato durante questo periodo di transizione.

Quarantaquattro Americani hanno prestato il giuramento presidenziale. Queste parole sono state pronunciate durante maree di crescente prosperità e calme acque di pace. Tuttavia, è anche capitato che il giuramento sia stato proclamato sotto nubi incombenti e violenti temporali. In quei momenti, l’America è andata avanti non solo grazie alle capacità e alla visione delle persone agli alti posti di comando, ma poichè noi tutti, come popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri fondatori, e sinceri davanti alle nostre Carte fondamentali.

Finora è andata così, e così dovrà andare anche per questa generazione di Americani.

Il fatto che ci troviamo nel mezzo di una crisi è ora ben chiaro. La nostra nazione è in guerra contro ad una potente rete di violenza e odio. La nostra economia è pesantemente indebolita, in conseguenza dell’avarizia e dell’irresponsabilità da parte di alcuni, ma anche dal nostro fallimento collettivo di operare scelte difficili e preparare la nazione per una nuova era. Sono state perse abitazioni; sono stati tagliati posti di lavoro; molte imprese hanno chiuso. Il nostro sistema sanitario costa troppo; le nostre scuole bocciano troppi giovani; e ogni giorno porta con sè ulteriori prove che la maniera in cui usiamo l’energia rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.

Questi sono indicatori di una crisi, misurati da informazioni e statistiche. Meno misurabile, ma non meno profonda è un’indebolita confidenza che attraversa l’intera nazione - una paura persistente che il declino dell’America sia inevitabile, e che le nuove generazioni dovranno ridurre le proprie aspirazioni.

Oggi vi dico che le sfide che ci attendono sono reali. Sono serie e sono molte. Queste sfide non verranno affrontate facilmente, o in un breve periodo. Ma sappi questo, America - queste sfide verranno affrontate.

In questo giorno, ci ritroviamo qui poichè abbiamo scelto la speranza sopra la paura, l’unità di propositi sopra al conflitto e alla discordia.

In questo giorno, ci raduniamo per proclamare la fine dei problemi insulsi, delle false promesse, delle recriminazioni e dei dogmi inutili che per troppo tempo hanno strangolato la nostra politica.

Siamo una nazione giovane, ma come si evince dalle parole nella Scrittura, è giunto il tempo di mettere da parte le faccende da fanciulli. E’ giunto il tempo di riaffermare la resistenza dei nostri spiriti ; il tempo di scegliere la nostra storia migliore. E’ giunto il tempo di portare avanti quel dono prezioso, quella nobile idea, che passa da generazione in generazione: la promessa divina che gli uomini sono tutti uguali, che tutti sono liberi, e che tutti hanno diritto all’opportunità di ricercare la propria piena felicità.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, comprendiamo che la grandezza non è una cosa data per scontata. Deve essere guadagnata. Il nostro viaggio non è mai stato caratterizzato da scorciatoie o da compromessi. Non abbiamo imboccato una strada per chi non ha coraggio - per quelli che preferiscono l’ozio al lavoro, o che cercano solamente i piaceri derivanti dalla ricchezza e dalla fama. Piuttosto, è stato un percorso per chi sa prendere rischi, per chi lavora, per chi crea cose - alcuni celebrati, ma molto più spesso uomini e donne ignoti nella loro fatica, che ci hanno portato molto avanti, nel lungo e difficile sentiero verso la prosperità e la libertà.

Per noi, essi hanno messo in valigia i propri miseri averi e hanno attraversato oceani alla ricerca di una nuova vita.

Per noi, hanno faticato in pessime condizioni e hanno abitato il West; hanno sopportato il colpo di una frusta e arato dure terre.

Per noi, essi hanno combattuto e sono morti, in posti come Concord e Gettysburg; in Normandia e a Khe Sahn.

Altro tempo, e ancora questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati, e hanno lavorato fino a che le loro mani fossero dure, così che noi potessimo avere una vita migliore.

Essi videro l’America come qualcosa di più grande della somma delle nostre ambizioni individuali; qualcosa di più importante di tutte le differenze di nascita, ricchezza o fazione politica.

Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniano la nazione più prosperosa e potente della Terra. I nostri lavoratori non sono meno laboriosi di quando è cominciata la crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e i nostri servizi non sono meno necessari di quanto lo fossero la scorsa settimana, lo scorso mese o lo scorso anno. Il nostro potenziale non è diminuito. Ma il nostro tempo di starsene soddisfatti, di proteggere interessi particolari e di rimandare decisioni spiacevoli - quel tempo è decisamente passato. A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, scuotere la polvere di dosso e cominciare nuovamente l’impresa di ricostruire l’America.

