mercoledì, dicembre 26, 2007

Degustazione con l’autore

“Degustazione con l’autore” al
Grand Hotel Excelsior Vittoria


Sabato 29 dicembre a partire dalle ore 17.30
incontro con lo scrittore Giuseppe Montesano


Sorrento, 20 dicembre 2007 – “Degustazione con l’Autore” al Grand Hotel Excelsior Vittoria di Piazza Tasso.
Una degustazione tutta letteraria accompagnata da piccoli assaggi di prelibatezze e sorsi di vino rosso. Una serata in puro stile baudelariano per presentare l’ultimo libro dello scrittore Giuseppe Montesano.
Sabato 29 dicembre alle ore 18.30 nei suggestivi saloni dello storico albergo sorrentino si terrà l’incontro con l’autore dell’opera “Il ribelle in guanti rosa – Charles Baudelaire”, Mondadori 2007.
Presenterà il giornalista Vincenzo Aiello, con la partecipazione della Dottoressa Mariella Nica.

Giuseppe Montesano, scrittore di fama, giornalista, traduttore ed esperto di letteratura francese si cimenta in questo libro con uno degli autori più accattivanti della letteratura mondiale.
La profonda conoscenza di Baudelaire, del contesto sociale e storico di allora hanno guidato Montesano in questa biografia del poeta francese protagonista della più eccezionale esperienza di tutta la poesia moderna.

“A capofitto”, “Nel corpo di Napoli”, “Di questa vita menzognera” sono alcuni dei romanzi che tracciano il percorso creativo di Montesano che da Napoli ha sempre guardato con estremo interesse agli interrogativi esistenziali dei filosofi e degli scrittori di ogni tempo, con particolare riferimento al “ribelle in guanti rosa”.

Charles Baudelaire amava ripetere:
“Bisogna essere sempre ebbri. E' l'unico problema, non c'è altro. Inebriarsi senza tregua per non sentire l'orrendo fardello del Tempo che vi rompe la schiena, che vi inginocchia al suolo. Ebbri! Ma di che cosa? Di vino, di poesia o di virtù: a piacer vostro. Ma inebriatevi.”

La degustazione letteraria con Giuseppe Montesano, in omaggio al poeta dei “Fleurs du mal”, risulterà una piacevole miscela dei tre elementi: vino, poesia e virtù.

Dopo la presentazione del libro seguirà una degustazione, a base di pietanze beneauguranti, per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Dalle tradizionali lenticchie ai dolci portafortuna: un viaggio alla scoperta delle tradizioni gastronomiche regionali con brindisi finale al 2008.

Per informazioni:
Grand Hotel Excelsior Vittoria Sorrento
Tel. 081 8777111 - Fax 081 8771206 www.exvitt.it

lunedì, dicembre 17, 2007

MARCO TRAVAGLIO SAYS

Gli insaccàti

Uliwood party
da l'Unità del 14 dicembre 2007

Il cosiddetto ministro della Giustizia Mastella ha subito capito qual è il problema: non Berlusconi che si compra i senatori un tanto al chilo, ma i magistrati che l’hanno scoperto e i giornalisti che l’hanno scritto. Diagnosticata la malattia, ecco la cura: «Ho presentato un ddl sulle intercettazioni che ha raccolto ampi consensi alla Camera, ma è fermo al Senato. Se si sblocca, si risolve il problema. Che esiste. Ma non solo quando tocca qualcuno. Se tocca me, nessuno interviene».

Mastella - parlando a margine della presentazione del calendario dell’Associazione per i disturbi alimentari e l’obesità - è coerente. L’altro giorno gli hanno arrestato il 50% della delegazione Udeur al governo: il sottosegretario Verzaschi (l’altro 50% è Mastella). Ora, se i pm non possono più intercettare, i reati non si scoprono più e per l’Udeur è un bel vantaggio. Ma basterebbe pure - come da legge Mastella - impedire ai giornali di scrivere e ai cittadini di sapere.

Così pure Bellachioma può comprarsi i senatori che gli occorrono senza che la cosa si sappia in giro, disturbando fra l’altro il dialogo sulle riforme. Il sen. avv. Guido Calvi, in una memorabile intervista al Corriere, non dice una parola sul capo dell’opposizione che compra senatori di maggioranza. Parole di fuoco, in compenso, per pm e giornalisti: «Ho sempre paura che qualche magistrato, come dire? possa deviare nell’esercizio delle sue funzioni», nel qual caso «il controllo del Csm deve diventare estremamente rigoroso». Poi, si capisce, una bella legge destra-sinistra per silenziare i giornali «prima dell’uso processuale delle intercettazioni», e «punizioni severe a chi sgarra». Tolleranza zero per stampa e toghe. Per Berlusconi no, anzi il dialogo deve proseguire indisturbato: «Credo e spero che questa vicenda giudiziaria resti separata dalla politica». Uno tenta di comprarsi i senatori dell’Unione e l’Unione che fa? «Separa la vicenda giudiziaria dalla politica». Come se la compravendita non fosse avvenuta al Senato, ma al mercato del pesce. Basta parlar d’altro.

È quel che fa Paolo Guzzanti sul Giornale della ditta: che il suo capo compri senatori, dopo aver strillato per 13 anni al «ribaltone», non gli fa né caldo né freddo. Lui preferisce ricordare «quando passeggiavamo con Saccà per chilometri avanti e indietro sulla terrazza del Psi parlando di politica». Che tenero. Anche Littorio Feltri, solitamente così vispo, non ha ben capito qual è la notizia: anziché del Capo che compra senatori, lui parla delle quattro «attrici» raccomandate da Silvio a Saccà. Confessa di essere pure lui un raccomandatore, poi domanda: «Chi non ha raccomandato qualcuno? È un reato?».

Questi signori sono così spudorati da pensare che facciano tutti come loro. Pure Tweed Berty, secondo l’amico Curzi, «è arrabbiato e seriamente preoccupato». Ma non col Cavaliere, anzi: «Berlusconi è un animale politico e sulle riforme è un interlocutore indispensabile». Ce l’ha con la Procura di Napoli che calpesta le «prerogative dei parlamentari sancite dalla Costituzione». Cioè vuol sapere se i pm di Napoli sono impazziti e hanno intercettato Berlusconi. Naturalmente non è così: intercettato era Saccà, non Berlusconi, il quale astutamente usava un cellulare della scorta (perfettamente intercettabile). E poi il Parlamento ha appena massacrato Forleo perché aveva chiesto alle Camere il permesso per usare intercettazioni indirette di parlamentari per indagarli, mentre - han sostenuto destra e sinistra - per indagare D’Alema e Latorre non occorreva alcuna autorizzazione.

Oggi, per Berlusconi (come per Mastella a Catanzaro), han di nuovo cambiato idea: occorre l’ok anche per acquisire tabulati e telefonate. Poi c’è il cosiddetto Garante della Privacy che, come sempre quando c’è di mezzo un Vip, annuncia in tempo reale l’apertura di una pratica: non a tutela del sen. Randazzo, a cui hanno addirittura spiato i conti correnti per stimare il suo eventuale prezzo; ma a tutela di Berlusconi. Il dito indica la luna e tutti guardano il dito.

Fortuna che, a entrare nel merito dei fatti, c’è il Cavaliere. Che, senz’accorgersene, confessa: «Non ho corrotto nessuno, ho solo promesso». purtroppo per il Codice penale la corruzione scatta quando uno «dà o promette denaro» all’incaricato di pubblico servizio. Ma i suoi onorevoli avvocati, con quel che gli costano, non gli hanno spiegato niente?

THANKS TO TAM TAM PIPOL


sabato, dicembre 08, 2007

ETA BETA E OPEN CLUB FOR AIFO

PIANO DI SORRENTO 16 DICEMBRE 2007

ANTICO CAPANNONE DEL MERCATO ORTOFRUTTICOLO

ore 15,30 CHRISTMAS GAMES

ore 19,30 ROCKCHRISTMAS

Eta Beta & Open Club for AIFO, sport e musica per la solidarietà. E’ questo l’evento che apre le manifestazioni natalizie a Piano di Sorrento e che rilancia il messaggio forte di Raul Follereau: “Vivere E’ aiutare gli altri a vivere”. La manifestazione, con il Patrocinio del Comune di Piano di Sorrento Assessorati allo Sport e alla Cultura e Spettacolo, si terrà a Piano di Sorrento il 16 dicembre dalle ore 15,30 fino a sera, all’interno dell’Antico Capannone del Mercato Ortofrutticolo, ed è organizzata dall’Associazione Culturale Eta Beta e dalla Palestra Open Club per la prima insieme perché convinte che sport e musica aprono la mente e il cuore.

