domenica, novembre 18, 2007

BY TAM TAM PIPOL

LA RETE CHE UCCIDE

È una miscela pericolosa quella che porta ai massacri nelle scuole. Gli ingredienti base sono la solitudine e il malessere di chi li compie, ma da soli non basterebbero.
Serve altro. Innanzitutto la falce della morte. La facilità con la quale è possibile acquistare una pistola o fucile accresce la capacità distruttiva del killer. Non è un caso che le stragi più efferate siano avvenute in due Paesi — Usa e Finlandia — dove c'è una forte cultura delle armi. Il secondo additivo è Internet, grazie al quale, il gesto isolato diventa globale. Davanti a questa sfida la comunità può tentare di reagire. Cogliendo i segnali di inquietudine di un giovane: ogni strage è stata preceduta da allarmi.

Trovando un sistema — ammesso che esista — per contrastare l'apologia della violenza propugnata su certi siti. Introducendo dove mancano leggi che ostacolino l'accesso alle armi. Servono risposte urgenti se non vogliamo assistere alla nascita di una nuova forma di terrorismo animato dal ragazzo della porta accanto.

UN GRUPPO TRANSNAZIONALE DI «LUPI SOLITARI» SOGNA LA «SELEZIONE NATURALE»
Sono lupi solitari. Considerano la società una giungla cattiva. Vagano sui sentieri di Internet portandosi dentro ferite vere o immaginarie. E quando ci riescono si riuniscono in branco in una grotta virtuale. Un sito, una pagina web. È in questo anfratto che si scambiano i loro messaggi di rabbia e follia. Scrivono la lista dei nemici, indicano i film preferiti, segnalano i videogiochi da non perdere. E celebrano i loro eroi: Eric e Dylan, gli autori della strage al liceo di Columbine (Colorado). È il ricordo di quel massacro ad unirli, a farli sentire branco.

Basta leggere quello che raccontano. «Le vere vittime erano Eric e Dylan», «Lunga vita a voi, ragazzi». «Vi amo». «Avete fatto la cosa giusta». «Mi sarei comportato allo stesso modo ». In tanti lanciano un messaggio che dice tutto: «Riposate in pace». E imitando i siti qaedisti elencano i loro «martiri», altri lupi responsabili di sparatorie nelle scuole. Jeff Wise, Kimveer Gill, Asa Coon, Robert Steinhäuser, Cho Seung-hui. Ma anche due banditi protagonisti di una battaglia con la polizia. L'ultimo ad entrare in questo Pantheon angosciante è il finlandese Pekka-Eric.

L'aspetto inedito è che non vivono solo negli Usa. Sono transnazionali, come lo sono i terroristi jihadisti. Ci sentiamo di fare una previsione. Uno dei prossimi attacchi avverrà in branco: colpiranno un liceo negli Stati Uniti ed uno in Europa o in Giappone. Attacco coordinato. Qualche indizio è già emerso. La polizia finlandese ha scoperto che Pekka-Eric era in contatto con Dillon Cosey, un quattordicenne di Philadelphia arrestato alla metà di ottobre. Il teen-ager è stato trovato in possesso di un arsenale che doveva servire per attaccare la ex scuola. Aveva anche uno spazio su YouTube. Una pagina di foto di kalashnikov, in primo piano l'omaggio a Eric e Dylan. Nella scheda Dillon indica i suoi interessi: sparare, andare su Internet, videogiochi, la sparatoria a North Hollywood, rapine in banca, Columbine. Non meno allarmante il riferimento ai «gruppi»: «In memoria di Eric e Dylan», «Natural Selection's Army», «Ica» (Imperial Cobra Army).


Farneticazioni di un ragazzino disturbato? Vero. Ma scavando un poco e superando la storia del quattordicenne si scopre dell'altro. In particolare sulla «Natural Selection». Non è solo una sigla, ma un modo di pensare. La selezione naturale avviene sulla punta del fucile, elimina «chi fa soffrire il prossimo». Qualcuno ha scorto analogie con le teorie estreme di un «pensatore» finlandese che giustifica l'uccisione degli uomini in quanto distruggono la Natura. Su MySpace, del gruppo «Natural Selection's Army» («Esercito della selezione naturale») facevano parte sia Pekka-Eric che Dillon.

Ecco cosa scrivono alcuni «soldati »: «Dopo il 20 aprile (data della strage di Columbine, ndr) ogni cosa è cambiata per noi... Vediamo il mondo così come è, un posto dominato da stupidi e deboli... È venuto il momento di ribellarsi e alzare il pugno... I nuovi membri devono provare la loro lealtà a Reb e Vodka (soprannomi di Eric e Dylan)». In un messaggio su YouTube, Pekka-Eric ribadiva: «Questa è la mia guerra... È giunta l'ora della selezione naturale». E se Dillon è stato fermato appena in tempo, il finlandese ha messo in atto le sue minacce diventando un nuovo modello da imitare.

Ciò che più allarma sono le risposte di chi partecipa ai blog legati a Columbine. Scrivono da ogni parte del mondo, compresa l'Italia. I loro commenti vanno dalla solidarietà totale («Siamo con voi») alla comprensione («Non sono d'accordo con ciò che avete fatto ma capisco»). Altro elemento chiave è il bullismo. Un buon numero degli «sparatori» sono stati perseguitati dai loro compagni di scuola. Una condizione che ha enfatizzato il loro malessere ed ha accentuato il loro isolamento nella loro realtà sociale. Ma nel contempo ha suscitato su Internet una simpatia post-mortem tra quanti hanno subito situazioni simili. Creando una sorta di giustificazione per il massacro. Un rapporto causa-effetto accettato da molti giovani e respinto per fortuna da altri. «Ho avuto una vita più difficile della loro. Sono cresciuto in un orfanotrofio, ho patito molestie — ha scritto un partecipante al blog —. Ma non ho ammazzato nessuno».

Guido Olimpio per il “Corriere della Sera

3 commenti:

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