Poichè, ovunque si volga lo sguardo, c’è del lavoro da fare. Lo stato dell’economia richiede azione, forte e veloce, e noi ci attiveremo - non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per preparare nuove fondamenta per la crescita. Costruiremo ponti e strade, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano il nostro commercio e ci tengono in contatto. Riporteremo la scienza al ruolo che le spetta, e raccoglieremo i prodigi della tecnologia per aumentare la qualità del sistema sanitario e abbassare i suoi costi. Mieteremo dal sole, dal vento e dalla terra per dare energia alle nostre macchine e alle nostre industrie. E trasformeremo le nostre scuole e le nostre università perchè sappiano sostenere le richieste di una nuova era. Tutto questo possiamo fare, e tutto questo faremo.

Ora, ci sono alcuni che mettono in dubbio la scala delle nostre ambizioni - che suggeriscono che il nostro sistema non riesca a tollerare troppi grandi progetti. Le loro memorie sono brevi. Essi hanno infatti dimenticato quello che questa nazione ha già fatto; quello che uomini e donne libere possono ottenere quando l’immaginazione si sposa con un comune proposito, e la necessità con il coraggio.

Ciò che i cinici non comprendono è che il terreno si è rivoltato sotto i loro piedi - che i soliti argomenti politici che ci hanno consumato per così tanto tempo non si applicano alla situazione corrente. La domanda che ci facciamo oggi non è se il governo sia troppo grande o troppo piccolo, bensì se esso sia efficace -se stia aiutando le famiglie a trovare lavoro con una giusta paga, se provveda a cure accessibili, a pensioni dignitose. Se la risposta sarà sì, allora andremo avanti. Se sarà no, i programmi verranno interrotti. E coloro tra noi che amministrano il denaro pubblico verrano ritenuti responsabili nello spendere con saggezza, nel riformare le cattive abitudini e nel condurre il proprio lavoro alla luce del giorno - poichè solo in questo modo potremo ricostruire la fiducia vitale tra un popolo e il suo governo.

La domanda davanti a noi non è neppure se il mercato sia una forza positiva o negativa. Il suo potere di generare ricchezza e espandere la libertà è impareggiabile, ma questa crisi ci ha ricordato che, senza un occhio vigile, il mercato può perdere il controllo, e una nazione non può prosperare a lungo quando favorisce solamente i più ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalla misura del nostro prodotto interno lordo, ma anche dalla sua capillare distribuzione; dalla nostra capacità di estendere le opportunità a chiunque le cerchi - e non per spirito di carità, ma per convinzione che si tratti della strada più sicura verso il bene comune.

Per quanto riguarda la nostra difesa, rigettiamo come falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali. I nostri Padri Fondatori, davanti a rischi che possiamo solo lontanamente immaginare, hanno preparato un documento per che assicurasse il valore assoluto della legge e i diritti dell’uomo. Un documento poi esteso grazie al sangue di generazioni. Quegli ideali ancora oggi illuminano il mondo, e non ce ne priveremo per miseri espedienti. Per questo motivo, a tutti i popoli e ai governi che oggi ci osservano, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove nacque mio padre: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che cerca un futuro di pace e dignità, e che siamo pronti a guidare il mondo ancora una volta.

Ricordatevi che le passate generazioni hanno sconfitto il fascismo e il comunismo non solo con missili e carrarmati, ma anche con forti alleanze e con durevoli convinzioni. Essi capirono che il nostro potere da solo non ci può proteggere, e che non ci autorizza a fare quello che ci pare. Al contrario, compresero che il nostro potere si accresce tramite un suo uso prudente; la nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle tempranti qualità dell’umiltà e del controllo di sè.

Noi siamo gli eredi di questo patrimonio. Guidati da questi principi, ancora una volta sapremo confrontarci con nuove minacce, che richiederanno uno sforzo ancora maggiore - una più grande cooperazione e comprensione tra nazioni. Cominceremo a lasciare l’Iraq in modo responsabile alla sua gente, e a costruire una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con vecchi amici e antichi nemici, lavoreremo senza stancarci per diminuire la minaccia nucleare e per cancellare lo spettro del riscaldamento globale. Non chiederemo scusa per il nostro modo di vita, e non tremeremo quando dovremo difenderlo, e per coloro i quali cerchino di avanzare le proprie mire inducendo il terrore e massacrando innocenti, diciamo loro che il nostro spirito è più forte e non può essere spezzato; non potete durare più di noi, e vi sconfiggeremo.

Questo fatto si basa sulla consapevolezza che il mosaico delle nostre origini è una forza, non una debolezza. Siamo una nazione di Cristiani e Musulmani, di Ebrei e di Indù - e di non credenti. Siamo caratterizzati da ogni lingua e ogni cultura, attirata da ogni parte del mondo; e poichè abbiamo assaggiato il boccone amaro della guerra civile e della segregazione, e siamo emersi da quell’oscuro capitolo più forti e più uniti, non possiamo che credere che gli odi antichi un giorno passeranno; che i confini tribali presto si dissolveranno; che mentre il mondo si fa sempre più piccolo, presto il senso della nostra comune umanità si farà evidente; e l’America deve giocare il proprio ruolo nell’introdurre una nuova era di pace.