L’evento nasce per offrire a tutti un’occasione per aiutare i bambini a cui è stata negata l’infanzia e per i quali il Natale della gioia non esiste.

Perché l’AIFO? Perché l’Associazione Italiana Amici di Raul Follereau si interessa degli ultimi e in modo particolare dei bambini malati di lebbra, una malattia terribile che, nel nostro mondo così paradossalmente globalizzato e tecnologizzato, esiste ancora e non lascia scampo.

Eta Beta & Open Club for AIFO è un’idea nata per caso, come nascono le cose più belle, parlando tra amici e manifestando il desiderio di realizzare qualcosa che potesse coinvolgere generazioni diverse per un unico grande obiettivo: la solidarietà. Grazie alla collaborazione con la referente AIFO della Penisola Sorrentina, la Prof.ssa Maria Luisa Gargiulo, sono stati attivati tutti i contatti anche con i referenti nazionali per dare a questa Associazione ampia visibilità anche in Penisola Sorrentina.

E allora cosa succederà il 16 dicembre dalle ore 15,30 fino a sera inoltrata? Salvatore e Rachele Aiello dello Staff Open Club Palestra, (www.openclubpalestra.it), come ogni anno, hanno messo in campo tutte le loro energie per ospitare un grande evento sportivo, i CHRISTMAS GAMES, giochi e percorsi a premi destinati gratuitamente ai bambini di tutte le età. Grande novità dell’anno è la presentazione del corso di scherma sotto la guida del maestro Giovanni Gargiulo, con una vera e propria gara. Il team Openclub ospiterà, inoltre, tre Scuole di Scherma: i F.lli Maristi di Giugliano, la Scherma Olimpica di Napoli e la Scuola del Buon Consiglio di Grumo Nevano.

Durante le gare ci sarà la raccolta fondi pro A.I.FO. (www.aifo.it) e l’estrazione di bellissimi premi offerti con grande generosità dagli sponsor della manifestazione.

Per il gran finale dei Christmas Games è previsto l’arrivo di Babbo Natale che premierà tutti i giovani partecipanti alle gare, già 150 tra bambini e ragazzi coinvolti, in più ospite d’onore sarà il campione olimpionico di scherma Sandro Cuomo con la sua preziosa medaglia d’oro.

Dalle 19,00 in poi la ‘maratona’ pro AIFO continua e lo sport lascerà il posto alla musica, dando il via al ROCKCHRISTMAS, esibizione di band musicali che attraverseranno rock, jazz, blues e rap per una grande ‘fusion’ di solidarietà. Il RockChristmas, curato dall’Associazione Eta Beta con la consulenza musicale di Franco Maresca e del suo attivissimo sito Vivodalvivo.it, vedrà la partecipazione delle band OUT OF ORDER, ARETON CLUB, THE B SIDE BAND, RESURREXTION. Guest Star sarà il cantautore napoletano CIRO SEBASTIANELLI, autore di pezzi famosi come Laura e Il Buio e Tu con cui arrivò in finale a Sanremo nel 1978. Ciro Sebastianelli presenterà con la sua voce grintosa alcuni brani del suo ultimo cd e il pezzo Io canto, inedito, realizzato in duetto con Roberto Murolo e riproposto nel cd con videoclip Il mio amico Roberto Murolo, uscito a novembre 2007.

Quanto ai gruppi musicali che si esibiranno, gli OUT OF ORDER sono una band di giovanissimi nata nel dicembre del 2005; dopo vari cambi di formazione è attualmente composta da: Andrea Amiranda – voce, Claudio De Rosa – sax, Gianmarco Maresca – tastiere, Jacopo Maresca – batteria. La loro musica è una costante ricerca di un sound che leghi il jazz al pop e al blues, attraverso la rielaborazione di cover di brani attuali o scelti tra i classici jazz del passato. (www.myspace.com/outoforderblog)

Gli ARETON CLUB sono una formazione composta da Rosario Lo Tito - voce e chitarra elettrica, Dario Pappalardo - chitarra elettrica, Felice Castellano - piano e tastiere, Enzo De Stefano - basso elettrico, Enzo Amura - batteria. Il gruppo propone brani originali di Rosario Lo Tito e cover, per un genere che loro stessi amano definire "regressivo", in quanto legati alla tradizione musicale dei cantautori italiani e a quella del rock, e contaminati da tutti quei generi che hanno influenzato i vari componenti della band: dal jazz all'hard rock, passando per il blues ed il funky.

I THE B SIDE BAND THE B SIDE BAND sono un gruppo di amici over 40enni che si sono ritrovati a suonare insieme dopo quasi 30 anni, per proporre un repertorio elaborato nell’ambito di un particolare progetto musicale: rilanciare lo spirito dei cult movie The Commitments e The Blues Brothers e riscoprire per riproporre in pubblico i classici della Black Music anni 60/70 (Soul e Rhythm and Blues). La band è composta da Maurizio Pollio – chitarra ritmica, Vincenzo Castellano – chitarra ritmica, Peppe Langella – chitarra solista, Franco Carrino – basso elettrico, Peppe Lavagna – tastiere, Nino Esposito – batteria, Antonio De Rosa – sax, Enzo Amura – tromba, Nello D’Angelo – tromba, Donato Bilotti – voce, Rossana De Martino – voce, Maria Sorrentino – voce.

I RESURREXTION sono un gruppo Hip Hop nato nel 2002 e negli ultimi 2 anni ha collezionato oltre 130 live in tutta Italia. I front-man Resurrextion sono Mauro "Marsu" e Gennaro "Jen-One"“Roberto" Dj Spider" e del breaker Maurizio "Skizzetto".
Il gruppo esprime, in dialetto Napoletano, tematiche crude e reali, con una scrittura di impatto e riflessiva che affronta e "dipinge" il disagio, ma anche la voglia di rivalsa e genuinità della propria terra e lo fa con coscienza e conoscenza andando ad inserire la tradizione napoletana in una sorta di inter-scambio musicale con la cultura Hip Hop. Ciò che ne risulta è certamente una musicalità, un suono e delle tematiche estremamente riconoscibili, forti e soprattutto originali.
con il supporto di (www.myspace.com/resurrex).

martedì, dicembre 04, 2007

Unicuique suum

Il blog di Stepniak ci segnala l'intervento di Scalfari su Repubblica a commento dell'enciclica di Benedetto XVI, "Spe Salvi":

Il Papa che rifiuta il mondo moderno
di EUGENIO SCALFARI

L'ANNUNCIO che la seconda enciclica del Papa, dopo quella sull'amore e sulla "caritas", sarebbe stata dedicata alla speranza aveva suscitato in me una viva aspettazione. Il cammino di Benedetto XVI verso la pienezza del suo magistero era stato fin qui piuttosto incerto, la sua decantata teologia soggetta a mutamenti a volte repentini, la sua vocazione pastorale crescente anche se non paragonabile a quella, tanto più drammaturgica e spettacolare, del suo predecessore.

Nei mesi più recenti era emersa una tonalità critica nei confronti della grande revisione conciliare e in un certo senso modernista del Vaticano II, dove dottori e pastori della Chiesa in vesti episcopali avevano aperto alla modernità, all'ecumenismo e perfino ai laici non credenti mettendosi in ascolto per trasmettere il messaggio evangelico e per conciliarlo con le risposte del pensiero laico, della morale laica e della razionalità.

Il Papa sembrava revocare in dubbio il messaggio conciliare e scavalcare a ritroso almeno due dei pontificati precedenti, quello di papa Roncalli e quello di papa Montini, tornando piuttosto alla Chiesa pacelliana e anche più indietro.

Sensazioni tuttavia, ancora incerte. Mitigate - debbo dirlo - dall'apprezzamento sincero dell'opera di Pietro Scoppola, manifestato da Ratzinger in persona in occasione della sua morte con parole inusitate di lode verso un cattolico la cui posizione nei confronti del mondo moderno era di tutt'altro segno di quella ormai prevalente nella Chiesa di Roma.

Perciò attendevo con interesse la seconda enciclica sperando che da essa si potessero trarre maggiori lumi sul pensiero di papa Ratzinger. Così infatti è stato. Anticipo qui il mio giudizio sul documento papale: Benedetto XVI ha voltato le spalle al Concilio Vaticano II.


Lo deduco da una lettura attenta del testo che del resto è estremamente chiaro.

