venerdì, settembre 14, 2007

“Vi do un comandamento nuovo: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi; da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli"

Una moschea a Bologna? PDF Stampa E-mail
Scritto da Silvio Daneo vice segretario nazionale della World Conference of Religions for Peace (WCRP),
venerdì 14 settembre 2007

 Sono rimasto una ennesima volta senza parole di fronte alle ultime affermazioni del l’On Calderoli riguardo la remota possibilità che venga costruita una Moschea nei pressi di Bologna. Fra Calderoli e Gentilini, Pro-sindaco di Treviso sembra esserci una gara a chi sa offendere maggiormente il prossimo, soprattutto quando si tratta di stranieri che vivono in Italia, Musulmani, che sono fra i preferiti da denigrare, accusare, schernire ( tutto ciò è già stato fatto in passato con estremo successo dai nazisti e dai fascisti - allora si trattava di ebrei - e la storia drammaticamente ce lo insegna). Ma da persona come Calderoli, Gentilini, ora si è aggiunto pure Storace…, non ci si può, ahimè, aspettare altro; ormai ci siamo avvezzi…. Un elemento sconcertante davvero è la imperdonabile ignoranza di queste persone in materie religiose, se poi, per caso non fossero ignoranti quanto appaiono, allora sarebbero decisamente assai più colpevoli ancora.
Ciò che però mi ferisce profondamente e mi lascia solo amarezza dentro è apprendere dai media come sia la Chiesa Cattolica (locale in questo caso) stessa ad essere “fortemente contraria” al progetto, rendendo l’intera situazione assai più difficile. Come è tollerabile che un vescovo, nella fattispecie Mons. Ernesto Vecchi, Vicario, possa fare affermazioni come questa: “ La Chiesa è contraria e rifiuta il parallelo Moschea-Parrocchia poiché la parrocchia appartiene al tessuto sociale del popolo italiano, la moschea è invece qualcosa che si introduce”?

Ma con che coraggio può fare certe affermazioni questo vescovo che, suppongo, qualche rudimento della storia della Chiesa lo avrà pur studiato…., avrà pur imparato qualcosa sulla diffusione planetaria della Chiesa cattolica! Le centinaia di migliaia di parrocchie cattoliche sparse in tutti i continenti, fin nelle isole più minute della Polinesia e Micronesia, all’inizio, appartenevano al tessuto sociale? (thailandese, coreano, turco, giamaicano, indiano, malese, congolese, : potrei citare oltre un centinaio di paesi decisamente non cristiani, dove tuttavia le piccole comunità cristiane e cattoliche vivono quasi ovunque serenamente ed in pace col diritto di incontrarsi, quasi sempre di avere scuole, spesso aperte ad alunni di qualsivoglia religione) Non erano tutte queste parrocchie piuttosto “qualcosa che si introduceva” nel contesto sociale? A distanza di decenni, a volte secoli, ormai, quelle innumerevoli parrocchie sono una realtà sociale acquisita e facente parte del tessuto sociale dei rispettivi paesi.
Forse il vescovo in questione ha studiato nel seminario dei Lefevriani, non so. Certo che, se sia lui, che molti suoi confratelli nell’episcopato, ristudiassero i Decreti del Concilio Vaticano II si renderebbero forse conto che si sono totalmente dimenticati che il Concilio ha avuto luogo e stanno rapidamente vanificando tutti gli sforzi immani che Giovanni Paolo II con gesti forti, epocali, storici fece per costruire un mondo di pace, di rispetto reciproco, di giustizia a cominciare proprio dalle Religioni. Cosa possono mai servire e che credibilità potranno mai avere le innumerevoli dichiarazioni congiunte, manifesti, proclami fatti al termine di grandi convegni interreligiosi internazionali, se poi nella pratica, nel quotidiano, si sciupano totalmente le opportunità per attuarli? La disputa di Bologna ricorda certo più la battaglia di Lepanto che il documento conciliare Nostra Aetate del Vaticano II.
Nella mia modesta esperienza, vissuta in Asia per 25 anni, a contatto con le grandi Religioni e soprattutto con coloro che le praticano, devo dire che ho imparato molto. Sia in Cina, che in India e Pakistan, così pure in Thailandia, Birmania, Vietnam, ecc. ho trovato sempre solo rispetto, amicizia, armonia, proprio da musulmani, da buddhisti, Induisti, Sikks, confuciani, scintoisti ecc.
C
oncludendo, i primi cristiani erano veramente circondati da difficoltà immani: non avevano neppure le chiese: si costruirono le prime dopo 300 anni di cristianesimo, non possedevano quasi nulla, certo non godevano di privilegi…anzi! I primi papi e vescovi, per centinaia di anni non dicevano ai governanti cosa occorreva fare… MA………… vivevano ciò che credevano, e vivevano soprattutto il comandamento dell’amore scambievole che era il “distintivo” dei cristiani.
Sappiamo tutti che nell’anno 314 Costantino divenne il primo imperatore cristiano soprattutto perché più di metà della popolazione dell’Impero lo era già di fatto.
Cosa testimoniamo ora del nostro tanto amato cattolicesimo da difendere dai nuovi barbari? Ben poco direi…………. Chiese perlopiù vuote, un indiscusso “potere” della Chiesa in quanto Istituzione, i tanti suoi privilegi, pratiche religiose vecchie, vuote di significato perché spesso totalmente slegate dalla vita.
Come se non bastasse, riecheggia spesso la pretesa “ostentata”, periodicamente e ostinatamente sbandierata ai quattro venti con autorevoli documenti, che questa è la sola vera unica Chiesa a corrispondere pienamente alla Chiesa pensata e fondata da Cristo.
Se almeno si testimoniasse un po’ di quell’Amore su cui Cristo fondò la Sua Chiesa… (“Vi do un comandamento nuovo: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi; da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri” Gv. 13, 34-35), forse non temeremmo nè una moschea in più, nè una sinagoga in più e neppure un tempio buddhista. Saremmo ansiosi di allacciare rapporti di amicizia, di stima, di collaborazione con queste migliaia di persone ( per chi è credente sono tutti “fratelli”!!), iniziando con l’accoglienza, che è un aspetto dell’Amore.

by Bispensiero

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