Al mondo Musulmano, dico che stiamo cercando una nuova via per andare avanti, basata su un interesse e su un rispetto reciproco. Ai governanti nel mondo che cercano di fomentare conflitti o incolpano l’Occidente dei problemi nelle proprie rispettive società - sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno per ciò che avrete costruito, non per ciò che avrete distrutto. A coloro i quali si tengono al potere tramite la corruzione, la falsità e la repressione del dissenso, sappiate che siete sul fronte sbagliato della storia; ma saremo pronti a darvi la mano se sarete disposti a distendere il pugno.

Ai popoli delle nazioni povere, vi promettiamo che lavoreremo assieme a voi per far sì che le vostre fattorie siano rigogliose e che acque pulite possano scorrere; per nutrire corpi affamati e sfamare menti desiderose di sapere. Alle nazioni che, come la nostra, godono di una relativa ricchezza, diciamo che non possiamo più permetterci l’indifferenza alla sofferenza che ha luogo fuori dai nostri confini; e non possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza curarci degli effetti. Il mondo è cambiato, e noi dobbiamo cambiare con esso.

Mentre consideriamo la strada che si dispiega davanti a noi, ricordiamo con umile gratitudine quei coraggiosi Americani che, in questo preciso istante, stanno pattugliando deserti desolanti e montagne lontane. Essi ci dicono qualcosa oggi, proprio come gli eroi caduti che riposano ad Arlington ci sussurrano da generazioni. Noi li onoriamo non solo poichè sono i guardiani della nostra libertà, ma anche poichè incarnano lo spirito di servizio; un desiderio di trovare un significato in qualcosa di più grande di loro stessi. E ancora oggi, in questo momento, un momento che definirà una generazione, è precisamente questo spirito che ci deve conquistare.

Poichè per quanto il governo possa e debba fare, alla fine gli elementi su cui si regge questa nazione sono la fede e la determinazione del popolo Americano. E’ la generosità di accogliere in casa un forestiero quando si rompe una diga, è l’altruismo dei lavoratori che preferiscono tagliare le proprie ore di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il proprio posto: queste sono le cose che ci fanno luce durante le ore più buie. E’ sia il coraggio dei pompieri che si buttano in una scala piena di fumo, sia la decisione di due genitori di crescere un figlio, a decidere del nostro destino.

Può darsi che le nostre sfide siano nuove. Gli strumenti con cui le affronteremo saranno nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - queste sono cose antiche. E sono cose vere. Sono state le forze silenziose del progresso attraverso la nostra storia. Ciò che si chiede oggi è un ritorno a queste verità. Ciò che si chiede oggi è una nuova era di responsabilità, una presa di coscienza, da parte di ogni Americano, che abbiamo dei compiti per noi stessi, per la nostra nazione e per il mondo. Compiti che non accettiamo mugugnando ma che piuttosto abbracciamo felici, fermi nella consapevolezza che niente soddisfa il nostro spirito e definisce il nostro carattere come il fare del nostro meglio nei momenti più difficili.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.

Questa è la sorgente della nostra confidenza - la consapevolezza che Dio ci ha chiamati per dare forma ad un destino incerto.

Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo - uomini, donne e bambini di ogni razza e fede si riuniscono per festeggiare su questa magnifica spianata, e un uomo il cui padre meno di sessant’anni fa non avrebbe potuto farsi servire a un ristorante può ora stare qui davanti a voi e prestare un solenne giuramento.

Teniamo dunque questa giornata come un ricordo, di quello che siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Negli anni della nascita degli Stati Uniti, nei mesi più freddi, vi era una piccola banda di patrioti, stretti intorno a piccoli fuochi, in un accampamento sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. In un momento in cui l’esito della rivoluzione era in dubbio, il padre della nostra nazione ordinò che queste parole fossero lette al popolo:

“Che sia reso noto al mondo futuro… che nel profondo dell’inverno, quando nulla se non la speranza e la virtù sarebbe potuto sopravvivere, la città e la nazione, allarmate per il comune pericolo, si fecero avanti per affrontarlo”

America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno delle nostre difficoltà, ricordiamoci di quelle parole senza tempo. Con la speranza e con la virtù, affrontiamo coraggiosamente ancora una volta le correnti gelide e resistiamo a qualsiasi tempesta si possa presentare. Facciamo sì che i figli dei nostri figli possano dire, un giorno, che quando noi fummo provati, ci rifiutammo di concludere questo viaggio, di tornare indietro o di esitare. Essi potranno dire che noi, con gli occhi fissi all’orizzonte e la grazia di Dio sopra di noi, portammo avanti il grande dono della libertà e lo consegnammo intatto alle future generazioni.

La traduzione si basa sul transcript rilasciato dalla National Public Radio e che trovate al link:

www.ainostriposti.wordpress.com/2009/01/21/discorso-inaugurale-di-obama-in-italiano/