Per certi cattolici il pensiero di un laico non credente può forse non avere rilievo alcuno o può esser tacciato di indebita interferenza. Respingo questa seconda obiezione: i non credenti sono stati da sempre "terra di missione" per la Chiesa; sarebbe dunque molto strano che gli si voglia chiuder la bocca quando essi parlano a chi vuol parlare con loro.

Quanto alla prima obiezione, quella dell'irrilevanza, essa ha un carattere soggettivo e non può esser presa in considerazione se non si munisca di argomenti forti ed espliciti in aperto contraddittorio. Anche i non credenti infatti hanno uno spazio pubblico, almeno altrettanto legittimo di quello reclamato e utilizzato amplissimamente dalla gerarchia ecclesiastica. Spazio pubblico significa discussione pubblica, rinvio di argomenti dagli uni agli altri, confronto paritario. Perciò facciamolo questo confronto. La "Spe Salvi" ce ne fornisce una buona occasione.

Prima osservazione. L'enciclica porta un sottotitolo che indica i destinatari del documento: "Ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi e a tutti i fedeli laici sulla speranza cristiana".

E' strano che un'enciclica elenchi fin dal titolo i suoi destinatari. Tra di essi non sono indicati i seguaci delle altre confessioni cristiane, per non parlare dei fedeli di altre religioni. Solo vescovi, sacerdoti, fedeli cattolici.

Eppure si parla della speranza. Quella parola dovrebbe comunicare la massima apertura verso tutti i punti cardinali dell'orizzonte spirituale. Il vertice della cattolicità si chiude invece in difesa? Parla soltanto a chi è già arruolato e a chi è già convinto? Dov'è lo spirito missionario? Seconda osservazione. Le argomentazioni del documento pontificio sono certamente interessanti e comprensibili dalla cultura europea, ma abbastanza estranee ai cattolici di continenti e culture più lontane, all'Africa, all'Asia, all'America Latina. Che Ratzinger fosse un Papa europeo lo si era capito subito. La "Spe Salvi" ce ne dà conferma.

Ecco un'altra prova del suo voltar le spalle al messaggio ecumenico del Vaticano II.

Mi spiace dirlo di un Papa celebrato soprattutto per la sua finezza teologica ma la sua teologia, almeno per quanto riguarda il rapporto tra speranza-fede-certezza è in realtà una tautologia. Arbitraria e quindi non utilizzabile come prova di quanto l'autore vuole provare.

La speranza, dice papa Benedetto, contiene già la fede, la sostanza della fede è la certezza di ciò che la verità rivelata ci insegna. Perciò la speranza è già salvezza.

Questo passaggio costituisce il nucleo teologico della "Spe Salvi". Del resto è lo stesso titolo dell'enciclica ad annunciarlo: sarete salvi a causa della speranza, sarete salvi perché sperate. Cento pagine conta l'enciclica, l'identificazione speranza - fede - verità rivelata - certezza - salvezza ne occupa più o meno la metà. Qui sta forse la sapienza teologica di papa Benedetto che ne dedica una cinquantina ad illustrare con citazioni argomentate, chiamando in causa di volta in volta Paolo e Agostino, Ambrogio e Bernardo di Chiaravalle, Massimo il Confessore, e l'edificante esperienza della schiava Bakhita, per suffragare le due parole del titolo: "Spe Salvi", sperate e sarà vostro il regno dei cieli.

Si coglie, in questo modo di ragionare più induttivo che deduttivo, un riflesso dell'ontologia di Anselmo da Aosta. Era gran tempo che il ragionamento ontologico non aveva più molto spazio nella dottrina ecclesiale; la scolastica l'aveva spodestato. E in effetti l'ontologia contiene un rischio per l'architettura dottrinaria della Chiesa; l'ontologia si elabora nell'interno d'un pensiero che riflette su se stesso.

La Chiesa è molto cauta a muoversi su un terreno così rischioso.

La Chiesa, la sua dottrina elaborata a dir poco dall'800 dopo Cristo, non ha in molta simpatia la privatezza individuale. Leggete ciò che dice questa enciclica quando parla della preghiera, concepita come mezzo di ascesa verso Dio.

Dice che la preghiera è uno strumento prezioso, che pregare Dio, Gesù Cristo, la Madonna, i Santi, i propri estinti, è un modo per elevare l'anima, crescere in amore e in dedizione di sé. Ciascuno, naturalmente, è libero di pregare a proprio modo, ma questa libertà ha un limite: la preghiera privata rischia di diventare sterile estaticità.

Bisogna dunque passare alla preghiera liturgica da praticare anche solitariamente ma meglio assai coralmente, nella propria comunità, nella propria chiesa, guidata dai propri sacerdoti.

Il richiamo comunitario si affaccia più volte nelle pagine del documento papale. E vi irrompe in modo decisivo quando si parla della salvezza e della vita eterna.

Pensare alla salvezza della singola anima, di quella specifica anima individuale, è un modo imperfetto e improprio di configurare la vita eterna.

Contiene in sé tracce di egoismo. La salvezza passa per l'amore verso gli altri e soprattutto verso Dio. Quindi non può riguardare solo se stessi, il mio io si salverà perché io spero che tutti si salvino. La salvezza quindi è un fatto comunitario guidato dalla sposa di Cristo, cioè dalla Chiesa. La salvezza privata non è un pensiero buono. Perché può prescindere dal Magistero?

Pagine importanti riguardano il Giudizio finale.

E' chiaro che quello è un appuntamento essenziale nella dottrina e tanto più se la speranza è il principio di tutto. La speranza è sinonimo di buona vita ed anche di buona morte. Sinonimo di fede e di certezza. Di resurrezione dei corpi. Quindi di conservazione dell'individualità e della memoria di sé. Non ci si reincarna nel corpo d'un altro ma nel proprio.

Dice Agostino in una memorabile pagina delle sue "Confessioni" (ma questa citazione non l'ho trovata nella "Spe Salvi"): "Tenterò di raggiungerti dove puoi esser raggiunto e di aderirti dove aderirti è possibile, o mio Dio, mia dolce sicurezza e mio bene. Rinuncerò anche alla mia memoria, alla memoria di me, pur di avere la beatitudine di poter salire al tuo cospetto. Ma se rinuncio alla mia memoria, come potrò avere memoria di te?".

Questa è la contraddizione essenziale tra la condizione umana e la gioia della beatitudine che fonde l'anima giunta al cospetto del creatore. Ma per arrivare a quel momento supremo c'è ancora il momento del Giudizio finale. Tutti saremo salvati, come l'anima amorosa di tutti ardentemente spera? Ma allora dov'è la giustizia?

La Giustizia, dice papa Benedetto, è un canone irrinunciabile. Dio non può rinunciare alla Giustizia visto che essa è uno dei suoi principali attributi.

Dio giudicherà in base alla speranza che ha aperto l'anima alla fede. Chi non ha sperato con ardore si sarà autoescluso. Ma Dio è anche misericordia e amore per le sue creature, sicché ammette una sorta di prova d'appello ed è la sua grazia a renderla possibile. Questo percorso è suggestivo. E' il racconto di "cose che non si vedono".

Proprio perché non si vedono è la speranza che accadranno a darcene certezza e sostanza. Si chiama religione, sentimento religioso. E certo lo è, l'aura è quella.

Ma attenti ad un racconto così dettagliato perché dalla religiosità si rischia di travalicare facilmente nell'ideologia e da questa alla favola per bambini e al "c'era una volta", nella quale è sempre la voce della mamma a legger quel favoloso racconto che ci promette la vita oltremondana, conservando memoria di noi almeno fino a quando "l'anima esploderà nella gioia suprema" dinanzi al Dio onnipotente, causa e fine di tutto.

Dovrei forse dire una parola sull'ennesima condanna (stavolta senza appello) che nell'Enciclica il Papa lancia contro l'Illuminismo, il relativismo, il marxismo? Contro la scienza se priva di fede? Contro il moralismo che si affida all'autonomia della coscienza individuale? Insomma contro la modernità, considerata in blocco come un abisso dal quale ritrarsi finché si è in tempo? Non credo che su questi temi valga la pena di ribattere. L'abbiamo già fatto più volte e ripetersi in questo caso non giova.

Osservo, perché risulta evidente dal testo, che gli accenti critici dedicati a Marx e al marxismo sono molto più cauti e starei per dire più riguardosi nelle parole di papa Benedetto di quelli riservati all'Illuminismo.

Dopo tutto Marx creò una sorta di chiesa economicistica, si affidò allo spirito collettivo del proletariato sofferente, anche il suo pensiero ebbe i suoi presbiteri che annunciarono un loro paradiso. Penso che quel riguardo papale nei suoi confronti sia dovuto ad una chiesa e ad un paradiso terreno, in nome del quale si consumarono indicibili orrori. Sorretti però da una fede.

