mercoledì, aprile 15, 2009

NATZINGER COLPISCE ANCORA...

da LA STAMPA.IT:
Stop del Vaticano alla figlia di JFK




Caroline Kennedy definita "troppo liberal", bocciata la sua candidatura ad ambasciatrice
GIACOMO GALEAZZI - CITTÀ DEL VATICANO
Avvocato, cresciuta nella più nota famiglia cattolica degli Stati Uniti, un’educazione nel Collegio del Sacro Cuore in Massachusetts, scrittrice. Un profilo sicuramente adatto a ricoprire un ruolo delicato come quello di ambasciatore americano presso la Santa Sede. Ma neppure il cognome altisonante le ha aperto un varco Oltretevere: Caroline Kennedy, figlia di JFK e grande supporter di Obama durante la campagna elettorale per le presidenziali, non è gradita in Vaticano. E’ troppo liberal, perché è favorevole alla libera scelta su staminali, aborto, eutanasia. Dunque «non è la persona adatta a dialogare con la Chiesa sulle questioni eticamente sensibili». Obama come Sarkò: la Santa Sede dice no a Caroline Kennedy e rigetta la proposta arrivata da Washington con la certezza del gradimento. Se per l’investitura dell’ambasciatore in Vaticano il presidente francese ha incassato dodici mesi di no a candidati gay, protestanti, divorziati o «inadatti per ragioni personali o situazioni matrimoniali irregolari» (poi, «nomen omen», è stato scelto Lefebvre, omonimo dell’arcivescovo scismatico), non va meglio al suo collega statunitense, non a caso ancora in attesa di udienza Oltretevere durante il G8 di luglio in Sardegna. Un intoppo diplomatico tanto più grave, in quanto è esploso mentre i vescovi Usa tuonano quotidianamente contro il nuovo corso di Washington.

La Curia, su sollecitazione dell’episcopato americano in rotta con i credenti «pro choice» su aborto, eutanasia e staminali embrionali, ha riservatamente negato il proprio «placet» all’indicazione di Caroline, figlia del primo e finora unico inquilino cattolico della Casa Bianca. Una decisione unilaterale che, in base ad una convenzione diplomatica di mezzo secolo fa, non richiede spiegazioni ufficiali. Non è l’erede del clan Kennedy la figura-ponte, la cattolica «pro life» (ammesso che tra i democratici ce ne siano) che la Santa Sede attende per riprendere il dialogo dopo anni di «filo diretto» nell’era Bush. Un grattacapo non da poco per l’uomo più potente del mondo. Come sostituta della «teocon» Mary Ann Glendon, introdotta nei Sacri Palazzi al punto da guidare delegazioni vaticane alle conferenze internazionali e da essere cooptata nelle accademie pontificie, la Segreteria di Stato retta dal cardinale Tarcisio Bertone non gradisce una super-attivista della campagna elettorale di Obama, giocata in antitesi alle gerarchie ecclesiastiche su scienza e morale. Si ripete così il copione di un anno fa, quando Parigi non trovava un ambasciatore eterosessuale e monogamo da inviare in Vaticano. E, non riuscendo l’Eliseo a insediare un nuovo rappresentante diplomatico presso la Santa Sede, si incappò in una «prima volta» che fece scalpore. Benedetto XVI, infatti, visitò la Francia accompagnato da un semplice segretario di ambasciata, Pierre Clochard.

Un’anomalia passata tutt’altro che inosservata nel protocollo diplomatico e che ora finisce in secondo piano per le «difficoltà» di Obama. Finora nessuno dei candidati scelti dalla Casa Bianca è apparso adatto al Vaticano. Un percorso in apparenza semplice (considerato il gran numero di personalità cattoliche in vista negli Usa) ma che si sta rivelando irto di ostacoli. Il problema della sede «vacante» è stato richiamato un mese fa dal portavoce papale padre Federico Lombardi di fronte all’ipotesi di un incontro tra il Pontefice e Obama. Quale ambasciatore degli Stati Uniti in Vaticano, la nuova amministrazione voleva qualcuno, anche al di fuori della diplomazia, che potesse dare lustro al Paese e la primogenita di Jfk sembrava corrispondere all’identikit. Nei Sacri Palazzi si sottolinea che «in un momento di tensione sui temi eticamente sensibili, è preoccupante che l’ambasciata Usa presso il Vaticano non abbia un titolare». Ma Sarkò e Obama non sono gli unici. Anche con l’Argentina, sotto il pontificato di Joseph Ratzinger, si è registrata la medesima impasse per il no vaticano all’ex ministro della Giustizia, Alberto Iribarne, divorziato e fautore delle iniziative legislative sull’aborto e la contraccezione. Un po’ come l’altro candidato Usa bocciato dalla Curia, cioè Douglas Kmiec, il boss cattolico del Partito democratico che spalleggia Obama nei finanziamenti alla ricerca sulle staminali embrionali e alle Ong abortiste. «Senza ambasciatore, nessuna udienza al presidente Usa per il G8», spiegano Oltretevere, dove accresce l’imbarazzo anche l’invito a metà maggio a Obama da parte della Notre Dame, università cattolica dell’Indiana, che ha già scatenato le proteste delle diocesi d’America.

