mercoledì, dicembre 26, 2007

Degustazione con l’autore

“Degustazione con l’autore” al
Grand Hotel Excelsior Vittoria


Sabato 29 dicembre a partire dalle ore 17.30
incontro con lo scrittore Giuseppe Montesano


Sorrento, 20 dicembre 2007 – “Degustazione con l’Autore” al Grand Hotel Excelsior Vittoria di Piazza Tasso.
Una degustazione tutta letteraria accompagnata da piccoli assaggi di prelibatezze e sorsi di vino rosso. Una serata in puro stile baudelariano per presentare l’ultimo libro dello scrittore Giuseppe Montesano.
Sabato 29 dicembre alle ore 18.30 nei suggestivi saloni dello storico albergo sorrentino si terrà l’incontro con l’autore dell’opera “Il ribelle in guanti rosa – Charles Baudelaire”, Mondadori 2007.
Presenterà il giornalista Vincenzo Aiello, con la partecipazione della Dottoressa Mariella Nica.

Giuseppe Montesano, scrittore di fama, giornalista, traduttore ed esperto di letteratura francese si cimenta in questo libro con uno degli autori più accattivanti della letteratura mondiale.
La profonda conoscenza di Baudelaire, del contesto sociale e storico di allora hanno guidato Montesano in questa biografia del poeta francese protagonista della più eccezionale esperienza di tutta la poesia moderna.

“A capofitto”, “Nel corpo di Napoli”, “Di questa vita menzognera” sono alcuni dei romanzi che tracciano il percorso creativo di Montesano che da Napoli ha sempre guardato con estremo interesse agli interrogativi esistenziali dei filosofi e degli scrittori di ogni tempo, con particolare riferimento al “ribelle in guanti rosa”.

Charles Baudelaire amava ripetere:
“Bisogna essere sempre ebbri. E' l'unico problema, non c'è altro. Inebriarsi senza tregua per non sentire l'orrendo fardello del Tempo che vi rompe la schiena, che vi inginocchia al suolo. Ebbri! Ma di che cosa? Di vino, di poesia o di virtù: a piacer vostro. Ma inebriatevi.”

La degustazione letteraria con Giuseppe Montesano, in omaggio al poeta dei “Fleurs du mal”, risulterà una piacevole miscela dei tre elementi: vino, poesia e virtù.

Dopo la presentazione del libro seguirà una degustazione, a base di pietanze beneauguranti, per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Dalle tradizionali lenticchie ai dolci portafortuna: un viaggio alla scoperta delle tradizioni gastronomiche regionali con brindisi finale al 2008.

Per informazioni:
Grand Hotel Excelsior Vittoria Sorrento
Tel. 081 8777111 - Fax 081 8771206 www.exvitt.it

lunedì, dicembre 17, 2007

MARCO TRAVAGLIO SAYS

Gli insaccàti

Uliwood party
da l'Unità del 14 dicembre 2007

Il cosiddetto ministro della Giustizia Mastella ha subito capito qual è il problema: non Berlusconi che si compra i senatori un tanto al chilo, ma i magistrati che l’hanno scoperto e i giornalisti che l’hanno scritto. Diagnosticata la malattia, ecco la cura: «Ho presentato un ddl sulle intercettazioni che ha raccolto ampi consensi alla Camera, ma è fermo al Senato. Se si sblocca, si risolve il problema. Che esiste. Ma non solo quando tocca qualcuno. Se tocca me, nessuno interviene».

Mastella - parlando a margine della presentazione del calendario dell’Associazione per i disturbi alimentari e l’obesità - è coerente. L’altro giorno gli hanno arrestato il 50% della delegazione Udeur al governo: il sottosegretario Verzaschi (l’altro 50% è Mastella). Ora, se i pm non possono più intercettare, i reati non si scoprono più e per l’Udeur è un bel vantaggio. Ma basterebbe pure - come da legge Mastella - impedire ai giornali di scrivere e ai cittadini di sapere.