Gli illuministi non avevano fede. Alcuni di loro - Voltaire per esempio - erano teisti. Direi per necessità: non si spiegavano l'esistenza del creato e per non farla troppo lunga con discussioni e ricerche che non portavano da nessuna parte, si rassegnarono all'idea che ci fosse stato un architetto dell'universo e che, una volta creatolo, l'abbia lasciato funzionare da solo con tutti gli errori connessi e si sia ritirato dalla scena.

L'impegno degli illuministi fu un altro: cercarono di far trionfare la ragione, la tolleranza, la cultura. E di sconfiggere l'ignoranza, i privilegi, i pregiudizi, la tirannia. Si trovarono di fronte l'Ancien Régime e la Chiesa. Il trono e l'altare. Insomma il potere nelle sue espressioni meno accettabili.

Questa situazione era durata a dir poco un millennio. Il temporalismo della Chiesa era durato anche di più. La tentazione verso forme temporalistiche sia pure di tipo moderno è perennemente risorgente e va energicamente respinta.

A Benedetto XVI il relativismo non piace ed è comprensibile in chi amministra la verità assoluta (la sua). Non c'è niente da dire su questo punto. Certo, anche la Chiesa cambia spesso di opinione su fatti peccati e peccatori. E' umano. A rileggere la sua storia ci si accorge che è anch'essa immersa nel relativismo. Anche questo è umano.

Perciò "Unicuique suum"...

mercoledì, novembre 28, 2007

VERO CIOCCOLATO SVIZZERO...

a lot of thanks to Stepniak



Campagna contro l'immigrazione

Guardatevi questo spot prodotto dal governo svizzero e diffuso da molte tv africane. Un immigrato di colore telefona al padre da una cabina telefonica e gli racconta di com'è bella e civile la Confederazione elvetica: in realtà vive sulla strada, s'arrangia con l'elemosina, ed è perseguitato dalla polizia. Una campagna anti-stranieri, per scoraggiare l'arrivo di altri cittadini africani, con un messaggio che non potrebbe essere più esplicito: non venite da noi, non c'è lavoro per tutti, finireste nel girone degli ultimi.
Se ne potrebbe anche discutere ... ma non viene anche a voi un dubbio?
Si ... è lo stesso che mi viene quando sento usare il termine "extracomunitario" per "nero" o "arabo" ...

mercoledì, novembre 21, 2007

I JEANS DELL'ASSASSINO

TAM TAM PIPOL Posted: 21 Nov 2007 01:07 AM CST

Appignano/ Rom ubriaco uccise 4 ragazzi, ora fa il modello

Dalla galera alle passerelle, passando per una notte in cui, ubriaco, alla guida di un furgone ha ucciso 4 ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni. E' una storia sorprendente la vita di Marco Ahmetovic, il rom di 22 anni che il 23 aprile di quest'anno, alla guida di un furgoncino e completamente ubriaco, uccise 4 giovani su una strada statale nei pressi di Appignano, in provincia di Ascoli Piceno. Condannato in primo grado a sei anni e mezzo per omicidio colposo plurimo, sta scontando la pena ai domiciliari e a breve sarà il testimonial di una collezione di jeans disegnata apposta per lui: la 'romjeans'.


Il fatto che il volto del giovane romeno possa trovarsi su dei cartelloni pubblicitari, e che qualcuno sia disposto a pagare un cachet di 30.000 euro, stando alle indiscrezioni, perchè lui faccia da testimonial, sta suscitando indignazione nel mondo politico. "E' vergognoso - dichiara in una nota il capogruppo di An alla Provincia di Roma, Piergiorgio Benvenuti - che per incrementare le vendite di un qualsiasi prodotto si debba utilizzare il volto di chi ha commesso un reato ed è diventato noto al pubblico per questo atto. Mi chiedo quale oltraggio debbano ancora subire le famiglie delle vittime di quel terribile incidente che è costato la vita di quattro giovani, oltre a vedere il colpevole non dentro una cella bensì addirittura diventare sempre più famoso utilizzando quella tragedia e quelle vittime per pubblicizzare una marca di jeans".
Critica anche la deputata di Forza Italia Gabriella Carlucci, secondo la quale "siamo di fronte alla schizofrenia di una società in cui si spettacolarizza ciò che in realtà si dovrebbe condannare. Sulla questa vicenda, dopo i clamori televisivi, si cerca ancora di speculare utilizzando l'immagine di un assassino per vendere libercoli e capi di abbigliamento - aggiunge - Un'operazione di un cinismo spaventoso, in cui per commercializzare dei prodotti si è disposti a svendere non solo la propria coscienza, ma anche il senso civico che dovrebbe suggerire rispetto per i parenti delle vittime e per la decisione della giustizia".

No comment...


lunedì, novembre 19, 2007

Tv: non è mai troppo tardi...spegnerla!

Sono anni che a scuola propongo ai colleghi di abbandonare l'abitudine di far guardare il tg ai ragazzi e trascrivere sul quaderno almeno tre notizie rilevanti. Sostengo che il tg è una trasmissione per adulti e trasferisce ai telespettatori un'immagine falsata della società oltre a diffondere ansia e timori continui legati alla prevalenza di notizie negative e di cronaca nera. (arma di distrAzione di massa, come dice la Guzzanti...).

Consiglio ai miei alunni il giornale, perchè approfondisce le notizie e dà l'opportunità di cogliere anche la veridicità delle notizie, sulla base dei modi dei tempi dei verbi usati.

Vi propongo un articolo di Repubblica che serve a riflettere sulla vera utilità della nostra tv...

Uno studio promosso da Meta Comunicazione con un pool di 60 psicoterapeuti
analizza gli eccessi dei vari tipi di trasmissione, causa di stress nei telespettatori

"La televisione fa venire l'ansia"
Psicologi accusano Talk show e Tg

Ma hanno toni esagerati e allarmistici anche i programmi sportivi, di servizio e i reality


"La televisione fa venire l'ansia"
Psicologi accusano Talk show e Tg"
MILANO - Guardare la televisione provoca ansia: lo sostiene uno studio promosso da Meta Comunicazione e realizzato in collaborazione con un pool di 60 psicologi e psicoterapeuti. Sotto accusa toni concitati, annunciatori che sembrano lanciare allarmi bomba, termini super allarmistici. Lo studio ha analizzato, per un periodo di 4 settimane, i contenuti, i toni e il lessico utilizzato in diverse tipologie di trasmissioni.

Il primo degli elementi sotto accusa è costituito dai temi trattati, che rappresentano la causa più evidente dell'ansia e dello stress che sempre di più si associano al piccolo schermo, come sottolinea il 63% degli intervistati. Scandali, efferati delitti, accuse e litigi che minano ogni fiducia nei confronti della politica e dell'economia del paese: sono solo alcune delle tematiche che quotidianamente vengono evidenziate in Tv.

Ma per l'84% degli esperti non sono solo gli argomenti di cui si parla a generare questo clima: a contribuire a far sentire il telespettatore letteralmente accerchiato è il modo in cui si parla di qualsiasi argomento, da quello più scottante a quello più tranquillo e leggero. Sotto accusa, infatti l'allarmismo (58%), ormai utilizzati in ogni tipo di trasmissione, dalle news ai contenitori di costume.

A questo si aggiungono poi i toni dei diversi servizi: a qualsiasi ora del giorno, infatti, anche quelli più normali vengono annunciati come se si stesse dando la notizia di una meteora che sta per colpire la terra. Insomma per il 51% i toni isterici che ormai dominano nel piccolo schermo rappresentano una delle maggiori cause dell'ansia che sempre più spesso prende chi resta troppo tempo davanti alla Tv.

Di conseguenza, il piccolo schermo sta perdendo la funzione di intrattenere, come dice il 34%, ma anche, sotto certi aspetti quella di informare (27%): il continuare ad utilizzare certi toni rischia di far mettere sullo stesso piano notizie e temi di importanza diversa, causando alla lunga una sorta di atarassia dell'informazione, dove il modo in cui viene data una notizia diventa più pregnante della notizia stessa.

Di fatto per il 63% degli intervistati la Tv sta sempre più diventando una fonte di stress (anche dal punto di vista acustico), genera ansia (55%) e aggressività (49%), ma fa venire anche l'idea di essere continuamente fregati(43%), tanto che si sta sviluppando una sorta di sindrome da accerchiamento, che rischia di avere conseguenze anche sulla vita quotidiana (43%).

