domenica, gennaio 13, 2008

Chi siete? Cosa trasportate? Dove andate? Sì, ma quanti siete? Un Fiorino!

Mostrare il proprio cyber-profilo migliore

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Si chiama “impression management” e indica tutti quei comportamenti messi in atto per presentare sè stessi agli altri.
Nel cyberspazio questa presentazione incontra il limite dell’assenza di interazione fisica e, di conseguenza, le persone devono trovare strategie alternative e aggiuntive per comunicare virtualmente chi sono. Devono ingegnarsi a plasmare una presentazione elettronica di se stessi che “piaccia al pubblico”, che si tratti di un ipotetico partner ancora sconosciuto sui siti di dating, piuttosto che una platea di lettori su un blog, cybernaviganti in cerca di informazioni, collaboratori, datori di lavoro e via discorrendo.
L’editing online della propria “per-sona” è un attività vecchia quanto il web, ma si è fatta via via più sofisticata da quando si sono diffusi i network sociali di massa e i siti di incontri, che hanno reso più facile condividere pubblicamente informazioni personali, foto, video e i noti elenchi di interessi, hobby, sogni e desideri in una specie di moderno questionario di Proust.
Eppure, nonostante la diffusione di internet, sono ancora forme nuove di comunicazione e le persone non hanno ancora ben chiare quali siano le pratiche migliori.
Molte delle strategie di presentazione del sé osservate sembreranno ovvie ai naviganti esperti: migliorare la propria posizione linkando amici di “alto rango”, usare un nickname suggestivo, riferirsi alla propria testa lucente come “rasata” e non “calva”, dimostrare la propria leadership tecnologica essendo i primi ad adottare l’ultima applicazione fashion del web 2.0, elencare almeno un hobby figo come la fotografia o proporsi come raffinati lettori di libri mai sfogliati.
La cura che molti pongono negli elenchi di “cosa mi piace” e “cosa odio” è molto esplicativa in questo senso.
Altre strategie un po’ meno ovvie sono frutto dell’esperienza del navigante.
In uno studio sui siti di incontri on line alcuni studiosi hanno rilevato che le persone single hanno sviluppano inedite tattiche presentazionali quali: il monitoraggio della lunghezza dei propri messaggi e-mail (troppo verbosi significa troppo disperati), la limitazione degli orari in cui inviare messaggi (gli uomini hanno imparato che scrivere a una donna nelle ore piccole le mette a disagio), la valutazione dell’ultimo giorno in cui ci si è loggati l’ultima volta (utenti che visitano il sito troppo poco frequentemente possono essere percepiti come indisponibili, o peggio, indesiderabili).
L’inserimento della propria foto meriterebbe un lungo discorso a sé.
Troppo facile la constatazione che molti utenti inseriscono preferibilmente una foto di cinque anni prima o l'unica in cui stanno da dio e nella quale la loro madre stenterebbe a riconoscerli. Meno ovvio che gli utenti di internet siano più propensi a inserire foto che mostrino aspetti della propria personalità piuttosto che foto che esplicitino semplicemente l’aspetto fisico.
Joseph B. Walther, un professore di comunicazione e telecomunicazione alla Michigan State University ha scoperto, per dirne una, che l’attrattività degli amici in un FaceBook influenza il modo in cui le persone percepiscono il profilo che stanno visionando. Gli utenti facebook che hanno foto di amici attraenti sul “giornale di bordo” sono percepiti più positivamente di coloro che hanno foto di amici non attraenti.
In generale su internet si mente un sacco: sul proprio aspetto, sulla propria età, sullo stato civile, sui propri interessi. Intenti esplicitamente truffaldini o manipolatori? Forse solo il tentativo di esprimere una versione idealizzata o futura di sè stessi. “Sarò sicuramente più magro fra 10 chili e Guerra e Pace ce l’ho sulla mensola, prima o poi sarà vero che l’ho letto…”
Il grosso problema di internet è che l’imperativo è “impressiona chiunque là fuori”. I siti sono disegnati in modo tale che milioni di persone vedano la stessa immagine e lo stesso profilo di un utente. Perché un impression management sia efficace i siti dovrebbero essere disegnati per consentire alle persone di rivelare diversi aspetti della loro identità a differenti utenti: una faccia per il tuo capo e un’ altra per l’ignota ragazza che vuoi rimorchiare.
Poiché questo non è possibile, la mediazione, quando è riuscita, è sempre un compromesso rispetto a chi si è veramente.
E quando la mediazione non è riuscita, né tentata è ancora peggio. Si corre il rischio di postare una foto in boxer azzurro sulla spiaggia, che fa molta scena su Match.com, ma è un bel pugno in un occhio sullo schermo del tuo datore di lavoro….

Pubblicato da Giulietta Capacchione in Cyber-psicologia

Abstract | Selective self-presentation in computer-mediated communication: Hyperpersonal dimensions of technology, language, and cognition
Fonte | New York Times

2 commenti:

vinci ha detto...

sempre molto interessanti i tuoi post, mi piace questa eomtiva scientificità civile

Anonimo ha detto...

Perche non:)