Così pure Bellachioma può comprarsi i senatori che gli occorrono senza che la cosa si sappia in giro, disturbando fra l’altro il dialogo sulle riforme. Il sen. avv. Guido Calvi, in una memorabile intervista al Corriere, non dice una parola sul capo dell’opposizione che compra senatori di maggioranza. Parole di fuoco, in compenso, per pm e giornalisti: «Ho sempre paura che qualche magistrato, come dire? possa deviare nell’esercizio delle sue funzioni», nel qual caso «il controllo del Csm deve diventare estremamente rigoroso». Poi, si capisce, una bella legge destra-sinistra per silenziare i giornali «prima dell’uso processuale delle intercettazioni», e «punizioni severe a chi sgarra». Tolleranza zero per stampa e toghe. Per Berlusconi no, anzi il dialogo deve proseguire indisturbato: «Credo e spero che questa vicenda giudiziaria resti separata dalla politica». Uno tenta di comprarsi i senatori dell’Unione e l’Unione che fa? «Separa la vicenda giudiziaria dalla politica». Come se la compravendita non fosse avvenuta al Senato, ma al mercato del pesce. Basta parlar d’altro.

È quel che fa Paolo Guzzanti sul Giornale della ditta: che il suo capo compri senatori, dopo aver strillato per 13 anni al «ribaltone», non gli fa né caldo né freddo. Lui preferisce ricordare «quando passeggiavamo con Saccà per chilometri avanti e indietro sulla terrazza del Psi parlando di politica». Che tenero. Anche Littorio Feltri, solitamente così vispo, non ha ben capito qual è la notizia: anziché del Capo che compra senatori, lui parla delle quattro «attrici» raccomandate da Silvio a Saccà. Confessa di essere pure lui un raccomandatore, poi domanda: «Chi non ha raccomandato qualcuno? È un reato?».

Questi signori sono così spudorati da pensare che facciano tutti come loro. Pure Tweed Berty, secondo l’amico Curzi, «è arrabbiato e seriamente preoccupato». Ma non col Cavaliere, anzi: «Berlusconi è un animale politico e sulle riforme è un interlocutore indispensabile». Ce l’ha con la Procura di Napoli che calpesta le «prerogative dei parlamentari sancite dalla Costituzione». Cioè vuol sapere se i pm di Napoli sono impazziti e hanno intercettato Berlusconi. Naturalmente non è così: intercettato era Saccà, non Berlusconi, il quale astutamente usava un cellulare della scorta (perfettamente intercettabile). E poi il Parlamento ha appena massacrato Forleo perché aveva chiesto alle Camere il permesso per usare intercettazioni indirette di parlamentari per indagarli, mentre - han sostenuto destra e sinistra - per indagare D’Alema e Latorre non occorreva alcuna autorizzazione.

Oggi, per Berlusconi (come per Mastella a Catanzaro), han di nuovo cambiato idea: occorre l’ok anche per acquisire tabulati e telefonate. Poi c’è il cosiddetto Garante della Privacy che, come sempre quando c’è di mezzo un Vip, annuncia in tempo reale l’apertura di una pratica: non a tutela del sen. Randazzo, a cui hanno addirittura spiato i conti correnti per stimare il suo eventuale prezzo; ma a tutela di Berlusconi. Il dito indica la luna e tutti guardano il dito.

Fortuna che, a entrare nel merito dei fatti, c’è il Cavaliere. Che, senz’accorgersene, confessa: «Non ho corrotto nessuno, ho solo promesso». purtroppo per il Codice penale la corruzione scatta quando uno «dà o promette denaro» all’incaricato di pubblico servizio. Ma i suoi onorevoli avvocati, con quel che gli costano, non gli hanno spiegato niente?