Sicuramente in una sorta di classifica del grado di ansia catodica i Talk show sono al primo posto, come sottolinea il 58% degli esperti e conferma l'analisi dei programmi andati in onda nelle ultime 4 settimane. In media, infatti, ogni 6 minuti di messa in onda vengono utilizzati toni e termini che alzano il livello di ansia e aggressività, oltre al fatto che gli stessi temi trattati bombardano lo spettatore con tutto ciò che di più stressante avviene quotidianamente, che si tratti di politica, di scandali o di fatti di cronaca nera.

Subito dietro ai Talk show ci sono naturalmente i telegiornali (52%): sicuramente gli argomenti ansiogeni sono più concentrati, ma i toni e il lessico utilizzato sono più controllati e meno allarmistici (in media si raggiungono alti livelli di stress ogni 12 minuti).

Lo stesso vale per le trasmissioni sportive, dove l'ansia catodica sembra la costante per cercare di fidelizzare gli spettatori (45%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 15 minuti).
Seguono le trasmissioni di servizio, dove si vogliono tutelare i consumatori o dirimere controversie (41%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 20 minuti).

Ma ad essere messe sotto accusa sono anche le trasmissioni di costume e di puro intrattenimento come i contenitori pomeridiani (38%, dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 21 minuti).
Seguono i reality (36%), che seguono lo stesso principio delle trasmissioni sportive e dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 24 minuti.

domenica, novembre 18, 2007

BY TAM TAM PIPOL

LA RETE CHE UCCIDE

È una miscela pericolosa quella che porta ai massacri nelle scuole. Gli ingredienti base sono la solitudine e il malessere di chi li compie, ma da soli non basterebbero.
Serve altro. Innanzitutto la falce della morte. La facilità con la quale è possibile acquistare una pistola o fucile accresce la capacità distruttiva del killer. Non è un caso che le stragi più efferate siano avvenute in due Paesi — Usa e Finlandia — dove c'è una forte cultura delle armi. Il secondo additivo è Internet, grazie al quale, il gesto isolato diventa globale. Davanti a questa sfida la comunità può tentare di reagire. Cogliendo i segnali di inquietudine di un giovane: ogni strage è stata preceduta da allarmi.

Trovando un sistema — ammesso che esista — per contrastare l'apologia della violenza propugnata su certi siti. Introducendo dove mancano leggi che ostacolino l'accesso alle armi. Servono risposte urgenti se non vogliamo assistere alla nascita di una nuova forma di terrorismo animato dal ragazzo della porta accanto.

UN GRUPPO TRANSNAZIONALE DI «LUPI SOLITARI» SOGNA LA «SELEZIONE NATURALE»
Sono lupi solitari. Considerano la società una giungla cattiva. Vagano sui sentieri di Internet portandosi dentro ferite vere o immaginarie. E quando ci riescono si riuniscono in branco in una grotta virtuale. Un sito, una pagina web. È in questo anfratto che si scambiano i loro messaggi di rabbia e follia. Scrivono la lista dei nemici, indicano i film preferiti, segnalano i videogiochi da non perdere. E celebrano i loro eroi: Eric e Dylan, gli autori della strage al liceo di Columbine (Colorado). È il ricordo di quel massacro ad unirli, a farli sentire branco.

Basta leggere quello che raccontano. «Le vere vittime erano Eric e Dylan», «Lunga vita a voi, ragazzi». «Vi amo». «Avete fatto la cosa giusta». «Mi sarei comportato allo stesso modo ». In tanti lanciano un messaggio che dice tutto: «Riposate in pace». E imitando i siti qaedisti elencano i loro «martiri», altri lupi responsabili di sparatorie nelle scuole. Jeff Wise, Kimveer Gill, Asa Coon, Robert Steinhäuser, Cho Seung-hui. Ma anche due banditi protagonisti di una battaglia con la polizia. L'ultimo ad entrare in questo Pantheon angosciante è il finlandese Pekka-Eric.

L'aspetto inedito è che non vivono solo negli Usa. Sono transnazionali, come lo sono i terroristi jihadisti. Ci sentiamo di fare una previsione. Uno dei prossimi attacchi avverrà in branco: colpiranno un liceo negli Stati Uniti ed uno in Europa o in Giappone. Attacco coordinato. Qualche indizio è già emerso. La polizia finlandese ha scoperto che Pekka-Eric era in contatto con Dillon Cosey, un quattordicenne di Philadelphia arrestato alla metà di ottobre. Il teen-ager è stato trovato in possesso di un arsenale che doveva servire per attaccare la ex scuola. Aveva anche uno spazio su YouTube. Una pagina di foto di kalashnikov, in primo piano l'omaggio a Eric e Dylan. Nella scheda Dillon indica i suoi interessi: sparare, andare su Internet, videogiochi, la sparatoria a North Hollywood, rapine in banca, Columbine. Non meno allarmante il riferimento ai «gruppi»: «In memoria di Eric e Dylan», «Natural Selection's Army», «Ica» (Imperial Cobra Army).


Farneticazioni di un ragazzino disturbato? Vero. Ma scavando un poco e superando la storia del quattordicenne si scopre dell'altro. In particolare sulla «Natural Selection». Non è solo una sigla, ma un modo di pensare. La selezione naturale avviene sulla punta del fucile, elimina «chi fa soffrire il prossimo». Qualcuno ha scorto analogie con le teorie estreme di un «pensatore» finlandese che giustifica l'uccisione degli uomini in quanto distruggono la Natura. Su MySpace, del gruppo «Natural Selection's Army» («Esercito della selezione naturale») facevano parte sia Pekka-Eric che Dillon.

Ecco cosa scrivono alcuni «soldati »: «Dopo il 20 aprile (data della strage di Columbine, ndr) ogni cosa è cambiata per noi... Vediamo il mondo così come è, un posto dominato da stupidi e deboli... È venuto il momento di ribellarsi e alzare il pugno... I nuovi membri devono provare la loro lealtà a Reb e Vodka (soprannomi di Eric e Dylan)». In un messaggio su YouTube, Pekka-Eric ribadiva: «Questa è la mia guerra... È giunta l'ora della selezione naturale». E se Dillon è stato fermato appena in tempo, il finlandese ha messo in atto le sue minacce diventando un nuovo modello da imitare.

Ciò che più allarma sono le risposte di chi partecipa ai blog legati a Columbine. Scrivono da ogni parte del mondo, compresa l'Italia. I loro commenti vanno dalla solidarietà totale («Siamo con voi») alla comprensione («Non sono d'accordo con ciò che avete fatto ma capisco»). Altro elemento chiave è il bullismo. Un buon numero degli «sparatori» sono stati perseguitati dai loro compagni di scuola. Una condizione che ha enfatizzato il loro malessere ed ha accentuato il loro isolamento nella loro realtà sociale. Ma nel contempo ha suscitato su Internet una simpatia post-mortem tra quanti hanno subito situazioni simili. Creando una sorta di giustificazione per il massacro. Un rapporto causa-effetto accettato da molti giovani e respinto per fortuna da altri. «Ho avuto una vita più difficile della loro. Sono cresciuto in un orfanotrofio, ho patito molestie — ha scritto un partecipante al blog —. Ma non ho ammazzato nessuno».

Guido Olimpio per il “Corriere della Sera

giovedì, novembre 15, 2007

Il pieno di energia...

La chiave nel futuro dell'auto ecologica: le 'elettrostazioni'

Restringi post Espandi postPubblicato da Gianluca Riccio - futuroprossimo

Quando Shai Agassi ha abbandonato la SAP all'inizio di quest'anno, ha annunciato di essere ispirato dall'idea di realizzare qualcosa nell'ambito delle energie alternative.

Oggi ha raccolto 200 milioni di dollari per tirare fuori un coniglio dal cilindro che forse qualcuno si aspettava, ma che pareva piu' difficile a dirsi che a farsi:costruire una catena di stazioni di rifornimento per auto elettriche in tutto il mondo.

Sembra che la teoria del lavoro la dica lunga anche su un fenomeno come quello in esame: uno dei motivi per cui l'auto elettrica non è ancora del tutto decollata è dato dalla mancanza di infrastrutture che la supportino. Ci sono stazioni di rifornimento tradizionali ovunque: non così per le 'elettrostazioni', che sono davvero rare (nei posti in cui sono presenti, per inciso).

Qualcuno potrà obiettare che ci sono già stazioni elettriche di rifornimento ovunque: si chiamano prese elettriche.