/www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200904articoli/42818girata.asp

venerdì, aprile 10, 2009

SENZA VERGOGNA!

da PEACE REPORTER riprendo e pubblico:

Chi lo ha costruito, l'ospedale San Salvatore dell'Aquila?

Chi lo ha costruito, l'ospedale San Salvatore dell'Aquila?
Tutti gridano allo scandalo, e giustamente, perché quell'ospedale, finito di costruire e inaugurato alla fine degli anni '90, è venuto giù come un fuscello. Un'ala è completamente crollata, mentre il resto della struttura è stata dichiarata inagibile al 90 percento, mentre le autoambulanze continuavano a scaricare proprio lì decine di feriti.

Il crollo hanno causato la morte di due bambini ricoverati in pediatria.

I lavori di costruzione dell'ospedale sono iniziati nel 1972, trentasette anni fa. Per ultimarlo, dunque, ci sono voluti quasi trent'anni.

La spesa prevista era di 11 miliardi e 395 milioni di lire, la capienza di 1.100 posti.

Poi, mano a mano che il tempo passava, i posti letti previsti nel progetto originale, si sono ridotti a d essere 560. Un bel risparmio?
No di certo, perché quasi alla fine dei lavori l'ospedale sarà costato circa 164 miliardi di lire. Cioé circa 84.698.931 (leggasi più di ottantaquattro milioni di euro e mezzo).

L'Ospedale di cardiochirurgia che Emergency ha costruito a Khartoum (questo) è costato 12 milioni. Chiavi in mano. Attrezzature biomedicali comprese. Utile sapere però che sia le strutture che i biomedicali cardiochirurgici sono quanto di più caro esista in chirurgia.
Per costruire quell'ospedale (in Africa, nei pressi del deserto, non vicino ad un centro cittadino europeo) ci sono voluti meno di tre anni. I primi scavi erano partiti nell'ottobre 2004, l'ospedale si è inaugurato nel marzo del 2007. E, a detta di tutti i tecnici che lo hanno visto e toccato, e di tutti i chirurghi che ci han lavorato, quell'ospedale, con i suoi pannelli solari per l'energia, i suoi sistemi di filtraggio dell'aria e le altre tecnologie impegate, è uno dei più belli del mondo.

Dicevamo che l'ospedale San Salvatore, quasi alla fine dei lavori, era costato 84,7 milioni di euro. Quasi alla fine perché per finire i lavori ce ne sono voluti altri 16. Totale, quasi 101 milioni di euro. Nove volte di più di uno dei centri di cardiochirurgia migliori al mondo.

Una inchiesta parlamentare, che risale al 2000, che è anche l'anno in cui il San Salvatore fu inaugurato, aveva messo in rilievo «l'irrazionalità e l'obsolescenza dell'impianto costruttivo, la scarsa qualità dei materiali impiegati oltre all'enorme dispersione dei percorsi orizzontali».

Come dire, si sapeva tutto fin dal giorno dell'inaugurazione del San Salvatore.

Ma chi ha consegnato "chiavi in mano" quel catorcio assassino di ospedale alla Asl dell'Aquila? Una piccola ditta di costruzioni, poco nota al pubblico e alle cronache: l'Impregilo.

Cioé la più importante azienda di costruzioni italiane, quella stessa che apre il suo sito con la frase "il progresso, la più grande delle nostre opere", che nel 2007 ha chiuso con un fatturato di 2.627 miliardi di euro e con un risultato di 131.2 milioni.
Una azienda che ha tra i suoi consiglieri di amministrazione persone del calibro di Beniamino Gavio (Società iniziative Autostradali), Andrea Novarese (Gemina Spa), Giuseppe Piaggio e Claudio Cominelli, che sono anche consiglieri di amministrazione della Atlantia (la ex Autostrade Spa) del gruppo Benetton. In Atlantia Piaggio e Cominelli siedono di fianco a Alberto Clò, che a sua volta è consigliere della Italcementi, che vede nel consiglio di amministrazione anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Oltre a loro, nel consiglio di amministrazione siede anche Nicola Fallica, a sua volta consigliere di amministrazione della Immobiliare Lombarda della famiglia Ligresti.

Il gotha delle costruzioni, dunque, gestisce Impregilo, che è la stessa azienda che sta costruendo l'alta velocità tra Milano e Napoli e tra Torino e Venezia. Quella stessa che sta ammodernando (come ha ammodernato l'ospedale San Salvatore?) la Salerno-Reggio Calabria, per cui ha appena chiesto un prolungamento di tre anni per la consegna dei lavori.
Quella stessa a cui il governo vorrebbe affidare i lavori per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e delle nuove centrali nucleari.
Quella stessa che aveva in gestione, attraverso la Fibe, il processo di smaltimento dei rifiuti della regione Campania.
Per contratto, i lavori di costruzione dell'inceneritore di Acerra, sarebbero dovuti terminare nel 2003. Sono finiti nel 2009, con sei anni di ritardo. Sei anni che sono costati centinaia di milioni di Euro e la disperazione degli abitanti della Campania, sommersi dai rifiuti.

Fu l'Impregilo, dunque, a consegnare l'ospedale San Salvatore alla azienda sanitaria de L'Aquila. Quell'ospedale, l'altroieri, ha ucciso.

http://it.peacereporter.net/articolo/15084/Senza+vergogna