THANKS TO TAM TAM PIPOL


sabato, dicembre 08, 2007

ETA BETA E OPEN CLUB FOR AIFO

PIANO DI SORRENTO 16 DICEMBRE 2007

ANTICO CAPANNONE DEL MERCATO ORTOFRUTTICOLO

ore 15,30 CHRISTMAS GAMES

ore 19,30 ROCKCHRISTMAS

Eta Beta & Open Club for AIFO, sport e musica per la solidarietà. E’ questo l’evento che apre le manifestazioni natalizie a Piano di Sorrento e che rilancia il messaggio forte di Raul Follereau: “Vivere E’ aiutare gli altri a vivere”. La manifestazione, con il Patrocinio del Comune di Piano di Sorrento Assessorati allo Sport e alla Cultura e Spettacolo, si terrà a Piano di Sorrento il 16 dicembre dalle ore 15,30 fino a sera, all’interno dell’Antico Capannone del Mercato Ortofrutticolo, ed è organizzata dall’Associazione Culturale Eta Beta e dalla Palestra Open Club per la prima insieme perché convinte che sport e musica aprono la mente e il cuore.

L’evento nasce per offrire a tutti un’occasione per aiutare i bambini a cui è stata negata l’infanzia e per i quali il Natale della gioia non esiste.

Perché l’AIFO? Perché l’Associazione Italiana Amici di Raul Follereau si interessa degli ultimi e in modo particolare dei bambini malati di lebbra, una malattia terribile che, nel nostro mondo così paradossalmente globalizzato e tecnologizzato, esiste ancora e non lascia scampo.

Eta Beta & Open Club for AIFO è un’idea nata per caso, come nascono le cose più belle, parlando tra amici e manifestando il desiderio di realizzare qualcosa che potesse coinvolgere generazioni diverse per un unico grande obiettivo: la solidarietà. Grazie alla collaborazione con la referente AIFO della Penisola Sorrentina, la Prof.ssa Maria Luisa Gargiulo, sono stati attivati tutti i contatti anche con i referenti nazionali per dare a questa Associazione ampia visibilità anche in Penisola Sorrentina.

E allora cosa succederà il 16 dicembre dalle ore 15,30 fino a sera inoltrata? Salvatore e Rachele Aiello dello Staff Open Club Palestra, (www.openclubpalestra.it), come ogni anno, hanno messo in campo tutte le loro energie per ospitare un grande evento sportivo, i CHRISTMAS GAMES, giochi e percorsi a premi destinati gratuitamente ai bambini di tutte le età. Grande novità dell’anno è la presentazione del corso di scherma sotto la guida del maestro Giovanni Gargiulo, con una vera e propria gara. Il team Openclub ospiterà, inoltre, tre Scuole di Scherma: i F.lli Maristi di Giugliano, la Scherma Olimpica di Napoli e la Scuola del Buon Consiglio di Grumo Nevano.

Durante le gare ci sarà la raccolta fondi pro A.I.FO. (www.aifo.it) e l’estrazione di bellissimi premi offerti con grande generosità dagli sponsor della manifestazione.

Per il gran finale dei Christmas Games è previsto l’arrivo di Babbo Natale che premierà tutti i giovani partecipanti alle gare, già 150 tra bambini e ragazzi coinvolti, in più ospite d’onore sarà il campione olimpionico di scherma Sandro Cuomo con la sua preziosa medaglia d’oro.

Dalle 19,00 in poi la ‘maratona’ pro AIFO continua e lo sport lascerà il posto alla musica, dando il via al ROCKCHRISTMAS, esibizione di band musicali che attraverseranno rock, jazz, blues e rap per una grande ‘fusion’ di solidarietà. Il RockChristmas, curato dall’Associazione Eta Beta con la consulenza musicale di Franco Maresca e del suo attivissimo sito Vivodalvivo.it, vedrà la partecipazione delle band OUT OF ORDER, ARETON CLUB, THE B SIDE BAND, RESURREXTION. Guest Star sarà il cantautore napoletano CIRO SEBASTIANELLI, autore di pezzi famosi come Laura e Il Buio e Tu con cui arrivò in finale a Sanremo nel 1978. Ciro Sebastianelli presenterà con la sua voce grintosa alcuni brani del suo ultimo cd e il pezzo Io canto, inedito, realizzato in duetto con Roberto Murolo e riproposto nel cd con videoclip Il mio amico Roberto Murolo, uscito a novembre 2007.