Uh. E' qui che entra in gioco la seconda parte del piano: sembra che la nuova compagnia di Agassi voglia fornire le batterie come si forniva una volta il latte, col 'vuoto a perdere'. In pratica, io vado con la mia auto elettrica in una 'elettrostazione', prendono la mia batteria scarica e ne mettono un'altra carica. Riparto all'istante. Così via, chiunque vorrà fare rifornimento andrà in posti come quello, nei quali centinaia di batterie già cariche aspetteranno solo di essere inserite nelle auto elettriche degli automobilisti.

Mi sembra un'operazione davvero di grosso calibro, che introduce una mentalità nuova nell'ambiente: e a occhio direi che 200 milioni di dollari per partire siano davvero pochi. Probabilmente occorrerà trovarne molti di piu' prima di partire come si deve.

A regime, immagino che si potrebbe creare uno standard comune di batteria per auto elettrica, simile a quello esistente per le pile stilo..Ora come ora, tutto appare come il problema dell'uovo e della gallina: non ci sono auto perchè mancano le stazioni, o non ci sono le stazioni perchè mancano le auto?

Non resta che attendere: se i tempi sono maturi per una cosa del genere, Agassi avrà centrato il business del secolo. Viceversa, ecco a voi un altro esempio di tecnologia prematura, come il sistema Iridium o il Videodisco, che nacquero sfortunati in periodi sbagliati.

lunedì, novembre 05, 2007

Santo subito! (lui sì...)

L'ultimo intervento di don Oreste Benzi prima di morire

«Chi non rimane sconvolto, addolorato, sdegnato venendo a conoscere ciò che il giovane romeno ha fatto alla povera Giovanna Reggiani?....I funzionari della polizia romena con i quali collaboriamo nel rimpatrio delle giovani romene da noi liberate (nel 2006 ne abbiamo riportate in patria 60) ci dicono: "i lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia sbranate più di 30.000 ragazze romene, metà sono bambine. Siete voi che foraggiate, mantenete i criminali romeni che le sfruttano e le tengono schiave con almeno duecento milioni di euro all'anno di guadagno. Sono i vostri maschi italiani che pagano i delinquenti romeni. Noi dobbiamo chiedere perdono alla signora barbaramente massacrata. Ma voi dovreste stare in ginocchio tutto l'anno perché massacrate le nostre bambine. Siete voi italiani delinquenti che chiamate i nostri delinquenti romeni, e i vostri delinquenti sono molto, ma molto di più dei nostri"».

grazie tam tam pipol.
diffondiamo la notizia sui nostri blog perchè sia vera occasione di riflessione per tutti.

giovedì, novembre 01, 2007

GLI IMMOBILI DELLA CHIESA

by tam tam pipol

Filippo Di Giacomo e Giacomo Galeazzi per “La Stampa”

Un tempo, erano case per poveri, per preti e per suore dedite ad opere di bene ed al servizio della Chiesa. Poi, complice il boom del mattone, il virus della speculazione è penetrato anche dentro corpi che ne dovrebbero essere immuni. Si tratta dei circa 2000 enti ecclesiastici che, nel centro di Roma, posseggono un quarto dell'intero patrimonio immobiliare cittadino. Un orizzonte entro il quale il Vaticano, con lo Ior e l'Apsa, non è certamente in primo piano.

La maggioranza degli enti ecclesiastici infatti è riconducibile a confraternite, nelle quali la presenza della Chiesa è quasi sempre limitata ad una generica «assistenza spirituale» da parte di un sacerdote, e ad istituti religiosi. Enti ecclesiastici ai quali, spesso, i beni sono stati donati con il vincolo dell'uso caritatevole: un fine che, con il trascorrere del tempo, la Chiesa non riesce più a verificare. Un ruolo di cui nell'attuale situazione sociale, farebbe bene invece a riappropriarsi per almeno due buoni motivi. Il qualificativo «ecclesiastico» comporta la riduzione del 50% dell'imposta sul reddito fondiario derivante dall'affitto di immobili, e la massimizzazione dei profitti a Roma, si tradurrà in una raffica di sfratti esecutivi, a partire dal prossimo 31 ottobre.

I più colpiti sono gli inquilini più poveri. A Monsignor Bagnasco, che «come presidente della Cei esercita un controllo diretto sugli enti ecclesiastici ed ha sicuro ascolto ai vertici del Vaticano», il comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico chiede un intervento o almeno una risposta a questa domanda: «Dietro questa frenesia speculativa ci sono persone più bisognose a cui dare le nostre case, oppure i mercanti sono di nuovo nel tempio?».

Una domanda impegnativa, meritevole di risposta, visto che nella sola Roma gli enti ecclesiastici nel loro insieme costituiscono un player determinante per qualsiasi politica abitativa, oltre che per l'evoluzione del mercato stesso. Una risposta dovuta e coerente con l'invito che il leader dei vescovi ha indirizzato ai cattolici del nostro Paese esortandoli ad uno «slancio collettivo per risolvere l'emergenza abitativa». Nel 2006 a Roma sono stati emessi 5.869 sfratti, di cui 3.528 per morosità. Vale a dire uno sfratto ogni 60 abitazioni in affitto, una crescita annua del 10%. Nel resto d'Italia le cose non sono diverse 3.072 a Napoli, 2.510 a Milano, 1.885 a Torino.

Finora, le autorità politiche sono ricorse a decreti blocca sfratti, talmente reiterati da provocare un richiamo dall'Unione Europea. Il 15 ottobre è scaduta l'ultima sospensione delle esecuzioni e la situazione è diventata esplosiva. Solo nella capitale sono duemila le famiglie a rischio immediato, quattromila in tutta Italia. Per legge l'esecuzione degli sfratti è stata sospesa fino al 14 ottobre 2007 nei capoluoghi di provincia. A beneficiarne sono stati i nuclei familiari non morosi, con un reddito annuo non superiore a 27 mila euro ed in cui siano presenti figli a carico, o "over 65", o malati terminali, o disabili oltre il 66%. Il blocco degli sfratti ha una durata diversa secondo il proprietario dell'appartamento: per tutti vale la data del 14 ottobre 2007, ma se si vive in una casa pubblica o di proprietà di casse professionali e previdenziali, compagnie di assicurazione o istituti bancari, allora la sospensione dura sino ad agosto 2008.


In realtà, il decreto legge iniziale, il 261 del 2006, fa rientrare tra i grandi proprietari anche i «soggetti fisici o giuridici detentori di oltre 100 unità immobiliari ad uso abitativo». In pratica, a Roma, tutti i «palazzinari», il Vaticano e gli enti ecclesiastici. Arrivato in aula, il decreto non è stato convertito, con la maggioranza sconfitta con 147 voti contro 151, per una questione pregiudiziale di costituzionalità posta dall'opposizione. Nella legge poi approvata è scomparsa ogni limitazione riferibile agli enti ecclesiastici. L'ennesimo decreto blocca sfratti redatto dall'ultimo Consiglio dei ministri è solo un disegno di legge che non verrà approvato prima di marzo. Quindi adesso sono proprio gli inquilini di questi enti, i più esposti al rischio sfratto di questi giorni.

Tra i colpiti, spiega il consigliere comunale Mario Staderini, ci sono persino dipendenti in pensione, figli e vedove di cittadini vaticani: «Nello Stato del Papa, la cittadinanza non segue il diritto di famiglia, lo "jus coniugii" e lo "jus filii", ma è concessa a discrezione del pontefice». «Dal 1990 ad oggi, mentre scomparivano gli investimenti pubblici in edilizia popolare, lo Stato ha dato alla Cei, tramite l’8 per mille, 1272 milioni di euro da destinare alla costruzione di nuove chiese - aggiunge l'esponente radicale -. Serve un censimento immobiliare. Tutti i partiti, anche a sinistra, appaiono su questo distratti. Accade lo stesso quando si tratta di votare l’eliminazione di ingiuste agevolazioni fiscali, come quella sull’Ici o l’esclusione del Vaticano dal decreto blocca-sfratti».

Scrivono, nella loro lettera a monsignor Bagnasco, gli aderenti al comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico: «Le chiediamo una speranza nell'incubo di finire in mezzo alla strada, espulsi dai contesti sociali in cui abbiamo vissuto per decenni. Al di là delle questioni legali, ci chiediamo il perché di questo calvario. Siamo stati dei bravi inquilini: abbiamo sempre pagato l'affitto e avuto cura dell'appartamento, nessuno sfratto è per morosità bensì per finita locazione. Se, come spesso accadeva, non avevamo bagno né riscaldamento, i lavori erano a nostre spese. Eppure veniamo sbattuti fuori».