Quanto ai gruppi musicali che si esibiranno, gli OUT OF ORDER sono una band di giovanissimi nata nel dicembre del 2005; dopo vari cambi di formazione è attualmente composta da: Andrea Amiranda – voce, Claudio De Rosa – sax, Gianmarco Maresca – tastiere, Jacopo Maresca – batteria. La loro musica è una costante ricerca di un sound che leghi il jazz al pop e al blues, attraverso la rielaborazione di cover di brani attuali o scelti tra i classici jazz del passato. (www.myspace.com/outoforderblog)

Gli ARETON CLUB sono una formazione composta da Rosario Lo Tito - voce e chitarra elettrica, Dario Pappalardo - chitarra elettrica, Felice Castellano - piano e tastiere, Enzo De Stefano - basso elettrico, Enzo Amura - batteria. Il gruppo propone brani originali di Rosario Lo Tito e cover, per un genere che loro stessi amano definire "regressivo", in quanto legati alla tradizione musicale dei cantautori italiani e a quella del rock, e contaminati da tutti quei generi che hanno influenzato i vari componenti della band: dal jazz all'hard rock, passando per il blues ed il funky.

I THE B SIDE BAND THE B SIDE BAND sono un gruppo di amici over 40enni che si sono ritrovati a suonare insieme dopo quasi 30 anni, per proporre un repertorio elaborato nell’ambito di un particolare progetto musicale: rilanciare lo spirito dei cult movie The Commitments e The Blues Brothers e riscoprire per riproporre in pubblico i classici della Black Music anni 60/70 (Soul e Rhythm and Blues). La band è composta da Maurizio Pollio – chitarra ritmica, Vincenzo Castellano – chitarra ritmica, Peppe Langella – chitarra solista, Franco Carrino – basso elettrico, Peppe Lavagna – tastiere, Nino Esposito – batteria, Antonio De Rosa – sax, Enzo Amura – tromba, Nello D’Angelo – tromba, Donato Bilotti – voce, Rossana De Martino – voce, Maria Sorrentino – voce.

I RESURREXTION sono un gruppo Hip Hop nato nel 2002 e negli ultimi 2 anni ha collezionato oltre 130 live in tutta Italia. I front-man Resurrextion sono Mauro "Marsu" e Gennaro "Jen-One"“Roberto" Dj Spider" e del breaker Maurizio "Skizzetto".
Il gruppo esprime, in dialetto Napoletano, tematiche crude e reali, con una scrittura di impatto e riflessiva che affronta e "dipinge" il disagio, ma anche la voglia di rivalsa e genuinità della propria terra e lo fa con coscienza e conoscenza andando ad inserire la tradizione napoletana in una sorta di inter-scambio musicale con la cultura Hip Hop. Ciò che ne risulta è certamente una musicalità, un suono e delle tematiche estremamente riconoscibili, forti e soprattutto originali.
con il supporto di (www.myspace.com/resurrex).

martedì, dicembre 04, 2007

Unicuique suum

Il blog di Stepniak ci segnala l'intervento di Scalfari su Repubblica a commento dell'enciclica di Benedetto XVI, "Spe Salvi":

Il Papa che rifiuta il mondo moderno
di EUGENIO SCALFARI

L'ANNUNCIO che la seconda enciclica del Papa, dopo quella sull'amore e sulla "caritas", sarebbe stata dedicata alla speranza aveva suscitato in me una viva aspettazione. Il cammino di Benedetto XVI verso la pienezza del suo magistero era stato fin qui piuttosto incerto, la sua decantata teologia soggetta a mutamenti a volte repentini, la sua vocazione pastorale crescente anche se non paragonabile a quella, tanto più drammaturgica e spettacolare, del suo predecessore.

Nei mesi più recenti era emersa una tonalità critica nei confronti della grande revisione conciliare e in un certo senso modernista del Vaticano II, dove dottori e pastori della Chiesa in vesti episcopali avevano aperto alla modernità, all'ecumenismo e perfino ai laici non credenti mettendosi in ascolto per trasmettere il messaggio evangelico e per conciliarlo con le risposte del pensiero laico, della morale laica e della razionalità.

Il Papa sembrava revocare in dubbio il messaggio conciliare e scavalcare a ritroso almeno due dei pontificati precedenti, quello di papa Roncalli e quello di papa Montini, tornando piuttosto alla Chiesa pacelliana e anche più indietro.

Sensazioni tuttavia, ancora incerte. Mitigate - debbo dirlo - dall'apprezzamento sincero dell'opera di Pietro Scoppola, manifestato da Ratzinger in persona in occasione della sua morte con parole inusitate di lode verso un cattolico la cui posizione nei confronti del mondo moderno era di tutt'altro segno di quella ormai prevalente nella Chiesa di Roma.

Perciò attendevo con interesse la seconda enciclica sperando che da essa si potessero trarre maggiori lumi sul pensiero di papa Ratzinger. Così infatti è stato. Anticipo qui il mio giudizio sul documento papale: Benedetto XVI ha voltato le spalle al Concilio Vaticano II.


Lo deduco da una lettura attenta del testo che del resto è estremamente chiaro.

Per certi cattolici il pensiero di un laico non credente può forse non avere rilievo alcuno o può esser tacciato di indebita interferenza. Respingo questa seconda obiezione: i non credenti sono stati da sempre "terra di missione" per la Chiesa; sarebbe dunque molto strano che gli si voglia chiuder la bocca quando essi parlano a chi vuol parlare con loro.

Quanto alla prima obiezione, quella dell'irrilevanza, essa ha un carattere soggettivo e non può esser presa in considerazione se non si munisca di argomenti forti ed espliciti in aperto contraddittorio. Anche i non credenti infatti hanno uno spazio pubblico, almeno altrettanto legittimo di quello reclamato e utilizzato amplissimamente dalla gerarchia ecclesiastica. Spazio pubblico significa discussione pubblica, rinvio di argomenti dagli uni agli altri, confronto paritario. Perciò facciamolo questo confronto. La "Spe Salvi" ce ne fornisce una buona occasione.

Prima osservazione. L'enciclica porta un sottotitolo che indica i destinatari del documento: "Ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi e a tutti i fedeli laici sulla speranza cristiana".

E' strano che un'enciclica elenchi fin dal titolo i suoi destinatari. Tra di essi non sono indicati i seguaci delle altre confessioni cristiane, per non parlare dei fedeli di altre religioni. Solo vescovi, sacerdoti, fedeli cattolici.

Eppure si parla della speranza. Quella parola dovrebbe comunicare la massima apertura verso tutti i punti cardinali dell'orizzonte spirituale. Il vertice della cattolicità si chiude invece in difesa? Parla soltanto a chi è già arruolato e a chi è già convinto? Dov'è lo spirito missionario? Seconda osservazione. Le argomentazioni del documento pontificio sono certamente interessanti e comprensibili dalla cultura europea, ma abbastanza estranee ai cattolici di continenti e culture più lontane, all'Africa, all'Asia, all'America Latina. Che Ratzinger fosse un Papa europeo lo si era capito subito. La "Spe Salvi" ce ne dà conferma.

Ecco un'altra prova del suo voltar le spalle al messaggio ecumenico del Vaticano II.

Mi spiace dirlo di un Papa celebrato soprattutto per la sua finezza teologica ma la sua teologia, almeno per quanto riguarda il rapporto tra speranza-fede-certezza è in realtà una tautologia. Arbitraria e quindi non utilizzabile come prova di quanto l'autore vuole provare.