IL TAGLIO DELL’ICI: IL REGALO DI BERLUSCONI 25 MILIONI DI EURO
Da “La Stampa” -
Con l'entrata in vigore dell’esenzione totale varata dal governo Berlusconi nel dicembre 2005 (anche sui beni a uso commerciale), il gettito Ici annuo generato da terreni e fabbricati religiosi è crollato da 32 a circa 7 milioni. Con una perdita secca vicina all'80%, che all’epoca aveva spinto i sindaci di San Giovanni Rotondo e Assisi, le due principali mete di pellegrinaggio dopo Roma, a venire nella Capitale a manifestare. È un regime agevolato che doveva essere cancellato dal decreto Bersani dell’agosto scorso, ma la maggioranza ha preferito istituire una commissione per decidere

martedì, ottobre 30, 2007

CROZZA-ZICHICHI

BY STEPNIAK


Crozza - Zichichi

Oggi posto questo pezzo meraviglioso, visto domenica sera, con Crozza che imita Zichichi in compagnia dell'astrofisica Sandra Savaglio e del matematico Piergiorgio Odifreddi. La Savaglio è un'autorità nel campo dell'astrofisica mondiale ... ovviamente non lavora in Italia! E come potrebbe, vista l'età relativamente giovane, nel paese della gerontocrazia!?! Meditate gente!

martedì, ottobre 23, 2007

Il doppio lavoro stressa...

dal blog di beppe grillo:



Dolcino facente funzione

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Dolcino Favi “era” il facente funzione di Procuratore Generale che ha “avocato” l’inchiesta Why not a De Magistris.
Dolcino era “facente funzione” a Catanzaro in attesa della nomina del nuovo Procuratore Generale.
Il Consiglio Superiore della Magistratura ha nominato giovedì 18 ottobre il nuovo PG.
Cosa farebbe un “facente funzione” all’arrivo della persona incaricata a esercitare la funzione?
Pulirebbe la scrivania, metterebbe in una scatola di cartone i suoi documenti, saluterebbe la segretaria e accoglierebbe con una stretta di mano il legittimo incaricato.
L’ultima cosa che farebbe sarebbe quella di anticipare la conclusione dei casi controversi, di prendere decisioni che dovrebbero spettare ad altri.
Dolcino ha preferito portarsi avanti con il lavoro e avocare De Magistris.
Forse ne aveva la legittimità formale, ma non quella sostanziale. Di un caso che rischia di fare cadere il Governo era opportuno si occupasse il nuovo PG dopo aver visto tutte le carte, con calma.
Perchè tanta fretta da parte di un “facente funzione”?
Perchè De Magistris è venuto a conoscenza dell’avocatura dopo che era diventata di pubblico dominio?
Il CSM non ha nulla da dire su una decisione intempestiva presa da un “facente funzione” di fatto delegittimato dalla nuova nomina?
L’inchiesta venga restituita a De Magistris o per l’opinione pubblica Prodi e Mastella saranno comunque colpevoli.
Mastella fa il doppio lavoro, ministro e sindaco di Ceppaloni. Dove trova il tempo? E’ stanco e si vede. Non regge alla doppia attività da dipendente. Si dimetta da ministro, lo faccia per la sua salute e anche per la salute pubblica. Torni al paesello.

domenica, ottobre 21, 2007

BORSELLINO DOCET...

De Magistris e l'inchiesta tolta
«Contro di me i poteri occulti
, ora rischio pallottole e tritolo»
Lo sfogo del pm: non ci sono le condizioni per fare il magistrato in Calabria

CATANZARO — Non è abbattuto. Non è prostrato. Ma «questa pugnalata alle spalle» Luigi de Magistris, professione pm, non se l'aspettava. Il «pugnalatore » si chiama Dolcino Favi, un avvocato generale dello Stato che da gennaio 2007 fa il procuratore generale reggente a Catanzaro. Favi ha avocato a sé l'inchiesta Why not, quella in cui sono indagati il presidente del Consiglio, Romano Prodi (abuso d'ufficio), il ministro della Giustizia Clemente Mastella (abuso d'ufficio, finanziamento illecito ai partiti, truffa all'Unione europea e allo Stato italiano) e una schiera di politici, affaristi, militari, magistrati, massoni.

Allora, dottor de Magistris, c'è una strategia in ciò che sta accadendo?
«È evidente. C'è una strategia in atto. Una strategia ben nota all'Italia. Si chiama strategia della tensione».

Come fa a dirlo?
«Le intimidazioni istituzionali, le pallottole, la richiesta di trasferimento da parte del ministro, e da ultimo l'avocazione di un'altra mia indagine e la fuga di notizie sull'iscrizione del ministro tra gli indagati, tutto questo è opera di una manina particolarmente raffinata».

Quale manina?
«Poteri occulti. Massoneria, soprattutto. Coadiuvati da pezzi della magistratura, non solo calabrese, che in questa vicenda hanno svolto un ruolo fondamentale L'ultimo gol, secondo questo ragionamento, lo hanno fatto segnare al procuratore generale Favi? «Beh, è un dato di fatto che il dottor Favi, soprattutto negli ultimi mesi, sembra che abbia svolto soltanto un ruolo: una intensa attività epistolare in cui si è occupato di me, come magistrato e come persona fisica. Voleva togliermi anche l'inchiesta Toghe lucane. Finora non c'è riuscito, ma non è detto che non abbia già pensato di concludere il lavoro ».

Per quali ragioni lei teme che si voglia spingere il Paese in un clima da anni di piombo?
«Perché con questa avocazione, me lo lasci dire, torniamo alla magistratura fascista, forte con i deboli e debole con i forti. Davanti alla legge, i potenti non sono uguali come tutti gli altri. Questo è il messaggio. E il pericolo è che si apra la strada a un periodo buio: ognuno stia al suo posto e non si immischi, perché rischia ».

Lei rischia?
«Certo. E non solo io. Anche tutti gli altri che si sono occupati di queste vicende. E tutti i cittadini».

Cosa si rischia?
«Dopo un'avocazione di un'inchiesta del genere, distrutto lo Stato di diritto, rischi le pallottole e il tritolo».

Come le pallottole inviate a lei e al gip di Milano, Clementina Forleo, firmate Brigate rosse?
«Ma quali Brigate rosse! Per fortuna, oggi siamo in un momento storico diverso, non c'è il terreno di coltura dell'ideologismo fanatico degli anni '70 e c'è una grande attenzione al tema dei diritti. No, non c'è il rischio di iniziative violente da parte di improbabili sigle terroristiche vecchie e nuove. Quei proiettili inviati a me e alla collega Forleo provengono da settori deviati di apparati dello Stato, che già in passato hanno messo in pericolo le istituzioni e oggi cercano di riprodurre quel clima».

Dica la verità, lei ritiene che sia in atto un golpe giudiziario?
«La parola golpe la usa lei. Certo è che è accaduta una cosa senza precedenti, della quale non so ancora ufficialmente nulla, poiché nulla mi è stato notificato. L'ho appreso dall'Ansa. No, non mi pare ci siano più le condizioni per fare il magistrato, specie in Calabria, avendo come punto di riferimento l'articolo 3 della Costituzione (principio di uguaglianza di tutti i cittadini, ndr) ».

Da quand'è che si trova sotto tiro?
«Da quando ho cominciato a indagare sui finanziamenti pubblici europei. Da allora, è scattata la strategia delle manine massoniche. Questo di oggi è solo l'ultimo atto. Staremo a vedere quali saranno i prossimi, visto che ormai sono considerato un elemento "socialmente pericoloso"».

La accusano di aver iscritto Mastella nel registro degli indagati per ritorsione, per la storia del trasferimento.
«Falso. Le indagini, come tutti sanno, avevano un loro corso, che non poteva essere intralciato da attività esterne. Nemmeno da una richiesta di trasferimento, che appunto è da considerarsi un'attività esterna. La domanda da fare è un'altra».

La faccia.
«Mi chiedo: chi e perché ha fatto venir fuori la notizia dell'iscrizione di Mastella? E come mai è stata fatta pubblicare una cosa non vera, e cioè che Mastella fosse indagato anche per violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete? ».

E che cosa si risponde?
«Che è opera della stessa manina raffinata. Suggerisce qualcosa il fatto che prima ancora che le agenzie lanciassero la notizia, Mastella abbia dichiarato che con le associazioni massoniche lui non ha nulla a che fare?».

In questo scenario, le misure di sicurezza per lei sono state rafforzate?
«Non ne so nulla. So che continuo a mettere di tasca mia la benzina a un'auto blindata che è un baraccone, tanto che non può spostarsi nemmeno fuori Catanzaro».