La speranza, dice papa Benedetto, contiene già la fede, la sostanza della fede è la certezza di ciò che la verità rivelata ci insegna. Perciò la speranza è già salvezza.

Questo passaggio costituisce il nucleo teologico della "Spe Salvi". Del resto è lo stesso titolo dell'enciclica ad annunciarlo: sarete salvi a causa della speranza, sarete salvi perché sperate. Cento pagine conta l'enciclica, l'identificazione speranza - fede - verità rivelata - certezza - salvezza ne occupa più o meno la metà. Qui sta forse la sapienza teologica di papa Benedetto che ne dedica una cinquantina ad illustrare con citazioni argomentate, chiamando in causa di volta in volta Paolo e Agostino, Ambrogio e Bernardo di Chiaravalle, Massimo il Confessore, e l'edificante esperienza della schiava Bakhita, per suffragare le due parole del titolo: "Spe Salvi", sperate e sarà vostro il regno dei cieli.

Si coglie, in questo modo di ragionare più induttivo che deduttivo, un riflesso dell'ontologia di Anselmo da Aosta. Era gran tempo che il ragionamento ontologico non aveva più molto spazio nella dottrina ecclesiale; la scolastica l'aveva spodestato. E in effetti l'ontologia contiene un rischio per l'architettura dottrinaria della Chiesa; l'ontologia si elabora nell'interno d'un pensiero che riflette su se stesso.

La Chiesa è molto cauta a muoversi su un terreno così rischioso.

La Chiesa, la sua dottrina elaborata a dir poco dall'800 dopo Cristo, non ha in molta simpatia la privatezza individuale. Leggete ciò che dice questa enciclica quando parla della preghiera, concepita come mezzo di ascesa verso Dio.

Dice che la preghiera è uno strumento prezioso, che pregare Dio, Gesù Cristo, la Madonna, i Santi, i propri estinti, è un modo per elevare l'anima, crescere in amore e in dedizione di sé. Ciascuno, naturalmente, è libero di pregare a proprio modo, ma questa libertà ha un limite: la preghiera privata rischia di diventare sterile estaticità.

Bisogna dunque passare alla preghiera liturgica da praticare anche solitariamente ma meglio assai coralmente, nella propria comunità, nella propria chiesa, guidata dai propri sacerdoti.

Il richiamo comunitario si affaccia più volte nelle pagine del documento papale. E vi irrompe in modo decisivo quando si parla della salvezza e della vita eterna.

Pensare alla salvezza della singola anima, di quella specifica anima individuale, è un modo imperfetto e improprio di configurare la vita eterna.

Contiene in sé tracce di egoismo. La salvezza passa per l'amore verso gli altri e soprattutto verso Dio. Quindi non può riguardare solo se stessi, il mio io si salverà perché io spero che tutti si salvino. La salvezza quindi è un fatto comunitario guidato dalla sposa di Cristo, cioè dalla Chiesa. La salvezza privata non è un pensiero buono. Perché può prescindere dal Magistero?

Pagine importanti riguardano il Giudizio finale.

E' chiaro che quello è un appuntamento essenziale nella dottrina e tanto più se la speranza è il principio di tutto. La speranza è sinonimo di buona vita ed anche di buona morte. Sinonimo di fede e di certezza. Di resurrezione dei corpi. Quindi di conservazione dell'individualità e della memoria di sé. Non ci si reincarna nel corpo d'un altro ma nel proprio.

Dice Agostino in una memorabile pagina delle sue "Confessioni" (ma questa citazione non l'ho trovata nella "Spe Salvi"): "Tenterò di raggiungerti dove puoi esser raggiunto e di aderirti dove aderirti è possibile, o mio Dio, mia dolce sicurezza e mio bene. Rinuncerò anche alla mia memoria, alla memoria di me, pur di avere la beatitudine di poter salire al tuo cospetto. Ma se rinuncio alla mia memoria, come potrò avere memoria di te?".

Questa è la contraddizione essenziale tra la condizione umana e la gioia della beatitudine che fonde l'anima giunta al cospetto del creatore. Ma per arrivare a quel momento supremo c'è ancora il momento del Giudizio finale. Tutti saremo salvati, come l'anima amorosa di tutti ardentemente spera? Ma allora dov'è la giustizia?

La Giustizia, dice papa Benedetto, è un canone irrinunciabile. Dio non può rinunciare alla Giustizia visto che essa è uno dei suoi principali attributi.

Dio giudicherà in base alla speranza che ha aperto l'anima alla fede. Chi non ha sperato con ardore si sarà autoescluso. Ma Dio è anche misericordia e amore per le sue creature, sicché ammette una sorta di prova d'appello ed è la sua grazia a renderla possibile. Questo percorso è suggestivo. E' il racconto di "cose che non si vedono".

Proprio perché non si vedono è la speranza che accadranno a darcene certezza e sostanza. Si chiama religione, sentimento religioso. E certo lo è, l'aura è quella.

Ma attenti ad un racconto così dettagliato perché dalla religiosità si rischia di travalicare facilmente nell'ideologia e da questa alla favola per bambini e al "c'era una volta", nella quale è sempre la voce della mamma a legger quel favoloso racconto che ci promette la vita oltremondana, conservando memoria di noi almeno fino a quando "l'anima esploderà nella gioia suprema" dinanzi al Dio onnipotente, causa e fine di tutto.

Dovrei forse dire una parola sull'ennesima condanna (stavolta senza appello) che nell'Enciclica il Papa lancia contro l'Illuminismo, il relativismo, il marxismo? Contro la scienza se priva di fede? Contro il moralismo che si affida all'autonomia della coscienza individuale? Insomma contro la modernità, considerata in blocco come un abisso dal quale ritrarsi finché si è in tempo? Non credo che su questi temi valga la pena di ribattere. L'abbiamo già fatto più volte e ripetersi in questo caso non giova.

Osservo, perché risulta evidente dal testo, che gli accenti critici dedicati a Marx e al marxismo sono molto più cauti e starei per dire più riguardosi nelle parole di papa Benedetto di quelli riservati all'Illuminismo.

Dopo tutto Marx creò una sorta di chiesa economicistica, si affidò allo spirito collettivo del proletariato sofferente, anche il suo pensiero ebbe i suoi presbiteri che annunciarono un loro paradiso. Penso che quel riguardo papale nei suoi confronti sia dovuto ad una chiesa e ad un paradiso terreno, in nome del quale si consumarono indicibili orrori. Sorretti però da una fede.

Gli illuministi non avevano fede. Alcuni di loro - Voltaire per esempio - erano teisti. Direi per necessità: non si spiegavano l'esistenza del creato e per non farla troppo lunga con discussioni e ricerche che non portavano da nessuna parte, si rassegnarono all'idea che ci fosse stato un architetto dell'universo e che, una volta creatolo, l'abbia lasciato funzionare da solo con tutti gli errori connessi e si sia ritirato dalla scena.

L'impegno degli illuministi fu un altro: cercarono di far trionfare la ragione, la tolleranza, la cultura. E di sconfiggere l'ignoranza, i privilegi, i pregiudizi, la tirannia. Si trovarono di fronte l'Ancien Régime e la Chiesa. Il trono e l'altare. Insomma il potere nelle sue espressioni meno accettabili.

Questa situazione era durata a dir poco un millennio. Il temporalismo della Chiesa era durato anche di più. La tentazione verso forme temporalistiche sia pure di tipo moderno è perennemente risorgente e va energicamente respinta.

A Benedetto XVI il relativismo non piace ed è comprensibile in chi amministra la verità assoluta (la sua). Non c'è niente da dire su questo punto. Certo, anche la Chiesa cambia spesso di opinione su fatti peccati e peccatori. E' umano. A rileggere la sua storia ci si accorge che è anch'essa immersa nel relativismo. Anche questo è umano.

Perciò "Unicuique suum"...