E la riunione di giovedì scorso del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica?
«Come no. Mi hanno detto che vi ha preso parte anche il procuratore aggiunto Salvatore Murone (sul quale indaga la procura di Salerno, per fatti relativi a inchieste del pm de Magistris, ndr). La cosa un po' mi inquieta, poiché ritengo che proprio Murone sia uno dei principali responsabili del mio isolamento istituzionale, oltre che uno degli autori dell'attività di contrasto nei miei confronti all'interno dell'ufficio giudiziario».


Allora è vero che quella di Catanzaro è un'altra «procura dei veleni»?
«No. Non è così. Con la gran parte dei colleghi io ho un rapporto ottimo. Ma quando arrivo in Procura mi guardo lo stesso alle spalle. C'è nei miei confronti, e le vicende degli ultimi tre anni lo dimostrano, una precisa attività di contrasto, messa in atto verso ben precise indagini e svolta da parte di ben individuati soggetti».

Cosa pensa della telefonata dell'altro giorno tra i suoi indagati Prodi e Mastella che il premier ha definito «cordiale»?
«Non parlo delle indagini in corso, lo sa».

Dopo questa intervista, non l'accuseranno di aver avuto un «disinvolto rapporto » con la stampa?
«Questo è davvero paradossale. Sono io che ho subito i danni creati dalle fughe di notizie. E poi, adesso basta. Il momento è troppo grave. E quindi ritengo di potermi svincolare dal dovere di riservatezza che mi ero imposto, mentre tutti gli altri facevano con me il tiro al bersaglio ».


Pensa che debbano intervenire capo dello Stato e Csm?
«Sì. Lo spero. Non so perché il presidente Napolitano non sia ancora intervenuto. Confido che lo faccia il Csm, a tutela dell'autonomia e indipendenza di tutti i magistrati. Anche di quelli che lavorano in Calabria».

Carlo Vulpio - Corriere della Sera

21 ottobre 2007

sabato, ottobre 20, 2007

CARI AMICI, AHINOI, IL SALOTTO LETTERARIO CON GIANNI VATTIMO, PER MOTIVI DI SALUTE, E' RINVIATO PROBABILMENTE A NOVEMBRE.
TANTI AUGURI AL PROF E... ALLA PROSSIMA!

martedì, ottobre 16, 2007

NON MANCATE!

DA NON PERDERE!




IL FILOSOFO GIANNI VATTIMO
A PIANO DI SORRENTO


Martedì 23 ottobre alle ore 18,30 a Villa Fondi, Piano di Sorrento ospita Gianni Vattimo, uno dei più importanti, discussi ed eclettici filosofi italiani. All’incontro, moderato dalla Prof. Mariella Nica e organizzato dall’Associazione Culturale Eta Beta con il patrocinio del Comune di Piano di Sorrento Assessorati alla Cultura e Spettacolo e alla Pubblica Istruzione, interverrà il Prof. Franco Cuomo docente di Sociologia dei Processi Culturali e della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Napoli.
Gianni Vattimo presenta il libro “Non Essere Dio” con il quale festeggia i suoi settant’anni e si racconta. Un bilancio esistenziale ma più ancora, un vero e proprio romanzo autobiografico, in cui ironia e autoironia, tratti caratteristici del personaggio Vattimo, scongiurano il rischio di autoanalisi noiose.
L’invenzione del Pensiero debole, l’esperienza politica, il complesso rapporto con il cristianesimo, l’omosessualità sono alcuni dei passaggi raccontati con un linguaggio comprensibile e mai banale, privo di tecnicismi filosofici. Nel libro, l’Essere di cui parla Vattimo, si presenta con i tratti di indebolimento, alleggerimento e ironia tipici della post-modernità: significativo è l’incipit del libro in cui l’autore inaugura i suoi settant’anni con una capocciata, letterale e non metaforica.
E’ un racconto in primissima persona, ma anche un romanzo a quattro mani, grazie al fondamentale apporto dello scrittore Piergiorgio Paterlini, che riesce a trasformare le tappe di una vita impareggiabile in una storia che si sviluppa fra normalità ed eccezionalità. Un romanzo che si colora via via di umorismo, rabbia, poesia, tenerezza, dolore, passione dove si assiste al nascere e allo svilupparsi di un pensiero originale riconosciuto in tutto il mondo, costantemente intrecciato alla vita quotidiana, alla storia, alla società. Un'intera epoca passa davanti ai nostri occhi filtrata dallo sguardo e dal pensiero di chi l'ha vissuta.
In “Non Essere Dio”, c’è quindi la verità di una vita che si mette a nudo con un abbandono commovente nel colloquio umano, tra un filosofo e uno scrittore; è un'opera di grande originalità dove la voce narrante alla fine è una sola e dove i fatti narrati sono lo strumento che veicola il messaggio forte dell’autore: vita e filosofia non possono essere disgiunte: «La filosofia, da sempre, per me deve essere utile, è strettamente intrecciata alla vita» dice nel libro a pag 26.
Diviso in tanti brevi capitoli il libro può essere anche letto seguendo percorsi diversi: le esperienze private e quelle determinate dal suo essere un filosofo di successo da almeno 40 anni, conteso per convegni e confronti dalle Università di tutto il mondo; le amicizie e le inimicizie intellettuali; l'impegno politico; la personale rilettura del cristianesimo e della religione; l'evoluzione del pensiero con l'originale proposta del pensiero debole che, a differenza di quello che l'espressione sembrerebbe suggerire (Vattimo ama ossimori e paradossi), è una forte proposta filosofica, "esistenziale e politica, di libertà, di liberazione".

Mariella Nica

sabato, ottobre 13, 2007

Cristo e le moschee




Cristo le avrebbe lasciate costruire le moschee...


Scritto da Silvio Daneo

Il nostro amico Silvio Daneo, ex vicesegretario nazionale della World Conference of Religions for Peace (Wcrp), con una ventennale esperienza in Asia, smonta in questa intervista gli argomenti di quanti si oppongono alla costruzione di nuove moschee in Italia, critica quella parte della Chiesa che “sembra dimenticare il Concilio Vaticano II”, e sulla reciprocità nei paesi musulmani dice chiaro e tondo: “Gesù non ha mai usato un criterio di reciprocità ‘interessata’, Gesù parla di un ‘dare’ senza aspettarsi nulla in cambio”. Ringraziamo Silvio per averci concesso di pubblicare questa intervista, che a nostro modo di vedere aiuta a riflettere sulla disinformazione imperante anche in materia di dialogo fra le culture e le religioni.

Perché la costruzione di una moschea suscita sempre tante polemiche?

Una delle cause la individuo nel pessimo servizio reso dai media sull’argomento. È fin troppo evidente che mettere in circolo una notizia circa la costruzione di una moschea provocherà polemiche. I media fanno di tutto perché la polemica si accenda, così rimane vivo l’interesse del pubblico e si esasperano maggiormente gli animi. A questo punto intervengono i più prestigiosi talk show televisivi che, normalmente, buttano benzina sul fuoco e non di rado sono “faziosi”. La gran parte della gente comune identifica questo bombardamento mediatico con la verità, non si rende conto che sono informazioni parziali, addomesticate se non, a volte, addirittura false. Sono centinaia i luoghi di culto musulmani (moschee di fatto) su tutto il territorio nazionale, spesso in locali prestati da parrocchie cattoliche. La gente questo non lo sa, se non coloro che abitano nelle vicinanze di questi luoghi. Ma se si scopre che in una moschea o in luoghi di culto musulmani un imam è sospettato di collaborazionismo coi terroristi, o che predica la violenza (cose purtroppo a volte successe), allora sono titoli da prima pagina, ne parlano i telegiornali, ne discuteranno con ogni probabilità anche i talk show. Tutti sapranno queste notizie negative. Va da se che la gente comune farà l’equazione “moschea = covo di terroristi”. Quando ero ragazzo e abitavo negli Stati Uniti, oltre quaranta anni fa, per moltissimi americani un italiano era necessariamente un mafioso. Aggiungerei che un ruolo notevole in queste polemiche lo assumono alcuni uomini politici che con certe loro prese di posizione irrazionali e dichiarazioni velenose influiscono molto negativamente sull’opinione pubblica. A questi personaggi non importa granché il bene comune, la convivenza pacifica. Pensano piuttosto ai loro interessi politici che dalle polemiche possono trarre enorme vantaggio, agevolati moltissimo dalla diffusa ignoranza della gente.

Come giudica l’uscita di Roberto Calderoli, esponente della Lega Nord, sul Maiale Day? È un atto comico oppure un atto offensivo preoccupante? [continua a leggere]